POLITICA

Esclusiva – La replica di Cestrilli (Pd): ‘tutta la verità sulla casa popolare’

velletri dall'alto

Gianfranco Cestrilli conversa col collega Gigi Crocetta

 

Riceviamo e pubblichiamo la replica del capogruppo del Partito Democratico di Velletri in risposta all’appello lanciato dal Gruppo dell’Udc nei giorni scorsi (per leggerlo CLICCA QUI).

 

 

 

“Ci risiamo con Lamberto Trivelloni,  ritorna l’estate la temperatura si alza ed ecco di nuovo Trivelloni che con la sua disinformazione torna ad avvelenare il clima politico. L’anno scorso con le cifre sulla gestione dell’impianti sportivi (a tal proposito sto aspettando ancora la bomba che doveva esplodere in merito alle centinaia di migliaia di euro spese per la gestione degli impianti sportivi comunali), due settimane fa con la presunta bestemmia detta dal Sindaco, adesso la casa popolare a suo dire tenuta dalla “famiglia Cestrilli”. Con i primi due argomenti non ha fatto una gran bella figura con questo ultimo rischia addirittura il ridicolo. Pertanto per gli appassionati del genere fornisco qualche informazione.

 Il tutto nasce nel 1959, quindi stiamo parlando di 53 anni fa, quando i miei genitori in condizioni di difficoltà chiesero ed ottennero dall’URRA CASA un piccolo appartamento con la formula del riscatto. Il prezzo stabilito fu di circa 2.000.000 di lire  che sarebbe stato pagato in 240 canoni di affitto al termine dei quali sarebbero divenuti proprietari. Una formula validissima di sostegno per le famiglie bisognose, una formula che consentiva ai beneficiari di realizzare  il sogno della loro vita e all’ente gestore di recuperare risorse per costruire altri alloggi per venire incontro ad altre necessità. Il tutto filò liscio fino al 1971 anno in cui fu sciolto l’ente URRA CASA.  Le sue competenze come il suo patromonio fu trasferito ai Comuni. Infatti il Comune di Velletri con una delibera acquisì la titolarità del patrimonio esistente sul suo territorio e con la stessa riconobbe e fece propri gli impegni assunti precedentemente dall’ente disciolto confermando l’intenzione di vendere gli alloggi in questione.  Correttamente chiese agli assegnatari dell’epoca di confermare l’intenzione di acquistare l’immobile, ne verificò i requisiti, e chiesi loro di versare le spese amministrative necessarie per la stipula della compravendita. Cosa che fecero coloro che confermarono l’intenzione di acquistare. In un paese dove la pubblica amministrazione funziona, la questione si sarebbe chiusa qui, il buon Trivelloni e i suoi nuovi compagni di viaggio non avrebbero avuto modo di strumentalizzare  questo argomento. E la cosiddetta “famiglia Cestrilli” non si troverebbe per la seconda volta, a combattere con avvocati e  tribunali per far valere un diritto negato e non un privilegio come qualcuno pensa. Aggiungo,  sempre per gli  appassionati, che tale situazione è stata confermata da una sentenza del Tribunale di Velletri  a seguito di un ricorso fatto da mio padre nel 1989, che condannava il Comune di Velletri  al pagamento delle spese giudizio per una richiesta di affitti non dovuti proprio per l’esistenza di un impegno a vendere dello stesso Comune. Lascio correre il tentativo di far apparire mia figlia come una milionaria, quando lavora per mille euro al mese con un contratto a progetto, vive stabilmente in quell’appartamento da circa 20 anni convivendo con il nonno fino al giorno della sua morte. Ha cercato, pur non essendo necessario, di formalizzare l’assegnazione dell’alloggio  in occasione della sanatoria del 2008, udite udite, per evitare che questa vicenda potesse essere utilizzata dagli avversari politici del padre. A seguito degli accertamenti dei vigili risultava assente e sono state raccolte informazioni sul posto per le quali la ragazza non dimorerebbe abitualmente in quell’appartamento, una dicitura questa che non consentiva alla commissione di esprimere parere positivo all’assegnazione. Le assenze erano di natura lavorativa e furono anche certificate con dichiarazioni della ditta dove allora lavorava che la costringeva ad orari impossibili: ma niente da fare,  a nulla sono valse le giustificazioni prodotte. La commissione, a mio avviso,  più preoccupata dal cognome della ragazza e dal grado di parentela con il sottoscritto non modificò il parere negativo e il dirigente dell’ ufficio casa fu costretta a richiedere l’appartamento. Da qui il ricorso al TAR, autorità competente al quale è demandato il compito di dirimere controversie di questo genere. Le parti presenteranno le loro ragioni ed il tribunale deciderà sulla questione e per quanto mi riguarda non ho motivo di dubitare che mia figlia si rimetterà serenamente a quella sentenza. Non so se questo concetto vale anche per il moderato Trivelloni: sulle controversie è il Tribunale a decidere e non può essere la piazza, tanto meno Trivelloni ed i suoi amici. Per completare l’informazione da allora la ragazza ha ricevuto circa una quindicina di visite dei vigili urbani a seguito di segnalazioni pervenute, tutte di provenienza politica, per accertarne la presenza  nell’appartamento,  accertamenti quasi tutti andati a buon fine,  dico quasi perchè qualche volta puo’ succedere che una ragazza di 31 anni esca di casa. Questo lo dico per chi si riempie la bocca con frasi relative alla Casta. La casta esiste ma non al Comune di Velletri e soprattutto non con il Sindaco  Servadio e l’Ass. Modio che non hanno guardato in faccia nessuno e questa ne è la riprova. In conclusione per avere ragione di un diritto si è dovuto ricorre per ben due volte  in Tribunale. Per quanto riguarda l’appello fatto da Trivelloni  Lamberto al sottoscritto di restituire l’appartamento, in nome delle necessità di alloggi, oltre che essere rivolto alla persona sbagliata, visto che l’interessata è mia figlia, è anche un appello stupido, perchè è come se in nome della enorme  disoccupazione chiedessi a  lui di far dimettere sua moglie dal suo ruolo di impiegata comunale”.

Gianfranco Cestrilli

Capogruppo Partito Democrativo Velletri

 

 

 

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