POLITICA

Velletri, nuovo attacco dell’Udc sulla Casa Popolare: ‘più rispetto per chi ha bisogno’

casa

Il capogruppo dell’Udc Gian Luca Trivelloni

 

Non si arresta il botta e risposta tra l’Udc di Velletri ed il capogruppo del Pd, Gianfranco Cestrilli (leggi qui il primo comunicato dell’Udc e la replica dell’esponente democratico). Senza ulteriori commenti in merito, pubblichiamo integralmente il nuovo comunicato pervenutoci dal gruppo uddiccino:

 

“A seguito della opportuna ‘declassificazione’ del personaggio Cestrilli da parte della segreteria politica del nostro partito, che tenendo fede a quanto promesso in passato ha deciso di ignorare chi ha sin qui dimostrato assoluta inconsistenza politica, ci troviamo a dover dettagliatamente dimostrare le ragioni dei nostri precedenti assunti, in risposta ad una replica del Cestrilli pubblicata in esclusiva sul quotidiano telematico Castelli Notizie. Lo faremo evitando di cadere nella trappola di dover – avendolo già fatto ampiamente – discutere anche di altre questioni già dibattute col capogruppo del Pd in consiglio comunale, come da noi più volte rimarcato sovente incline al secondario e poco blasonato ruolo di ‘tappabuchi’ e relatore delle giustificazioni di comodo del suo partito. Tuttavia in questa vicenda Gianfranco Cestrilli assume, involontariamente, a causa della nostra dovuta attività politica di controllo, il ruolo di assoluto protagonista, chiaramente in negativo. Al Cestrilli avevamo lanciato l’opportunità di dare un seguito a quanto declamato dall’Amministrazione circa il proprio impegno nello scovare le
occupazioni illegittime delle case popolari, dando per primo l’esempio e dimostrando volontà ed etica politica.
Purtroppo, però, per il ruolo istituzionale rivestito, incarna esattamente l’opposta figura di quanto auspicato dalla sua coalizione, oltre a rivelarsi un cattivo esempio per tutti quelli che, insensibili ai problemi della povera gente, utilizzano tutti gli escamotage possibili per evitare o rinviare ciò che è giusto o necessario, soprattutto nel periodo che stiamo vivendo. Questa nostra risposta consiste, di fatto, nella formalizzazione della documentazione agli atti del nostro Comune, dal quale si evince in maniera formale ed incontrovertibile che in più occasione i Vigili Urbani hanno effettuato dei
sopralluoghi nella casa popolare e questi sono risultati negativi e le indagini portate avanti nei luoghi adiacenti hanno puntualmente confermato la mancanza di una vita vissuta all’interno dell’immobile. Quindi, facendo una semplice presa d’atto, siamo in grado di formulare le seguenti considerazioni, che seppur non faranno piacere al capogruppo del Pd, chiaramente in imbarazzo per la portata della vicenda, certamente contribuiranno a far si che i cittadini si facciano un’idea circostanziata di quanto avvenuto:
a)      l’assegnazione dell’immobile in questione trasla direttamente dal nonno alla nipote più grande (ovvero dal padre alla figlia maggiore di Cestrilli), in quanto il capogruppo del Pd ha perfettamente cognizione della infondatezza dei suoi requisiti per ottenere una assegnazione, in quanto sa che con un reddito superiore ai minimi previsti, e con una casa di proprietà, non è ‘né giusto né legittimo’ arrogarsi una simile pretesa. Conscio di questo bypassa il problema facendo fare la richiesta di assegnazione alla figlia più grande. Ovviamente, il problema si ripresenta quando anche quest’ultima si trasferisce materialmente a Roma, perdendo, quindi, anch’ella i requisiti fondamentali. Prova di quanto affermato risiede (anche) nella corrispondenza inviatagli dalla sua ditta al domicilio dove in realtà viveva (curioso che a distanza di pochissimi giorni si faccia rispedire la medesima corrispondenza direttamente all’edificio popolare in discussione). Nel frattempo, quindi, la richiedente ha trasferito i suoi interessi lavorativi e familiari a Roma, convolando a nozze con un facoltoso professionista romano, di cui omettiamo ovviamente le generalità, per rispetto della sua privacy, unitamente alla difficoltà di elencare i diversi cognomi che  solitamente accompagnano i titoli nobiliari. In un contesto del genere appare chiaro che le esigenze di disporre di una casa popolare si affievoliscono, evaporando del tutto…

b)      Intanto, però, per ovviare a quanto sopra, la famiglia Cestrilli utilizza un’altra opportunità pur di continuare a non perdere il privilegio di disporre di quella casa: la figlia più piccola del Cestrilli, già trasferitasi in una grande città del Nord Italia, dove già lavorava in una nota multinazionale, decide di trasferire la propria residenza, ma non lo fa dalla casa dove aveva sin li abitato verso la nuova dimora, bensì proprio nell’alloggio di via Fontana della Rosa. Possiamo dimostrare in maniera inesorabile che tale ‘spostamento’ avviene a postumi dei primi accertamenti realizzati dagli agenti della Polizia Locale preposti a tale compito, i quali, in più occasioni, accertano e relazionano formalmente che da sopralluoghi effettuati in giorni ed orari diversi l’ assegnataria è risultata sempre assente e da informazioni raccolte tramite il vicinato è emerso che non occupasse stabilmente l’alloggio popolare di proprietà comunale.
Ora se si ricorre a tutti questi accorgimenti burocratici un motivo di preoccupazione sussisteva, tanto è vero che di lì a pochi giorni arriveranno ben due diffide, una del marzo del 2009, l’altra, a conferma della prima, sulla insussistenza delle giustificazione addotte,  nell’aprile  2009. E’ ovvio, come tra l’altro da noi riportato nella richiesta precedente, che il ricorso al Tar deve essere fatto dalla nuova residente, tra l’altro verificheremo anche lo status giuridico venutosi a creare,  in quanto richiedere ed ottenere una residenza non necessariamente corrisponde ad un’assegnazione formale, perchè la palla ritornerebbe al Cestrilli e alla incompatibilità di consigliere comunale e ricorrente contro il medesimo Comune; altrimenti se è legittimo lo status della figlia a ricorrere, il problema della incompatibilità si risolve solo formalmente, perché materialmente restano le fondamenta delle motivazioni già espresse in premessa. Tutto ciò crea in noi un imbarazzo dettato soprattutto dalla atipicità dei  ruoli rivestiti dal Cestrilli e, nello specifico, quello di consigliere comunale, padre di famiglia e utente, e pur riconoscendo, in parte, le sue motivazioni si genera in noi anche un senso di simpatia per il periodico andirivieni dello stesso Cestrilli, in orari serali, per accendere e spegnere una luce che ha il solo fine di tentare di dimostrare una occupazione che in realtà non c’è più da tempo, un diritto che ormai non sussiste più (almeno dal punto di vista etico e poi, col Tar, vedremo se anche dal punto di vista giuridico). Un atteggiamento, come più volte da noi dichiarato, che non è rispettoso e sensibile nei confronti di persone che a differenza di lui mantengono uno stato di necessità impellente e smuovono, quindi, i nostri sentimenti indipendentemente dai ruoli ricoperti”.

Gruppo Udc Velletri

 

 

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