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Velletri, INDIGNAZIONE PER LA CHIUSURA DEL SAN RAFFAELE

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Il sipario si è richiuso. Desolatamente. Con mestizia, rabbia e profonda delusione.  Il San Raffaele ha chiuso i battenti nel piovoso mercoledì 4 gennaio, quasi quelle gocce rappresentassero le lacrime di decine di lavoratori e di migliaia di cittadini. Chi ha perso il lavoro, chi se l’è visto spostare di diversi chilometri. Tutti, indistintamente, sono stati privati di centinaia di posti letto, vitali in un territorio che si ritrova a fare i conti con uno spaventoso deficit di infrastrutture sanitarie.
Erano rimasti pochi pazienti nella struttura sulla via dei Laghi, un tempo nota come Clinica Madonna della Letizia. Sono stati costretti a preparare i bagagli in fretta e furia, come pacchi postali da imbucare sull’altare di ragioni che ancora sfuggono al buon senso comune. Si chiude nella maniera più desolante, ma per molti preventivabile, il lungo braccio di ferro che ha decretato la fine della struttura. Hanno vinto i poteri forti: il cuore di chi ha combattuto per mesi non è bastato ad incrinare le ragioni, piuttosto evanescenti ed astruse, di chi ha mostrato i muscoli ed è andato per la sua strada, illudendo tutti di poter cambiare idea.
“Gli ultimi pazienti – si legge nei post intrisi di amarezza del Movimento per la Democrazia Sindacale ed il Lavoro per il San Raffaele – hanno aspettato, in attesa di trasferimento, con vicino al letto il sacco con gli indumenti ed i pochi effetti personali”. Anche il Movimento, che tanto ha lottato, chiude i battenti: aderirà al nuovo gruppo, che si chiamerà Democrazia Sindacale Gruppo Fials San Raffaele.
A dare il colpo di scure alla struttura la diffida arrivata dalla Asl Rm H di Albano, che ha intimato di trasferire immediatamente tutti i pazienti rimasti. Un esile speranza è rappresentata dall’arrivo della Commissione che lunedì 9 gennaio farà una riesamina della situazione, ma arrivati a questo punto pare più probabile che finisca con una pilatesca alzata di spalle, che equivarrà a mettere il sigillo decisivo sulla porta ormai chiusa.
Il disegno di questo scempio, i cui schizzi risalgono ad un anno fa, s’è compiuto a regola d’arte e a nulla sono valse le battaglie, le fiaccolate, i sit-in di protesta.  Azienda, Regione, ASL e persino i Sindacati: tutti, chi più chi meno, si ritrovano sul banco degli imputati. Ma nulla cambia, perché la sostanza è una sola: il San Raffaele ha chiuso e decine di lavoratori hanno perduto il proprio posto, nella desolazione di doversi ora arrabattare chissà come per  portare a casa del pane per i propri figli. Il territorio, da par suo, ne esce mortificato, svilito, mentre qualcun altro, in quale modo è ancora prematuro saperlo, trarrà sicuramente enormi vantaggi da questa decisione che rappresenta il succo più rancico e velenoso della politica del terzo millennio.
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