POLITICA

Velletri, il Pdl all’attacco del Pd: “quella degli insulti è una maniera becera di far politica”

conferenza pdl

 

E’ un Pdl che non porge l’altra guancia quello che di fronte all’affondo di un Pd versione boxeur invece di farsi rinchiudere all’angoletto sul ring pre-elettorale prova a schivare il colpo affidando una fulminea risposta ad un gancio ben assestato. Tutto, pur di far propria una sfida che si preannuncia lunga e snervante. Una battaglia che difficilmente si chiuderà con un ko e che, verosimilmente, si snoderà lungo tutte e 12 le canoniche riprese per decretare il vincitore; il giudice che dovrà alzare il braccio al nuovo campione sarà la cittadinanza veliterna, che dagli spalti appari però seguire senza particolare trasporto l’avvio di questa nuova sfida.

Sabato mattina, nella Sala Garibaldi del palazzo comunale veliterno, il grosso del gruppo consiliare del Pdl, arricchito dalla presenza di Antonietta Dal Borgo, ha serrato i ranghi per controbattere a quelle che sono state definite delle autentiche “eresie”. A scatenare la reazione inviperita del Popolo della Libertà il manifesto affisso in città da parte del Partito Democratico, suggellato da un comunicato stampa che Giancarlo Righini, il primo degli intervenuti, non ha esitato a definire “rancoroso, violento e pieno zeppo di livore, frutto dell’operato di chi non ha mai avuto una proposta politica degna di tal nome e che dopo 4 anni al governo della città non trova nulla di meglio che continuare ad attaccare chi l’ha preceduto. Trovo profondamente scorretto – ha aggiunto l’ex candidato a sindaco nella tornata elettorale del 2008 – che un intero gruppo consiliare che per sette/ottavi è stato immune da qualsiasi accusa giudiziaria possa essere infangato in questo modo dalla virulenta penna di gente priva di scrupoli e colma di odio e rancore”.

Nel mirino di Righini il segretario del Pd, Luca Masi, da lui identificato come probabile autore del comunicato ‘incriminato’, sebbene Salvatore Ladaga abbia poi invitato il suo predecessore al ruolo di capogruppo ad allargare il tiro, nella consapevolezza che “in maggioranza nulla si muova, neppure la virgola di un comunicato, senza che un Sindaco autoritario come Servadio non lo voglia”.

 “Quanto accaduto è inconcepibile – ha reiterato il concetto un agguerrito Righini –, visto che il nostro intervento si limitava a trattare un tema prettamente amministrativo, come l’applicazione dell’IMU nel nostro Comune. Nel nostro manifesto avevamo soltanto rilevato che sull’IMU all’Amministrazione era riservata la facoltà di ridurre o aumentare la percentuale dell’imposta, senza l’obbligo di elevarla al massimo, come invece è stato. Al di là delle interpretazioni il nostro era un intervento su temi amministrativi e non doveva né poteva dar adito ad una reazione così scomposta. Nessuno – ha aggiunto Righini –  è disposto a farsi dare del ‘buffone’ da gente di questa caratura morale e politica. Tutto quello che hanno saputo fare è mettere in piedi un vomitatoio, con un comunicato stampa che conferma la linea adottata in questi anni. Io, dal punto di vista giudiziario, non ho nulla da temere e ritengo che non sia affatto giusto gettare nel calderone gente che con certe vicende non ha nulla a  che vedere e che pure si è vista messa alla gogna con un manifesto privo di garbo e ritegno”. “A chi minaccia di pubblicare le intercettazioni che mi riguardano – ha rincarato la dose Righini – rispondo senza alcuna incertezza: gliele fornisco io, senza problemi, senza dimenticare l’illegittimità con le quali sono state acquisite, con 4 frasi prese a caso tra migliaia d’ore di intercettazioni. Sono 5 anni che mi insultano, con un modo vile di far politica e nel farlo dimenticano tutte quelle vicende per le quali fossi in loro proverei forte imbarazzo, dalla vicenda del capannone di via Troncavia per arrivare allo spiccato clientelismo di partito”. Righini ha quindi fatto il nome di diversi personaggi del Pd, o strettamente legati allo stesso, che hanno vinto concorsi o sono stati assunti negli ultimissimi anni: “se loro vincono dei concorsi – ha aggiunto – è perché sono bravi, ma se il concorso lo vince uno del Pdl è perché è raccomandato. Per me, sia chiaro, sono bravi tutti, ma è assurdo che si usi un così diverso metro di misura”.

Pur se con una forma diversa, ma con una comunanza nella sostanza, anche Gianni Borri ed Antonietta Dal Borgo hanno reiterato alcuni dei concetti espressi da colui che fu definito il ‘golden boy’ delle Amministrazioni Cesaroni. “Non ci sentiamo di poter essere annoverati nella categoria dei mascalzoni – ha sentenziato la Dal Borgo -: occorre più rispetto per le persone e per il partito che rappresentiamo. Il Pd si è sempre vantato di rispettare le persone, elevandosi dal punto di vista umanistico e culturale, ma in questo caso, e a Velletri non è purtroppo la prima volta che accade, ha compiuto un clamoroso scivolone”. “Questa esigenza di attaccarci continuamente – ha dichiarato Borri – sta a certificare le difficoltà dell’Amministrazione comunale, che se operasse per bene non avrebbe neppure tempo per attaccare un centrodestra che in mezzo ai debiti ha lasciato anche tante opere buone. Loro, invece, nonostante le promesse elettorali hanno fatto solo qualche opera a macchia di leopardo…”.

“Se vogliamo dar vita ad un’operazione verità io ci sto – ha poi aggiunto Fabio D’Andrea -: andiamo a vedere quanti della classe dirigente del Pd hanno una casa popolare, mentre c’è gente, appena sposata, che è costretta a dormire in una macchina. E sia chiaro – ha concluso – che chiunque appartenga ad una classe politica condividendone principi e valori non può accettare questo feroce e becero attacco, frutto di una campagna d’odio che questa volta non premierà chi se ne rende artefice”.

 

“La parola vergogna non ci appartiene – ha dichiarato Carlo Quaglia -, semmai dovrebbe provarla chi ha collezionato tutta una serie di bugie, non mantenendo la parola data. Ricordo a tutti che in campagna elettorale il Sindaco fece accenno ad un debito notevolmente superiore ai 100milioni di euro, dichiarandosi abile e arruolato nell’estinguerlo, pena le proprie dimissioni. Dimissioni che non sono arrivate e che sono state invece sostituite da un dissesto che si poteva e doveva evitare, con un po’ di impegno e di capacità in più”.

Gran finale riservato alle parole del capogruppo Salvatore Ladaga, vero spauracchio consiliare della maggioranza, per le sue sferzate mai banali o stereotipate, capaci di assestare fendenti in grado di colpire e fare male. “Non si capisce dove voglia arrivare il centrosinistra con questo modo di fare. In politica e nella vita amministrativa certi toni non aiutano, ma non stupisce che questa maggioranza si comporti cosi, trainata dal Sindaco più autoritario, ma non certo autorevole, che ci sia mai stato. Tuttavia non si muove foglia, nel centrosinistra, che lui non voglia. Proprio lui che si rapporta con la sua amministrazione e i suoi consiglieri in maniera arrogante ed altezzosa, senza riconoscere ed apprezzare la bontà di una critica o di un suggerimento, mandando anzi a quel paese chi, come Danilo Rossi, provi a dargli un consiglio. Questi – ha aggiunto Ladaga – sono riusciti ad entrare in conflitto con tutta la città con modi di fare assolutamente inconcepibili: nessuno dimentica le parole riservate a due imprenditori del calibro di Ilardi e Pennacchi, che non appena deceduti sono stati accusati ignominiosamente da chi non ha avuto le palle per farlo prima: non una parola in loro difesa è stata espressa dal Sindaco Servadio o dal segretario del partito di maggioranza.  Se pensano di poter vincere la campagna elettorale bissando la strategia adottata 5 anni prima si sbagliano. Loro non possono neppure permetterselo, non potendo dimenticare di avere dentro  gente come Giuliano Cugini, di cui non voglio neppure rinverdire le performance che lo hanno portato a dimettersi da presidente del consiglio, o come Roberto Leoni, uno di quelli che ha strillato per anni contro certe dinamiche, salvo dimostrare che come unico intento aveva quello del ‘levatece tu che me ce metto io’”.

“Messi da parte gli insulti – continua Ladaga – dovranno confrontarsi sui risultati e lì arriverà il bello. In tutto questo bailamme non comprendo dove sia quella parte intellettualmente corretta del centrosinistra. Fa riflettere che a trainarla sia un Sindaco che ha iniziato la consiliatura da ignorante, ovvero con scarse conoscenze circa il funzionamento della macchina amministrativa, e la chiude da autoritario. Lo rispetto per come prende di petto le questioni, ma in quanto a simpatia e cordialità è evidente che lasci molto a desiderare, difettando anche in capacità di ascolto. Se vuole essere il capo, come pretende di essere, allora si prenda anche le responsabilità di quel che dicono i vari Masi, Morassut, Andolfi e via dicendo. Quest’accozzaglia l’ha voluta lui ed è lui che ne deve rispondere. La politica si fa diversamente, con altri toni ed altri modi di fare, e non è un caso che il nostro atteggiamento sia cambiato già da tempo, tanto che pur senza far sconti siamo senz’altro più positivi e propositivi. Qualcuno dimentica che fui proprio io a dare il via all’applauso che accolse il Sindaco quando entrò in consiglio di ritorno da Roma con in tasca il via libera dei 14 milioni del Progetto Plus. Ma anche in quella circostanza la maggioranza ha peccato di superbia, visto che il giorno dopo ha affisso un manifesto col quale, infilandoci dentro anche i Moderati per Velletri e l’Idv, si prendeva i meriti per l’operazione, dimenticando, tra le altre cose, dell’azione forte che tutto il gruppo consiliare del Pdl ha esercitato in Regione, andando più volte a sollecitare il buon esito della questione. In altre situazioni, quando sapevo di non potevo far nulla, non ho illuso nessuno, dimostrando massima onestà intellettuale. Eppure tutto ciò non può essere apprezzato da  questi fenomeni della politica, che hanno avuto solo la fortuna di vincere col minimo storico, beneficiando delle nostre spaccature. Ma i tempi sono cambiati e il loro atteggiamento li penalizzerà, come anche la riduzione da 30 a 24 dei consiglieri che sederanno sugli scranni comunali. Pagheranno duramente anche la posizione di Sinistra Ecologia e Libertà, che ha preso i voti degli ambientalisti, salvo dare il via libera a svariati migliaia di metri cubi di cemento. A tutto ciò – conclude sarcasticamente Ladaga – si aggiunga che Servadio perde consensi e voti ogni volta che parla con qualcuno…Inevitabile che la loro strada sia già segnata: sono alla frutta!”.

 Da.Les.

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