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IL VERBO DELLA DOMENICA – GESU’ APPARVE E DISSE: ‘PACE A VOI!”

emmaus

Dal Vangelo secondo Luca (cap.24, 36-48) a cura di don Gaetano Zaralli

 

Essi poi (i discepoli di Emmaus) riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l`avevano riconosciuto nello spezzare il pane…

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente all`intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”.

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Mentre essi parlavano di queste cose…

Non è facile credere a due discepoli che raccontano fatti strani attorno ad un personaggio incontrato per caso lungo il sentiero che da Gerusalemme porta a Emmaus. E si può immaginare il calore che metteva il resto della comunità nel commentare quelle notizie che sembravano travolgenti su una eventuale resurrezione del Maestro.

Il dubbio e l’incertezza si sovrapponevano a momenti di speranza; l’incredulità e la concretezza si confondevano con l’illusione coltivata pesantemente dalle menti che non volevano arrendersi alla tragicità della morte del Signore. Era quella una “chiesa nascente” che non conosceva la superbia di chi ritiene di possedere in modo esclusivo la verità; era una bella chiesa non saccente nei confronti di chi si vuole che viva nell’ignoranza.

La Chiesa di oggi idealmente è ancora un cenacolo dove si raccolgono i capi e i sottocapi, i discepoli privilegiati e i fedeli da strapazzo, gli increduli testardi e i fanatici illusi, i tradizionalisti ammuffiti e gli innovatori impuri… La Chiesa di oggi, forse, può rivivere all’interno della sua struttura la stessa confusione e lo stesso senso di smarrimento che aleggiò un tempo tra i discepoli, rimasugli umani di un’esperienza vissuta all’ombra del Maestro.

Nella chiesa di oggi, purtroppo, vedo prevalere tra i capi e i sottocapi la paura di confondersi tra i problemi della gente, come se questi dovessero assorbire il meglio delle loro risorse, senza poter assicurare l’unicità e l’esclusività delle risposte che danno.

Nella chiesa di oggi si ha la paura di accennare a certi aspetti della vita familiare e affettiva che costituiscono ormai delle realtà inderogabili e si continua a sventagliare assiomi su problematiche astratte, senza mostrare il coraggio di parlare a persone concrete.

“Avete qui qualche cosa da mangiare?”.

Ecco la concretezza cui si faceva riferimento: Gesù, reso trasparente e vago dalla resurrezione, riprende un corpo per poter comunicare e mangiare con gli amici.

Una chiesa troppo “risorta” nelle prediche, troppo “evanescente” nella condotta, troppo “astratta” negli insegnamenti, perde occasioni preziose di contatto reale con gli uomini e nega a se stessa la possibilità di spezzare il pane in una condivisione sincera e paritaria. Smontiamo gli amboni, noi sacerdoti, oltrepassiamo le balaustre, noi sacerdoti, e chiediamo umilmente ai fedeli: “Avete qualcosa da mangiare?”. Chissà che il nutrimento vero non siano loro a indicarlo…

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