Attualità

La guerra di Onofrio, ‘Emporium’ alla Sala Nobile di Palazzo Savelli ad Albano

L'intervento

di Maria Lanciotti

 

Boom, è il ritmo. Dentro./ È bello e orrendo al tempo stesso’. Questi i primi versi di ‘Emporium – Poemetto di civile indignazione’ di Marco Onofrio, e si entra subito in sintonia col battito di un rabbioso amore che va vibrare l’animo del poeta. Pubblicato nel 2008 con Edilet (Edilazio Letteraria) nella collana Elsinore diretta da Raffaello Utzeri, con l’introduzione di Eugenio Ragni, la prefazione di Aldo Onorati e la postfazione di ‘Malifax’, il poemetto ti taglia il respiro e insieme ti ridà vigore. È una corsa trafelata e quasi suicida verso lo spiraglio d’una verità che quando ti colpisce non ti atterra, ma ti scuote dall’inerzia che tu, prodotto di una società meccanizzata e avvilente, quasi non riconosci più come tale. È uno schiaffo sonoro al sistema che ti vuole passivo e indifferente e solo teso alla sopravvivenza.

Il libro, anticipatore di tempi sempre più violenti e situazioni sempre più aggrovigliate, è stato riproposto sabato 28 aprile alla Sala Nobile di Palazzo Savelli ad Albano. Relatori Massimiliano Malerba, Aldo Onorati e Carmelo Ucchino, presente Alessio Colini consigliere delegato alla cultura che ha portato il saluto del sindaco Nicola Marini. Interventi di grande efficacia nel rendere sostanzialmente il messaggio di allarme ma anche d’incitamento lanciato da Onofrio. Malerba pone l’attenzione su questi nostri giorni caratterizzati da una guerra infida e alienante per un arrivismo che sottrare tempo e risorse allo sviluppo e alla crescita umana, e non prevede riscatto se non mediante uno stop forzato e rigeneratore. “Chi crea qualcosa crea un mondo alternativo” dice Onorati, che apprezza la combattività dell’autore in cui egli stesso si ritrova. “In un mondo di scrittori di parole oggi abbiamo a che fare con uno scrittore di cose” e citando Domenico Rea conclude: “Dietro Marco Onofrio c’è l’uomo, e che uomo!” Ucchino evidenzia dell’opera lo straordinario impegno civile che ci coinvolge in un sussulto a muoversi e ad agire in un Paese silente, anestetizzato. “Un libro manifesto di una rivolta non solo letteraria, ma anche civile. Un urlo contro il mercimonio della nostra vita”.

E poi ecco che la poesia si fa teatro, ed entrano in scena Antonio Sanna e Francesco Sechi per la lettura drammatizzata del testo, accompagnati dal Maestro Roberto Palermo alla fisarmonica, co-autore con Alessandro Panattieri per le musiche. Ed è un viaggio andata e ritorno nell’inferno dell’oggi, per riscoprire il senso di una esistenza scandita dal suono sintetizzato di una cassa mangiasoldi perennemente in funzione. “E la tua anima? E la tua luce vera?/ e le esigenze dello spirito interiore?/ E le energie che ti fanno uomo?”.

Domande belle sode che Marco Onofrio butta nella mischia, si direbbe con l’intento di sbaragliare ogni illusione, ogni ingannevole certezza, e far germinare il dubbio che porta alla rivolta.

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