Attualità

Velletri, proviamo a far chiarezza sul Capannone affittato alla Volsca

capannone volsca

Dopo aver guadagnato gli onori del consiglio comunale e aver prodotto un turbinio di comunicati stampa e batti e ribatti, tra precisazioni e contro-precisazioni, alcune delle quali sembrerebbero aver addirittura generato delle querele, la questione del capannone in via di Troncavia, affittato alla Volsca Ambiente e Servizi, ha indotto gli stessi vertici societari a scendere in campo con un succinto comunicato stampa, subito replicato da una nota del Progetto ‘Città di Velletri’, che eccezion fatta per larga parte del Pdl, racchiude tutte le forze delle opposizione cittadine, a partire da Udc, Fli, Pri e Mpv.

A sottolineare la bontà dell’operazione c’ha pensato – o quantomeno provato – direttamente Piero Guidaldi, presidente della Volsca Ambiente e Servizi spa, che ha ribadito di essere stato l’unico artefice della decisione di sottoscrivere un contratto di locazione che, a suo dire, “rispecchia integralmente i principi di economicità ed efficienza, nell’interesse esclusivo di un miglioramento complessivo del servizio reso ai cittadini”. Nel sottolinearlo si è rifatto all’articolo 4 del contratto, sostenendo che “il canone di locazione viene fissato nella misura di €24.000,00 annui, da pagarsi in rate mensili anticipate dell’importo di €2.000,00 ciascuna entro il giorno cinque di ogni mese. Questi – conclude Guidaldi, dimenticando probabilmente che un contratto è fatto di tanti altri articoli – sono i fatti e i dati formali”.

Fatti e dati formali che in città più di qualcuno ha però contestato, tanto che si vocifera di un tentativo di portare l’intera vicenda in mano agli organi giudiziari, per appurare la regolarità dell’intera procedura. A rendere più colorito il tutto, almeno secondo quanto emerso dalle schermaglie consiliari, il fatto che il capannone appartenga alla famiglia di un consigliere comunale di maggioranza, peraltro strettamente legato al Primo cittadino da sopraggiunti vincoli di parentela.  

“…Quello che emerge dal comunicato diffuso dalla Volsca ci lascia attoniti – si legge, sintetizzando, nel lungo comunicato stampa del ‘Progetto Città di Velletri’, ripreso dai settimanali locali -. Quanto riportato è frutto di una ricostruzione limitante, in cui si sottace di fatti anche rilevanti sotto il profilo giuridico e morale.  Quello che emerge dalla nostra relazione non sono piccole e minuziose bazzecole: non si tratta di sole 24mila euro, bensì di una somma ben più elevata. Qualcuno, in maggioranza, ha sconfessato quanto  denunciato nel corso degli ultimi 12 anni, mancando di rispetto a tutti coloro che li hanno eletti in prospettiva di un cambiamento, con un comportamento irriguardoso persino per quei dipendenti che si troverebbero a vivere la loro esperienza lavorativa in una situazione logistica tutt’altro che appagante. Tutto il resto sono chiacchiere da salotto, di cui qualcuno dovrà rispondere nelle sedi opportune e, prima ancora, alla propria coscienza e ai cittadini”.

In attesa di un’eventuale replica della controparte, i vertici del ‘Progetto’ hanno aggiunto quanto segue: “al momento la Volsca paga 2000 euro più Iva con una rivalutazione da calcolarsi anno per anno per l’area di parcheggio mezzi in contrada Troncavia e si è impegnata per altri 2000 euro mensili da corrispondersi al termine dei lavori che dovranno essere fatti coi soldi anticipati dalla stessa società e che verranno ammortizzati mesi per mese. Oltre a tale impegno economico,  che vincolerà la società per 6 anni più eventuali rinnovo per altri 6, da cui la modica cifra di 1 miliardo e 200 milioni da noi denunciata,  resta il dubbio, per carità da comprovare, di un ipotetico bando ad importo frazionato, in cui sarebbe stato inserito solo il parcheggio, omettendo l’affitto per gli uffici, che peraltro sono a parere di diversi dipendenti inadeguati all’utilizzo che se ne dovrebbe fare. Addirittura ai sensi dell’art. 3 del contratto la conduttrice non avrebbe neppure la facoltà di disdire anticipatamente il contratto stesso e si accollerebbe, e questo darà fastidio a tutti i cittadini che le pagano, l’onere di ogni tassa, imposta e tributo connesso all’immobile locato. Chissà se anche la famigerata Imu?  Pertanto – hanno concluso dal ‘Progetto Città di Velletri’ – a chi ha voluto vederci chiaro come noi i conti, cioè i costi, non appaiono minori, ma addirittura maggiori, tanto più che se fossero partiti i famigerati lavori, paradossalmente, sino alla scadenza dell’affitto degli uffici di piazza Cairoli, di euro ne sarebbero stati pagati addirittura 6200. A chi è stato utile tutto ciò? Noi non lo sappiamo, ma questi sono i numeri e i giudizi li lasciamo ai singoli cittadini”.

Fulvio Mastrostefano, intervenuto su Miglioriamo Velletri

In supporto alla bontà dell’operazione portata a termine dalla Volsca si è espresso Fulvio Mastrostefano, un cittadino voglioso di far luce sulla vicenda e dirimere ogni dubbio. Tramite il blog di Miglioriamo Velletri ha  provato a far chiarezza supportato dai documenti, in primis il contratto di locazione. L’obiettivo quello di dimostrare la non maggiorazione dei costi rispetto alla situazione pregressa, provando, parole sue, ad “avere una propria visione, lontana da quella che potrebbe rivelarsi in modo propagandistico e non costruttivo. Ai cittadini – ha aggiunto – la capacità di giudicare in maniera autonoma la bontà o meno di operazioni che dovrebbero portare a una riduzione dei  costi sostenuti dalla Volsca Ambiente”. Propositi, almeno quelli, simili al ‘Progetto Città di Velletri’, che tuttavia era giunto a ben altre conclusioni. Le armi a disposizioni di Mastrostefano? “I documenti pubblicati sul  sito ufficiale dell’azienda, che nella sezione trasparenza riporta i contratti in essere e quelli dai quali si è applicato il recesso: tutti documenti pubblici  ai quali qualsiasi cittadino, o chiunque ha interesse ad avere informazioni certe e non manipolate, può attingere”.

Dopo un certosino lavoro di confronto tra vecchio e nuovo Mastrostefano ha tirato le sue conclusioni, rifacendosi all’opportunità di “rilevare le somme e procedere con i veri importi, per esaltare la bontà dell’operazione, visto che quanto effettuato dalla Volsca ha permesso di risparmiare sui costi, cosa confermata dalla riduzione di 8mila euro rispetto al precedente contratto, rivalutato secondo l’adeguamento Istat”.

Gian Luca Trivelloni, capogruppo dell'Udc

Una sorta di operazione verità che non ha però trovato il plauso dei detrattori della vicenda, che hanno rincarato la dose, con una replica ancor più lunga rispetto al primo comunicato diffuso. “Qualcuno – ha dichiarato a ‘Castelli Notizie’ Gian Luca Trivelloni, capogruppo dell’Udc e membro integrante del ‘Progetto Città di Velletri’ – prova a stabilire la sua verità con fare tronfio, e lo fa in maniera discutibile, facendo luce solo su ciò che più gli fa comodo o, per carità, su ciò di cui qualcuno l’ha messo a conoscenza, omettendo tante altre cose sulle quali indagherà la Magistratura. Nel nostro comunicato, pur potendolo fare, non ci siamo soffermati su una mera comparazione dei costi, se non in secondo ordine. Il punto centrale del contendere era invece la falsa dichiarazione di chi ha dapprima spacciato la grandezza dell’operazione gridando ai quattro venti che si trattasse solo di un piccolo ‘contrattino’ di 24mila euro. È certo che tra la società partecipata (alla quale si applicano le stesse normative dell’ente pubblico) e la famiglia di un consigliere comunale vicino al Sindaco, esiste un contratto di affitto, che a lordo supererà abbondantemente i 50mila euro annui. Si arriverebbe persino a sforare quota 60mila, nonostante qualcuno preferisca ignorarlo, se tutte le tasse e le imposte, IMU e Imposta sul Valore Aggiunto incluse, sarebbero a carico dell’affittuario. Quindi, considerando che il contratto non può essere rescisso per i primi 6 anni e viene rinnovato per i successivi 6, è facile dedurre che si arriverà ad un importo di centinaia di migliaia di euro”.

“Chi intende farsi paladino della verità – ha  aggiunto il capogruppo uddiccino, che in consiglio, insieme al duo De Santis-Taddei, è stato tra coloro che più hanno cercato di far luce sulla vicenda  – potrebbe allora farlo valutando se la ricerca di mercato per l’individuazione dell’immobile potrebbe essere stata viziata nella forma e nella sostanza, con una frammentazione degli importi solo in parte riportati sul bando, che avrebbero contestualmente ridotto il servizio ad un importo inferiore, ai limiti dei quali la legge impone una procedura diversa. In siffatta maniera decine e decine di semplici cittadini non avrebbero avuto la possibilità di individuare un interesse vero per quello che sul bando appariva come un semplice luogo di rimessaggio automezzi e, nei fatti contrattualizzati, si sarebbe poi arricchito  di un vero e proprio comparto amministrativo, con possibilità di procedere al cambio di destinazione d’uso successivo al bando e tante, tante altre questioni già riportate in apposite relazioni e dichiarate pubblicamente in consiglio comunale da diversi esponenti d’opposizione”.

“Chi ha provato a ristabilire la verità ha poi dimenticato, o ignorato di ricordarlo, che vi era comunque un’altra offerta, senz’altro migliore, se non altro per i limiti nella viabilità del luogo individuato, che per alcuni tratti è disagevole, e, soprattutto, di gran lunga migliore dal punto di vista dell’offerta economica (cosa facilmente documentabile, volendolo). Potremmo elencare altre questioni che chi intende difendere l’operazione omette di rilevare, però per non essere tacciati di eccessiva puntigliosità riportiamo unicamente gli aspetti positivi nel nostro lavoro di controllo, verifica e critica. Dopo la nostra pubblica denuncia la Asl si è infatti immediatamente mobilitata per accertare dello stato dei luoghi affittati  e quindi tutti si sono mobilitati per sanare tutto quello che poteva essere individuato come pericoloso. Fa comunque riflettere che l’agibilità, fino a prova contraria, sarebbe stata rilasciata solo dopo la stipula del contratto. Speranzosi che non vi sia altro, siamo felici, in rispetto di tutti i dipendenti che vi lavorano e di tutti i cittadini che vi si recano a qualsiasi titolo, che la nostra azione abbia portato a tutto ciò. Siamo persino felici di apprendere che finalmente i mezzi della società non vengono più lavati nell’antistante piazzale, che nonostante il costo d’affitto non aveva neppure uno spazio cementato con annessi scoli, secondo quanto previsto dalle normative vigenti. Qualcuno si è chiesto se prima della nostra denuncia la struttura possedesse l’allaccio in fogna?  Prima del nostro interessamento, felici di essere smentiti, vi si lavavano li i camion e tutto lo scolo del percolato cadeva sul terriccio, il quale si impregnava nella terra, col rischio di finire quindi nelle falde acquifere, entrando direttamente nei pozzi artesiani dei cittadini. Grazie a noi tutto ciò non avviene più, o almeno speriamo, tant’è che risulta che da diversi giorni non si provvede più a lavare in quel modo i mezzi, come accertato da alcune ispezioni fatte sul luogo dagli organi di Polizia. Certo, oggi queste pulizie andranno effettuate presso officine autorizzate, con un ulteriore costo da sostenere, tanto che un osservatore meno condizionato avrebbe potuto pensare che il capannone che andava ad essere individuato, per essere davvero vantaggioso come si vuol fare credere, poteva e doveva avere anche le caratteristiche per questa tipologia di servizi…”. “Qualcuno si è fatto domande circa l’opportunità che in quell’area possano poi lavorare i tanti dipendenti amministrativi attesi, costretti ad operare  in una zona in cui transitano e stazionano tutti gli automezzi della nettezza urbana, spesso accesi, con esposizione ad esalazioni inquinanti, inquinamento acustico e via dicendo? Senza contare che proprio lì accanto staziona l’isola ecologica, dove vengono scaricati diversi materiali, situata sull’area ex depuratore che speriamo sia stata quantomeno bonificata”.

“Chi vuole prodursi in operazioni verità si è mai chiesto di indagare del perché all’Avviso pubblico di ricerca dell’immobile non si sia data particolare rilevanza, con la pubblicazione dello stesso su un unico giornale locale e per una sola uscita?”.  “Considerato il valore della locazione la società, essendo assoggettata come l’Ente Comunale alla disciplina del codice dei contratti, avrebbe dovuto applicare idonea procedura di gara nel rispetto dei principi di economicità, correttezza, libera concorrenza, parità di trattamento e trasparenza. E’ stato fatto? Interessa che sia stato fatto? Attendiamo risposte, anche se fin d’ora possiamo sostenere che dubitiamo che a fronte dell’applicazione di tali presupposti i proprietari dell’immobile avrebbero avuto possibilità di aggiudicarsi il tutto e di vedersi quindi ristrutturato e rivalutato un immobile introitando un aumento di canone di affitto pari ad 2mila euro al mese, tanto più per un immobile che ha avuto un cambio di destinazione d’uso formalmente da agricolo ad artigianale, ma sostanzialmente per un uso industriale. Di questo si tratta!”.

 “A chi si fa sostenitore della bontà dell’operazione chiediamo di andare a verificare se nell’unico ufficio presente nel capannone esista o meno un impianto di riscaldamento, se vi sia o meno illuminazione diretta, se i dipendenti per consentire l’areazione e la luce naturale siano costretti o meno a tenere la porta esterna aperta dalla quale potrebbe entrare freddo ed umidità, oltre ai rumori ed i gas di scarico dei camion accesi nel piazzale antistante. Potrebbe altresì verificare se dai bagni risale o meno un cattivo odore per cui le finestre rimarrebbero costantemente aperte, poiché posizionate troppo in alto per poter essere chiuse ad ogni occorrenza. In conclusione – aggiunge ancora Gian Luca Trivelloni’ – nessuno di noi ha mai affermato l’opportunità di mantenere gli affitti esistenti, quanto di cercare le sostituzioni con criteri di trasparenza ed utilità rispettando le normative rispetto ai bandi previsti per beni e servizi. Se qualcuno avesse frazionato gli importi, modificato la richiesta durante e dopo l’apertura delle buste e sottoscritto un contratto anche in mancanza dei requisiti più elementari avrebbe rispettato le procedure?  E se lo avesse fatto con la famiglia di un consigliere legato da parentela col Sindaco  genererebbe o meno ulteriori dubbi e sospetti? Tante ragioni in più per fare le cose correttamente e per bene, a beneficio dei cittadini e della collettività intera. Se così non fosse stato, per mero errore o per convenienza, non starebbe a noi dirlo, quanto agli appositi organi deputati a farlo. Fingere di non capire, come qualcuno sta provando a fare, o tentare di portare fuori strada il ragionamento, è quanto di più insulso possa esservi e il nostro ruolo è proprio quello di non permettere che questo accada. Restiamo disponibili ad un confronto aperto e sereno, a 360°, con tutti. A breve – ha concluso Gian Luca Trivelloni – affronteremo nuove ed importanti tematiche sempre relative a quella azienda pubblica che dovrebbe trattare gli interessi dei cittadini contribuenti in termini di servizi ambientali e a volte s’impantana troppo con la politica…quella stessa che l’ha generata e gli dà linfa”.

Da.Le.

Più informazioni
commenta