Attualità

I Castelli divisi tra il nuovo Ospedale e la lotta contro l’Inceneritore

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di Maria LANCIOTTI

Giornata intensa, quella di venerdì 30. Nella mattinata ad Ariccia nella zona di  Fontana di Papa la presidente della Regione Lazio con tutto il suo seguito, fra cui il direttore della Asl RmH Alessandro Cipolla,  ha messo la seconda pietra di quello che sarà il Policlinico dei Castelli – come tanto piace chiamarlo alla Polverini – dando simbolicamente l’avvio ai lavori di una struttura di tre piani che sarà l’ennesima meraviglia nel suo genere, sempre che venga edificata. La prima pietra dell’Ospedale dei Castelli fu già posta nel 2010, ma poi diverse centinaia di bombe rimaste lì dallo sbarco di Anzio hanno interdetto i lavori, e oggi gloriosamente si riparte. Perché, pensiero paterno filiale e fraterno del consigliere regionale del Pd D’Annibale, qui si ha “estremamente bisogno di un luogo idoneo dove curarsi”. Giusto, giustissimo, avevamo degli ospedali modello e ce li hanno smembrati e stanno seguitando alacremente a fare repulisti di posti letto e di personale, e allora almeno una pietra in cambio ce la dovevano dare e ieri ce l’hanno data. I dolori verranno quando si tratterà di capire chi paga, in cassa ci sono 15 milioni della Giunta Regionale, altri 65 già finanziati – così si dice – e per arrivare ai 120 milioni previsti (magari bastassero!) quale santo si farà avanti stavolta, dopo il San Raffaele? E per fare cosa, il luogo di cura per quelli che vi dovranno ricorrere a causa dei veleni sprigionati dall’inceneritore che si vorrebbe costruire a un tiro di schioppo, quando è risaputo (o no?) che le polveri sottili, dette anche Pm3 (e per cui non esistono filtri), si fanno trascinare dal vento fino a sette chilometri di distanza, andando a ricadere su un abitato di 250.000 persone. E sono devastanti per l’ambiente e chi lo vive.

La Polverini è corsa ad assistere alla seconda inaugurazione di quello che potrebbe rivelarsi il “luogo idoneo dove curarsi” tutte quelle patologie, che colpiscono primariamente donne e bambini, legate all’inquinamento da polveri sottili.  E pensare che qui ai Castelli la gente ci veniva da fuori per curarsi ogni male con l’aria buona che era la  nostra più grande ricchezza.

Sempre nel pomeriggio di venerdì il Coordinamento NoInc si trovava ad Albano a piazza San Pietro per una conferenza stampa all’aperto, esortando la cittadinanza a non arrendersi, poiché la partita è ancora tutta da giocare. Durissimo è stato il colpo della recente sentenza del Consiglio di Stato, cui si è opposta in pubblica piazza una dettagliata contro-relazione tecnica e legale, che se è vero – com’è vero – che la Giustizia ancora vive qualcosa dovrà pur muoversi, come sembra stia muovendosi. Lo afferma Daniele Castri, incrollabile rappresentante legale del NoInc. Ma torneremo sull’argomento, c’è molto da dire sulla strategia disfattista che vorrebbe far credere già tutto fatto, mentre ancora tutto si può bloccare nella legittimità e con la forza della ragione. Un’ultima cosa su cui riflettere. La residenza papale di Castel Gandolfo dista da Roncigliano in linea d’aria forse 4 chilometri. Il Lago Albano sta diventando una pozzanghera nauseabonda, e finirà di prosciugarsi se dovesse entrare in azione l’inceneritore che succhierebbe in breve le ultime risorse idriche del territorio.  Vogliamo perdere anche il privilegio della presenza del Santo Padre sul nostro territorio, che porta non solo la sua santa parola ma anche tanti turisti e pellegrini?

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