POLITICA

Lo scandalo dei rincari idrici. Monta la rabbia dei Sindaci dei Castelli

acqua

di Daniel Lestini

Una Roma, intesa come città, che ha fatto la voce grossa quella che martedì 17 aprile ha fagocitato e monopolizzato il voto nell’Assemblea dei Sindaci dell’Ato 2, chiamata a prendere decisioni fondamentali sul tema idrico. Ennesima beffa per i Primi cittadini dei Castelli romani, che pur presentatisi compatti sono tornati a casa con l’amaro in bocca di un epilogo che sebbene prevedibile, alla vigilia, si pensava ancora di poter capovolgere con l’arte della mediazione e del buon senso. Ma la Capitale, che, particolare di non poco conto, detiene il 51% delle azioni di Acea, ha di fatto condizionato il voto, dando il via libera all’aumento delle tariffe idriche, con le bollette che subiranno un rincaro del 3,5%. Nonostante lo scandalo dei disservizi idrici, numerosi ed inaccettabili, nonostante l’acqua insozzata di arsenico, vanadio e fluoro e, ancora, nonostante i mancati allacci, le turnazioni e le perdite, l’Ato ha persino riconosciuto ad Acea più di 1 miliardo di euro dei profitti dei prossimi anni di gestione, in barba a tutto quanto sopra.

All’indomani non è mancato il commento di Nicola Marini, sindaco di Albano: “solo condividendo la linea d’azione i Comuni della Provincia di Roma saranno in grado di far rispettare le proprie esigenze, in modo da avere un adeguato ed efficiente servizio idrico. Con Genzano, Lanuvio, Velletri, Monte Porzio ed altri – ha continuato Marini – abbiamo portato avanti una linea comune, in riferimento anche a quanto sostenuto dal Comitato acqua pubblica dei Castelli Romani e dai cittadini. Durante l’assemblea siamo riusciti ad ottenere alcuni risultati, come l’aumento a 90 giorni per presentare emendamenti alla convenzione con Acea Ato2 e demandare alla conferenza dei sindaci la loro approvazione e non al Consiglio d’amministrazione della società. Dopodiché, è diventato praticamente inutile essere presenti all’assemblea perché il Comune di Roma, detentore del 51 per cento di Acea, ha fatto valere la propria forza rendendo di fatto inutile la discussione sulle nostre proposte. Ma come rappresentanti del territorio – ha concluso il sindaco di Albano – dobbiamo ricercare soluzioni, in ottemperanza al referendum popolare, continuare il dialogo con Acea Ato2 per far valere le nostre ragioni volte al miglioramento del servizio, in particolare sulla depurazione, sulla qualità dell’acqua e sulla velocità di risposta ai cittadini”.

Diametralmente opposto il commento del Presidente della Provincia Nicola Zingaretti, che ha ricordato gli investimenti sul piano della depurazione e ha rimarcato le “notevoli risorse messe in campo per migliorare il servizio idrico nei Comuni dell’Ato, lasciando la tariffa ai livelli tra i più bassi in Italia”.

Non l’hanno certamente pensata come lui i rappresentanti dei Comitati e non si è dato per vinto neppure il Sindaco di Genzano, Flavio Gabbarini, che già in tempi non sospetti aveva dichiarato di non voler accettare supinamente quanto sarebbe emerso nelle future conferenze dei sindaci, anche (ma non solo) sul fronte sanitario. Nonostante la richiesta firmata da 15 primi cittadini di rinviare la riunione visto il poco tempo a disposizione per analizzare la documentazione, l’assemblea è andata avanti facendo emergere, da parte di tutti i sindaci, le criticità rispetto alla gestione del servizio idrico da parte di Acea. L’assemblea per Genzano, Velletri e Monte Porzio Catone si conclusa quando è stato discusso il IX punto (quando già molti sindaci avevano lasciato l’aula): l’adeguamento delle tariffe. “Abbiamo chiesto di rinviarlo – ha detto Gabbarini – perché è un punto importante e denso e quindi andava studiato meglio”. Il rinvio è stato negato e l’assemblea, sempre grazie al voto di Roma, ha approvato la nuova tariffa. “Allora abbiamo lasciato l’aula perché non aveva senso discutere e procedere alle votazioni se poi queste sono comunque condizionate dal voto del Campidoglio”, ha aggiunto il sindaco di Genzano. Gabbarini ha comunque colto l’occasione per sollevare la questione del depuratore dei Landi, un impianto nuovo e mai avviato. Ha chiesto infine un potenziamento dei servizi al cittadino, “con l’apertura di nuovi sportelli sul territorio, oltre a quelli di Velletri e Frascati, che vadano a sostituire i camper, del tutto insufficienti per rispondere alle esigenze delle persone”.

Quasi un paradosso che a quasi un anno dal referendum, nonostante milioni di voti (e di euro spesi per assicurare l’espletamento di questo fondamentale istituto di democrazia diretta), si sia ancora ben lontani dall’assicurare dignità e rispetto all’esito referendario. Ancora una volta il profitto di qualcuno sembra cozzare duramente contro il benessere collettivo: uno stato di cose che ricorda neppure troppo vagamente quanto sta accadendo su altri fronti, dalla sanità alle politiche sui rifiuti, lungi dall’incentivare sistemi più sostenibili ed in linea con le più moderne politiche ambientali.

 

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