POLITICA

Esclusiva – Il dott. DI BELARDINO: ‘MI CANDIDEREI SOLO SE…’

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Natale Di Belardino

 

 

di Daniel Lestini

 

VELLETRI – Sono occhi che si perdono nelle immensità dell’orizzonte quelli di un Natale Di Belardino il cui sguardo palesa serenità, determinazione e spirito di servizio. Lo abbiamo raggiunto all’indomani delle nostre indiscrezioni su una sua possibile candidatura a Sindaco per le Amministrative del 2013 e lui, confermando quel proverbiale ‘savoir-faire’ tanto apprezzato dai suoi concittadini, accetta senza esitazione di far chiarezza e mettere a tacere la ridda di voci scatenatesi dopo le anticipazioni pubblicate da  ‘Castelli Notizie’.

Quasi inevitabile che una notizia del genere provocasse clamore in una città per nulla risparmiata dagli strascichi della crisi internazionale. Migliaia di letture, in poche ore, per il pezzo che ha svelato i particolari di una candidatura che avrebbe del clamoroso per la portata del personaggio coinvolto. Tanti i commenti a corollario del pezzo, a testimonianza della curiosità che il tema ha generato.

Il fatto che i capisaldi di quelle anticipazioni non fossero peregrini lo dimostra la disponibilità del dottor Di Belardino nell’approfondire talune tematiche, senza chiudersi a riccio o mostrare segni di insofferenza. Lo spessore umano e la stazza morale dell’uomo, d’altronde, sono risaputi e nel mezzo dei suoi impegni non si è tirato indietro di fronte alla possibilità di fornire la sua versione dei fatti.

 

Dottor Di Belardino, le voci ormai impazzano incontrastate e solo lei può far chiarezza. Tanto per restare nel gergo a lei più caro: possiamo sciogliere la prognosi su una sua possibile candidatura  a Sindaco in vista delle Amministrative 2013?

“Con la schiettezza e le sincerità che mi sono proprie mi trovo nelle condizioni di ritenere prematuro ogni discorso del genere. Prognosi riservata, quindi: non confermo che vi sia alcunché di deciso, anche se non nego che vi sia stata una spinta da parte di alcuni amici a prendere in considerazione l’ipotesi di impegnarmi in prima fila per il bene della mia città. La cosa, peraltro, mi lusinga, e non lo nego, ritenendo che in questo preciso momento storico chiunque abbia capacità di aggregazione e voglia di porsi al servizio della comunità abbia il dovere di non tirarsi indietro”.

Quale la molla di un suo possibile interessamento ad andare oltre il semplice ‘pour-parler’ di questi giorni?

“Non disdegno il mondo della politica, quantomeno di quel tipo di politica che sa porsi a servizio della collettività, anteponendo gli interessi di tutti al culto dei privilegi di pochi, e privilegiando gli obiettivi del bene comune a quelli individuali e di bottega. Amo ragionare con la logica, senza perdermi in discorsi filosofici che non mi appassionano se diventano evanescenti e fini a se stessi”.

Dottore, capiamo la sua opportuna riservatezza, eppure certe voci sembrano trovare conferme da più parti.

“Ogni giorno incontro gente di qualsiasi estrazione sociale e percepisco la drammaticità del momento storico in cui viviamo. Laddove si punterà su un programma prestabilito, e su partiti che in quel programma si rispecchieranno, allora si che le cose potranno cambiare. Al momento c’è solo un ragionamento in corso, dovuto alle sollecitazioni e alle pressioni che provengono dalla società civile, e allo stato attuale non sono ancora in grado di potermi sbilanciare, fermo restando che sarei ben felice di garantire il mio contributo qualora si palesassero le giuste condizioni”.

Cosa agevolerebbe una tale eventualità?
“Per intavolare qualsiasi discorso c’è bisogno di un programma condiviso, vista la necessità di dovervisi attenere; un programma da anteporre a qualsiasi candidatura, senza promesse arzigogolate, di quelle che si è già certi non poter mantenere, disperdendo energie preziose”.

Si è parlato di suoi possibili veti nei confronti di alcuni personaggi: conferma?

“Impossibile: non sono una persona intrisa di pregiudizi e non ragiono coi preconcetti. Non potrei mai essere il candidato di un partito prestabilito ma, semmai tutto ciò si concretizzasse, il candidato a Sindaco di un programma che abbia ben evidenziate carenze e priorità d’azione”.

Una su tutte?

“A costo di apparire scontato ritengo inaccettabile che una città del calibro di Velletri non riesca a garantire ai suoi cittadini il pieno diritto ad una salute di qualità”.

Un motivo in più per caldeggiare certi temi nel caso diventi davvero il candidato a Sindaco, non crede?

“Capisco la voglia di saperne di più, ma non rispondo a logiche partitiche o di potere. Ripeto: se ci saranno le condizioni non mi tirerò indietro, cosa che  in questo momento storico dovrebbero far tutte le persone oneste, educate e capaci. Mi si chiede se ci sono le condizioni per farlo? Bene, al momento non posso che rispondere di no: almeno non ancora”.

Cos’è che si frappone tra il presente e la sua possibile candidatura?

“Tutto quanto sopra, oltre ad una mentalità che va oltre certe dinamiche. Io non farei mai una campagna elettorale basata sullo scontro e sulle accuse reciproche. Non sarei neppure in grado di farlo. Chiederei a tutti di evitare le guerre dei manifesti, per una questione di decoro ambientale innanzitutto, ed eviterei di spendere centinaia di migliaia di euro in cene elettorali, creando false aspettative nella gente”.

Crede davvero ci saranno le condizioni per una rivoluzione di tale portata?

“Mi auguro di si, altrimenti continuerò con soddisfazione nel percorso da anni intrapreso”. 

La sensazione è che lei sembra quasi aspettare che il consenso popolare parta dal basso, cosa che appare peraltro già innegabile. Vesta per un attimo i panni del candidato a sindaco: cosa pretenderebbe dai suoi compagni di cordata?

“Non accetterei mai e poi mai una campagna elettorale urlata, basata sul chiacchiericcio puerile o sulla contrapposizione sterile tra persone. Non permetterei neppure che venisse deturpato l’ambiente con migliaia di manifesti da apporsi indiscriminatamente, in barba alle regole di decoro urbano e all’esempio pedagogico che chi fa politica non può più ignorare. Visto il particolare momento storico proporrei di non sperperare centinaia di migliaia di euro in cene insulse, in un mercato del voto che ad un certo punto offende tutti, condizionando quelle che sono le proposte programmatiche e politiche. Se certi mali del passato finiranno nuovamente col prevalere le eccellenze, che pur Velletri ha, non scenderanno mai in campo e non daranno mai il proprio contributo, garantendo nuova linfa alla mediocrità, che pur imperversa in vasti strali della nostra società”.

Torniamo ai possibili veti che lei avrebbe posto circa il coinvolgimento di alcuni personaggi. Smentisce nuovamente?

“Guardi, secondo il mio modesto parere un candidato a Sindaco non dovrebbe porre alcun veto, facendo prevalere la logica del dialogo, nella consapevolezza che così facendo certe conclusioni arriverebbero spontanee.  Ritengo però, parere del tutto personale, che un politico che magari soltanto per sfortuna sia incappato in un’indagine da cui ancora non riesce ad uscire, anche per colpa delle lungaggini della giustizia, debba comunque avere il buon senso di ‘perdere un giro’,  dimostrando la sua buona fede e tornando poi a dare una mano nell’amministrazione della cosa pubblica. Ma per non sottrarmi alla domanda rispondo che non sono un giudice, non sono un illuminato e non avrei quindi alcun diritto di porre veti ad alcuno, visto e considerato che molti dei nomi che ho sentito o letto sui giornali li ritengo appartenenti a persone per bene, che non mi permetterei mai di osteggiare”.

Consenta un riepilogo: ad una sua possibile candidatura mancano ancora alcuni tasselli, tra i quali un programma condiviso. Eppure stando ai primi rumors la risposta della città alla sua discesa in campo appare tutt’altro che tiepida, anzi.

“Semmai dovesse verificarsi una cosa del genere non sarei certamente il candidato di una coalizione partitizzata e non sarei annoverabile direttamente a questo o quel partito, perché è esattamente quel che mi viene sollecitato dalle tante persone che con affetto  e sostegno mi stanno spingendo verso questa direzione. Non mi interessa la sterile distinzione tra destra e sinistra, a me interessa soltanto quel che c’è da fare, per il bene dei miei concittadini. In primo piano, e costituirebbe l’architrave del programma del mio candidato dei sogni, porrei sempre la questione della sanità, perché siamo giunti ad un punto in cui non ci sono più certezze ed uno come me, che legge lo sconcerto nella faccia della gente, non può restare con le mani in mano, girandosi dall’altra parte. Ognuno faccia ciò che può, e questo è l’invito che estendo a tutti, partendo dai partiti per arrivare alle associazioni”.

Cos’è che ancora non va nel nosocomio veliterno?

“L’ospedale, così com’è, non è nelle condizioni di dare il meglio di se. Non bisogna più pensare ad un’ottica di tamponamento delle falle, ma alla stesura di un progetto serio, che dia una risposta definitiva alle esigenze dei cittadini in termini di diritto alla salute. È inaccettabile che chi, come me, ha fatto continui corsi di aggiornamento su metodiche particolari si trovi nelle condizioni di non poter applicare quanto appreso per via di mancanze strutturali ed un organico numericamente non all’altezza. E’ parimenti inconcepibile che si continui sulla falsa riga del presente, con l’ospedale che si è trasformato in un centro smistamento, con pazienti che vi arrivano e subito vengono trasferiti, col rischio di decessi o invalidità permanenti causate dalle lungaggini del trasporto”.

Cosa introdurrebbe con maggiore celerità?

“L’eliporto,  ma anche una sala operatoria adibita per la cardiochirurgia, fattibile a costi davvero irrisori.  L’obiettivo, tra i tanti, è quello di prevedere la totale cura del paziente cardiopatico, e non lo dico in quanto cardiologo ma perché conscio che il 75% dei pazienti accede in ospedale per problemi di tipo cardiovascolari”.

In un pole position per un suo eventuale coinvolgimento, quindi, il tema sanitario. E gli altri?

“Ritengo prematuro parlarne, anche se tra le priorità di chi presta il proprio servizio al mondo della politica non dovrebbero mai mancare le questioni di sviluppo economico, come quelle relative alla salvaguardia degli interventi sociali, sino ad arrivare alle legittime aspettative della collettività su sport, cultura, agricoltura, ambiente,  commercio e politiche giovanili”.

 

Al termine della conversazione torniamo al punto di partenza, con la sensazione che non si possa non ritenere positivo, per la comunità veliterna, che personaggi di tal spessore si stiano ponendo il problema di contribuire a far uscire Velletri dalle secche in cui tempo addietro qualcuno l’ha ricacciata. Personaggi che, ne siamo certi, potranno correre il rischio di risultare indigesti a quelle espressioni di una politica stantia, incapace di rinnovare e rinnovarsi. Ma i cittadini stanno già dimostrando di essere dalla parte loro, incoraggiandoli a scendere nel rodeo di una politica che raramente ha saputo puntare alle eccellenze, limitandosi a far da palcoscenico a personaggi più allettati dai privilegi del potere e della notorietà che ne deriva, che non dal peso specifico di un impegno a servizio della comunità che si andava a rappresentare. 

Una chiacchierata dalla quale è emerso un dottor Di Belardino pronto a palesare la sua diagnosi e a stilare una terapia d’urto, anche se il ping pong potrebbe andare avanti per ore, senza che l’interpellato arrivi a confermare l’ufficialità della sua discesa in campo. D’altra parte, aggiungiamo noi, neppure palesemente negata.

 

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