Aggiornato al 26/04/2018 - 1:20:47
Ott 28, 2012 ATTUALITA', PRIMO PIANO 3
di Gianni SIDOTI
L’incredibile sentenza di condanna emessa dal Tribunale de L’Aquila a carico dei Membri della Commissione Grandi Rischi, ritenuti responsabili di non aver previsto i catastrofici effetti del sisma ivi verificatosi nel 2009, ha trovato una generale indignazione nell’opinione pubblica.
Come noto i media hanno dato un meritato e ragionevole spazio all’assurdità del verdetto, soprattutto ai commenti di autorevoli personaggi nel campo del diritto, della scienza, dell’arte, dello spettacolo e di chiunque tra la gente comune conosca l’elementare nozione per la quale i movimenti tellurici del nostro pianeta non sono prevedibili nel tempo, come anche per l’intensità. In uno slancio di solidarietà con i condannati, verrebbe voglia di proclamarsi tutti assassini involontari o tutti affetti da crassa ignoranza.
Delle due l’una. A parte l’ingrato oltraggio arrecato ad un corpus sapiens di tutto rispetto, essa è uno schiaffo alla scienza che ha provocato un altro terremoto a livello concettuale e dottrinale di competenza della pubblica amministrazione, dopo le dimissioni di tutti i componenti della Commissione, lasciando non solo un vulnus ad una categoria di scienziati di un settore della geologia che a livello mondiale ancora non dispone di conoscenze atte a poter prevedere i fenomeni tellurici e tanto meno la loro potenza distruttiva, ma un vuoto istituzionale destinato a protrarsi per il prevedibile rifiuto da parte di nuovo personale idoneo.
Stati Uniti e Giappone, le due potenze che più delle altre hanno pagato e pagano il prezzo di questo vuoto scientifico, hanno severamente commentato l’inconcepibile sentenza che ha sbalordito il mondo intero. Desta legittimo stupore, poi, che il giudice del Tribunale de L’Aquila abbia comminato una pena (6 anni) ben superiore a quella richiesta dall’accusa (4 anni), peraltro disponendo l’interdizione perpetua dai pubblici uffici dei “reprobi”, nonché un risarcimento di 8 milioni di euro.
Alla luce dei fatti e senza tanto vagare nel paradosso, c’è da stupirsi che ancora non sia stato aperto un procedimento per procurato allarme nei confronti della Protezione Civile di Roma per aver pronosticato alcuni giorni orsono un catastrofico diluvio sulla capitale, risoltosi con un normale temporale addirittura assente nelle immediate vicinanze castellane. E mi rifiuto di credere, come qualcuno ha adombrato, a motivazioni occulte di vario genere, tra le quali che quella sentenza, data in pasto alla pubblica opinione, abbia voluto tacitare la critica sull’eccesso di perdonismo che si trascina nella nostra amministrazione giudiziaria.
Sarà opportuno, allora, sorvolare su appropriati commenti che non renderebbero elogio a questa amministrazione che spedisce in galera direttori di giornale tacciandoli di pubblica pericolosità, in oltraggio alla libertà di stampa e d’opinione, ma manda a casa non puniti, assassini e delinquenti per il sovraffollamento delle carceri o dispensa a piene mani i più svariati benefici carcerari.
Ed allora buttiamola sul faceto, auspicando di poter riportare in vita gli antichi riti divinatori, le pratiche della predizione del futuro da utilizzare per la previsione dei terremoti, magari attraverso l’oracolo di Delfo, o più realisticamente componendo la Commissione Grandi Rischi con cani, gatti, galline, maiali ed altre specie animali, che notoriamente preavvertono il sisma manifestando inquietudine o comportamenti strani. Così per essi, poveri loro, arriveranno a comminare anche la pena di morte.
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Concordo in pieno con ogni parola di questo articolo. é una vera vergogna quella accaduta
Non raccontiamo balle e non trasformiamo la verità; meno male che in Italia esiste la giustizia. I “signori” sono stati condannati perchè pur essendoci state diverse scosse di “avvertimento” i supertecnici hanno rassicurato la popolazione e l’hanno rispedita nelle case. Nessuno può prevedere i terremoti ma la prudenza in quel caso era davvero necessaria.
Purtroppo sempre più siamo governati da una magistratura senza più coscienza