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Spunti di Psicologia – COSA FARE QUANDO UN BICCHIERE TIRA L’ALTRO

alcool

 

Il tema del “vino” da una prospettiva psicologica – a cura della dott.sa CLARA CAMERINO

 

Nel corso della seconda edizione del Certamen Veliternum, che ha avuto luogo presso il Liceo Scientifico “Landi” di Velletri, il tema “Vita vinum est” è stato affrontato anche da una prospettiva psicologica  vedendomi coinvolta in prima persona nella trattazione del tema dell’abuso di alcool e più in generale delle dipendenze. Il mio intervento ha avuto l’obiettivo di cogliere un aspetto molto importante legato al fenomeno del “bere”, sempre più frequente tra i giovani, e di fornire alcuni spunti di riflessione in merito.

Come già accennato, il mio contributo si è esteso al fenomeno delle dipendenze in generale essendo alcune dinamiche che lo caratterizzano trasversali a qualsiasi tipologia di dipendenza. 

Ho iniziato con lo sfatare alcuni luoghi comuni quali: “chi ha una dipendenza é debole” o “le dipendenze sono solo le tossicodipendenze” in modo da sospendere ogni forma di giudizio e predisporre il pubblico all’ascolto.

Ho successivamente spiegato, infatti, che esse riguardano, in misura maggiore o minore, tutti noi e che gli “oggetti” di dipendenza sono svariati; tra questi vi sono l’alcool e le sostanze psicotrope.

La prospettiva adottata per leggere il fenomeno attribuisce alla dipendenza un valore strumentale nella vita di chi la sviluppa, in quanto essa nasconde un bisogno e rappresenta lo strumento di cui ci
avvale per soddisfarlo. Nonostante il tipo di “oggetto” da cui si dipende rappresenti un bisogno specifico, comune a tutti i comportamenti di dipendenza è la ricerca all’esterno di un qualcosa o qualcuno che consenta all’individuo di sentirsi migliori o più capaci. In altre parole, è come se ciò da  cui si dipende fosse portatore di un significato unico, che calato poi nella vita personaledi ognuno, diviene ancora più singolare e irripetibile.

A sostegno di ciò sono stati portati alcuni esempi. Si ha bisogno di bere qualche bicchiere per  essere più disinvolti e quindi più socievoli, si ha bisogno del cibo per sentirsi “pieni” e per manipolare la propria immagine corporea rendendola più desiderabile, si ha bisogno di un partner per sentirsi affettivamente adeguati, si ha bisogno di facebook o di altri social networks per esporsi nelle relazioni interpersonali e filtrare l’immagine di se  al fine di renderla più appetibile, ecc…

E’ stato tuttavia chiarito che la strumentalizzazione dell’”oggetto” di dipendenza può avvenire a diversi livelli. Fatta eccezione per le tossicodipendenze, dove la distinzione tra uso e abuso non può sussistere a causa di implicazioni che riguardano la salute e l’etica, l’uso di alcuni strumenti, quali facebook, il cibo, gli affetti, per citarne alcuni, non è necessariamente disfunzionale purché il soggetto ne sia consapevole e sviluppi parallelamente anche altre risorse. La degenerazione in abuso si riferisce al totale affidamento a questi strumenti per soddisfare il bisogno sottostante.

In questa ottica il fenomeno del “bere”, soprattutto tra le nuove generazioni, viene sempre più assimilato alle tossicodipendenze in quanto è l’uso (o meglio l’abuso) che se ne fa a non renderlo più un semplice piacere da affiancare alla degustazione del buon cibo. 

Se quindi viene rotta l’equazione ormai automatizzata  nell’individuo che ha sviluppato una dipendenza, tra l’”oggetto”da cui si dipende e il suo valore strumentale, distinguendoli, si è anche in grado di gestire da una parte il suo utilizzo e, dall’altra, si può comprendere che la limitazione o la rinuncia di ciò che alla fine è solo un mezzo, non equivale necessariamente alla perdita del significato di cui esso è portatore. Il senso di un tale passaggio, quindi, è consapevolizzare che quello di cui si ha bisogno non è l’”oggetto” in sè ma ciò che rappresenta per l’individuo che se ne avvale e la libertà di ognuno sta nell’individuare al proprio interno, attraverso un percorso di aiuto psicologico, le risorse necessarie per soddisfare un bisogno che è legittimo.

 

Dott.ssa Clara Camerino

Psicologa e Psicoterapeuta

tel. 3389467155

email: cl.camerino@gmail.com

sito web: www.claracamerino.it

 

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