POLITICA

VELLETRI, C’E’ L’UFFICIALITA’: DEFENESTRATI TADDEI E BAGAGLINI

pd espulsi

Dopo un’attesa che si è protratta per mesi la Commissione provinciale di Garanzia del Pd ha finalmente tirato fuori il coniglio dal cilindro e santificato una decisione della quale si attendeva la sola ufficialità.

Nessuna sorpresa dal verdetto romano, con la montagna che ha prodotto il più classico dei topolini. Gli imputati (in attesa di essere…amputati!) erano i due consiglieri comunali veliterni Fabio Taddei e Vincenzo Bagaglini, che avevano peraltro tolto tutti dagli impacci tirandosi fuori autonomamente dal gruppo consiliare piddino. Il timbro arriva ora solenne e decreta addirittura la cacciata dal partito, con la cancellazione dall’elenco degli iscritti e degli elettori del Partito democratico. Dopo le tensioni e le enormi difficoltà a partorire una scelta che sembrava scontata sorprende, ma non troppo, che la decisione sia arrivata persino all’unanimità, cozzando con quanto avvenuto solo poche settimane fa, quando voci interne riferirono addirittura di sedie ‘ballerine’, scomodate per la tensione di chi sul caso nutriva più dubbi di quanto la granitica decisione di queste ore non faccia trasparire.

Decisivo, in tal senso, sembrerebbe essersi rivelato l’assist servito dai due, che dopo aver tirato a lungo la corda hanno deciso di farsi da parte, nauseati da un epilogo che appariva ormai inevitabile, in una lotta tra dei Davide e Golia dei tempi moderni in cui il primo non avrebbe avuto particolari chance di ripetere l’impresa narrata nel celebre passo biblico.

E pensare che i due avevano fatto la spola tra Velletri e Roma diverse volte, muniti di documenti e scartoffie che erano convinti avessero spostato la bilancia dalla loro parte. Carte che, sebbene siano servite a poco a livello di giustizia romana, pare stiano facendo tremare le mura di via Guido Nati, in una vera e propria attività di spionaggio cittadino che iniziata col ‘caso Leoni’ sembra poter andare avanti con nuove denunce di pari ‘peso’.

Finito il rapporto d’amore è rimasto solo l’astio e il livore, condito da accuse e da una quantità spropositata di lettere e comunicati stampa intrisi di rasoiate reciproche.

Nelle considerazioni della commissione – si legge nel comunicato diffuso dal Pd veliterno – Taddei e Bagaglini hanno ‘determinato un grave danno di immagine al Partito democratico’ per la loro attività svolta in associazione con i partiti di opposizione e contro l’amministrazione comunale. La commissione ha anche valutato che il Partito di Velletri prima del proprio intervento aveva già esperito diversi tentativi di conciliazione che mai erano stati recepiti dai due consiglieri fino a quello ultimo del Segretario provinciale. Sulla base delle audizioni la commissione ha rilevato che all’origine di tutto è stata la mancata nomina a assessore di Fabio Taddei e che ciò ha determinato una lunga serie di reazioni a catena fino all’epilogo attuale”.

La chiave di volta con la quale spremere la vicenda ed estrarre il succo che la possa riassumere è stata individuata quindi nella stizza del consigliere Taddei di fronte ad un mancato riconoscimento assessorile (ben tre le deleghe rette per 3 anni dal ‘Marco Polo’ veliterno, che a suo dire avrebbe finito per pagare l’iper attivismo col quale ha forzato le dinamiche di un partito ingessato su ben altri equilibri).

Il Partito democratico di Velletri – si legge ancora – prende atto della decisione della commissione alla quale riconosce di aver svolto un lavoro attento e meticoloso nel rispetto delle regole così come prende atto, purtroppo, che le motivazioni che hanno portato a questa difficile decisione erano esattamente quelle che aveva indicato da tempo rilevando un comportamento contrario allo spirito di appartenenza del partito. Da mesi ormai Taddei e Bagaglini erano organici all’opposizione, lo abbiamo detto e scritto con senso di responsabilità evidenziando le ragioni politiche del nostro agire e non quelle personali che invece hanno animato l’azione dei due consiglieri. Ecco perché il Gruppo consiliare aveva prima deciso una sospensione e poi l’espulsione così come erano le stesse ragioni politiche che hanno motivato il direttivo a votare, a grande maggioranza, contro la permanenza all’interno del partito dei due consiglieri. Del resto è pubblico il documento con il quale il il Popolo della libertà ha recentemente votato Fabio Taddei alla presidenza della commissione consiliare adducendo come motivazione l’attenzione che lo stesso ha sempre avuto alle richieste pervenute dai consiglieri del Pdl”.

Nulla di nuovo sotto il sole veliterno, quindi, se non la sensazione che da questa vicenda ne escano tutti indeboliti, quantomeno dal punto di vista dell’immagine. Anche il partito, al di là delle dichiarazioni di facciata, ne esce minato, tenuto conto che non sono stati pochi coloro che hanno solidarizzato coi due consiglieri, preceduti alcuni mesi prima dalla fuoriuscita di Franco De Santis. Nell’attesa di capire se chi è rimasto nel partito conserverà lo stesso attivismo e voglia di spendersi per la città che ha da sempre contraddistinto l’attività dei due espulsi, trapela la speranza dei simpatizzanti piddini affinchè la voglia di correttezza e trasparenza valga anche per altre situazioni nelle quali non sembra esserci stata la stessa sensibilità, tantomeno la voglia di utilizzare lo stesso metro censorio. Quanto ai due non ci stupiremmo affatto se al loro capezzale si aggirassero già degli avvoltoi col distintivo dell’opposizione. Nella politica che si trasforma in mestiere capita anche di cedere a certe frettolose tentazioni…

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