Attualità

Prosegue il prosciugamento di contanti dalle tasche degli italiani

Recessione (2)

di Pier Luigi Starace

Confesso d’aver concepito quest’intervento in stato d’animo non sereno, precisamente d’irritazione contro me stesso. Quello di chi, subìto un grosso prelievo di sangue, ed in attesa d’un’iniezione ricostituente, promessa dall’infermiere, non aveva capito che tale promessa  era uno scherzetto che si usa coi bambini,  e, offerto il braccio all’ago,  vede la siringa rosseggiare del proprio sangue.

L’infermiere è Monti, il primo prelievo lo capite, la promessa del ricostituente l’incremento della frequenza della parola “crescita” nei suoi interventi degli ultimi mesi, il secondo prelievo la cosidetta “spending review”.   In altre parola ancora: invece del promesso appetitoso “secondo” in salsa di crescita, un bis del precedente sgraditissimo piatto di tagliatelle lineari in nauseabonda salsa di recessione. Fuor di metafore, voglio che qualche giustificazionista mediatico blaterante “non sono tagli lineari”, mi dimostri in quale punto questi ultimi differiscano da quelli tremontiani, se, come il rubicondo taglialegna alpino, il suo degnissimo successore “tecnico”, con tanto di interim, invece di procedere preventivamente ad un’individuazione e quantificazione degli sprechi veri, per poi dargli giù con l’ascia, fa esattamente il contrario: prima taglia, poi spera che nella rissa che si scatenerà tra istituzioni amputate per non togliere servizi essenziali prima forniti, vinca il migliore, cioè il più prepotente ed ammanicato.

Prova documentale della linearità è il criminale taglio preventivo al finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, nostro orgoglio di fronte alle inciviltà della salute privatizzata, con questa agghiacciante escalation di tagli: 900 milioni nel 2012, 1800 nel 2013, 2000 nel 2014. Si precisa la percentuale da abbattere (mi pare il 10%) dei posti letto, senza, almeno uno straccio di previsione dell’oscillazione in più o in meno della popolazione in quegli anni. Identici criteri per la “riforma” della Pubblica Amministrazione, con taglio prefissato del 10% per gli impiegati e, sul trascinante esempio gelminiano, del  20% per i dirigenti. Questo il primo tempo. Il secondo sarà, sul filo della teoria brunettiana del “superamento dell’idea di pianta organica del personale”far deperire ogni istituzione “riformata” non licenziando i superstiti, ma non sostituendo quelli andati in pensione. S’allargherà così dalla scuola ad altri settori del pubblico impiego la simultanea produzione programmata di due inferni paralleli ed incomunicanti: quello dei disoccupati, e quello degli schiavi sovraccaricati di lavoro ( chiedetene conferma al più vicino dirigente scolastico). La “modulazione”? Nel 2012 non sarà sostituibile il 20% dei pensionati, nel 2014 il 50%, nel felice 2015 il 100%. In altre parole, le “facoltà assunzionali”-per usare l’espressione usata da queste brave persone- della PA dovrebbero essere azzerate in tre anni, e da allora si chiuderebbe una delle possibilità d’impiego più numericamente considerevoli del nostro paese. Come rafforzativi della recessione implicita in queste misure, gli impiegati e dirigenti da “eliminare” avranno un taglio dello stipendio del 20 % negli ultimi due anni prima d’essere cacciati con un calcio nel di dietro. Gli altri avranno solo un blocco retributivo di due anni.

Tutto ciò premesso è matematicamente prevedibile che il suddetto prosciugamento di contante dalle tasche di milioni di cittadini farà appassire, cioè chiudere, altre  migliaia di piccole e medie imprese d’ogni tipo che da esso traevano linfa vitale,  costringendo gli imprenditori aventi maturato una pensione a mettersi in quiescenza, e quelli che non l’avessero maturata alla copertura d’un ammortizzatore sociale. Aggiungendo a questo quadro il tocco finale, considerato da alcuni “tecnici” possibile, di lasciar scivolare in pensione secondo la vecchia legge, per sbatterli fuori prima, alcuni degli “eliminandi”, il nostro Stato, nel 2015, sarebbe uno dei più assistenziali della storia, gravando su di esso, con la “élite” occupata, la massa pensionata e quella avente diritto, a vario titolo, ad ammortizzatori sociali. L’esatto contrario del disegno montiano.

Attenzione, allora. Come sanno fare loro, diranno o che la torta è più piccola, o che è aumentato il numero degli aventi diritto alla distribuzione. Come in Romania, come in Grecia, via con le tagliatelle, stavolta a cottura rapida, da un mese all’altro: “abbiamo tagliato del 20% i salari ai lavoratori in mobilità, e voi pensionati credete d’essere intoccabili ? Tu ne prendi 1000 al mese, te ne diamo 800, che cosa ti cambia?”. Non oso neppure lanciare uno sguardo sulla catastrofe recessiva d’una simile canagliata. Spero solo che tutto questo sia solo l’incubo d’un uomo arrabbiato con se stesso, che se la prende col povero Monti, che proprio non se lo merita.