POLITICA

Velletri, l’Udc sulle case popolari: ‘il capogruppo del Pd riconsegli quella di famiglia’

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Dopo il botta e risposta a colpi di comunicati stampa, è sul prezioso spazio dei commenti – che ai piè di ogni articolo ‘Castelli Notizie’ fornisce ai suoi lettori – che la politica veliterna è tornata a discutere sulle sorti degli uffici veliterni dell’Ater, chiusi ormai da qualche settimana. Dopo le sferzate del Pd e la controreplica del neo dirigente Ater, nonchè segretario cittadino dell’Udc, Lamberto Trivelloni, anche l’apprezzata Assessore ai Servizi Sociali, Alessandra Modio, ha detto la sua, annunciando come l’Ater abbia “inviato al Comune la lettera in cui annuncia la riconsegna dei locali in cui erano ubicati gli uffici di Velletri. Saremmo i primi a rallegrarci della riapertura a settembre – ha aggiunto la Modio, commentando il precedente annuncio di Trivelloni -, ma allora a che pro la chiusura se i locali erano stati pagati fino ad ottobre? Per quanto riguarda il nuovo cantiere, anche questa è una notizia che ci rallegra, visto il dramma di tante famiglie sfrattate. Ci piacerebbe però che anche il Sindaco avesse avuto queste notizie dall’Ater, visto che le appartenenze politiche a schieramenti diversi – ha concluso – non dovrebbero impedire un lavoro comune per il bene dei cittadini, soprattutto di quelli in difficoltà”.

Immediata la replica di Lamberto Trivelloni che ha accolto come “pacata e pertinente l’osservazione della Modio, e per questo meritevole di attenzione e risposte esaurienti. La risposta politica alla inadempienza agli accordi regionali – ha rimarcato l’esponente uddiccino – doveva essere completa ed uniforme, senza creare contrapposizioni e false aspettative nei territori interessati. Il problema è economico? Ebbene lo sia per tutti, senza creare  figure di cittadini preferiti ad altri. Noi riteniamo che nel  breve periodo lo stato di emergenza sarà sorpassato e giovedì prossimo approveremo un bilancio consuntivo che rafforzerà il nostro ottimismo e contestualmente il piano di recupero delle morosità e vendita agli aventi diritto di almeno il 30% del patrimonio immobiliare farà il resto. Più riduciamo gli sprechi e più incassiamo dalle vendite e maggiori saranno le possibilità di intervento per nuovi e migliori edifici di edilizia residenziale pubblica, unitamente alle manutenzioni ordinarie e straordinarie da troppi anni sacrificate  per colpa di passività insopportabili economicamente. Questo è quanto, il resto – ha concluso Trivelloni – ce lo diranno i fatti. Resto comunque a disposizione per ulteriori chiarimenti e proposte”.

Nel frattempo l’Udc veliterna ha diramato un comunicato stampa in cui si è riallacciata ad alcune dichiarazioni rilasciate dal Sindaco Servadio nell’ambito della Festa Democratica, rispolverando una questione per la quale il partito uddiccino chiede una presa di posizione da parte del capogruppo del Pd, Gianfranco Cestrilli, in merito ad una casa popolare per cui già altri politici, non ultimi Taddei e Bagaglini, avevano chiesto ‘conto’.

Nell’attesa di ospitare la replica del capogruppo piddino, che sulla questione si è sempre dichiarato assolutamente sereno e in grado di far ogni tipo di chiarezza, pubblichiamo il comunicato pervenutoci dal Gruppo Udc di Velletri:

“Visto e considerato che, a torto, qualcuno molto caro all’Amministrazione è arrivato a ritenere quasi puerile il nostro sdegno relativo alla bestemmia proferita dal Sindaco di Velletri Fausto Servadio dinanzi ad alcuni commercianti, è forse il caso di accogliere l’invito ad andare oltre, per affrontare nuove tematiche. E lo facciamo con piacere appena dopo aver letto quanto dichiarato dal Sindaco durante la Festa de l’Unità e riportato in queste ore su un quotidiano telematico. ‘Abbiamo tolto le case a chi non le meritava’ avrebbe detto, almeno stando a quanto riportato sul giornale Castelli Notizie. ‘Ce ne sono ancora tantissime da togliere, ma non sarà certo facile’ ha poi aggiunto ancora il Sindaco di Velletri. Convenendo con questa sua dichiarazione crediamo di facilitargli il compito esponendo quanto segue. E’ infatti giusto che i veliterni  sappiano che nell’anno 2002 un consigliere del Comune di Velletri optò, non senza battagliare, per la rinuncia ad un alloggio popolare che la sua famiglia possedeva da decine di anni. Questa questione fu posta dalla allora compagine del Pds che in seno al Consiglio Comunale di Velletri svolgeva il ruolo di opposizione. L’obbligo di rinunziare al possesso dell’immobile e ad un eventuale conveniente riscatto fu dettata dal ruolo politico rivestito che non consentiva un contemporaneo ruolo di ‘difensore’ degli interessi dell’ente rappresentato e ‘parte lesa’ in una causa legale contro il medesimo ente. La scelta fu di mantenere il primo, abdicando quindi al secondo. 

Ora, passato qualche anno, ci ritroviamo in una situazione pressoché analoga, se non altro sotto il profilo materiale. Infatti, su giuste istanze dell’ufficio casa e servizi sociali, verterebbe una diffida di immediata restituzione dell’immobile in dotazione alla famiglia di Gianfranco Cestrilli, capogruppo del PD in consiglio comunale, in quanto ‘sono venute meno le condizioni di necessità  previste dalle normative vigenti’ . Nel frattempo, il locatore originario ha traslato il diritto alla di lui figlia, che, venute meno anche per lei le condizioni previste (reddito e necessità abitativa) ha a sua volta ceduto il testimone alla di lei sorella. Anche qui, il lavoro fuori regione e un reddito superiore ai minimi previsti dalla legge impediscono il giusto possesso e quindi obbligano gli uffici preposti a chiederne la immediata restituzione, ancor più per le decine e decine di richieste inevase di famiglie indigenti ancora in attesa di sistemazione con grosse difficoltà e costi per gli uffici comunali deputati a gestire le emergenze sociali. Nonostante ciò gli attuali possessori si oppongono alla restituzione ricorrendo al TAR del Lazio avverso il Comune di Velletri. Il gruppo consiliare Udc, giunti a questo punto, chiede al consigliere Cestrilli di definire con immediatezza la propria posizione mettendo a disposizione l’immobile per le persone che ne hanno veramente bisogno o, in alternativa, ricorrere a giuste dimissioni dal ruolo istituzionale rivestito, anche e soprattutto per salvaguardare l’istituzione da gravi conseguenze di immagine, con la possibile  accusa di essere attenta a tutelare gli interessi della casta emarginando a colpi di carta bollata quelli della povera gente”.

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