CRONACA

Velletri – In memoria di Luciano Gottardo, a pochi giorni dalla sua scomparsa

Luciano gottardo

 

di Pier Luigi Starace

 

Proprio giorni or sono mi capitò sott’occhio una mia “Lettera apertissima a Luciano Gottardo”, del 18/10/’84,  preparata per la stampa locale, che non ricordo se fu pubblicata. Per tutti quelli che ti hanno voluto bene, per la cittadinanza veliterna che tanto ti deve, ho deciso di ricordarti cominciando da  questa.

 

 

Carissimo Luciano,

la notizia che sarai processato mi ha colpito pesantemente.

Perché son trent’anni che ti conosco, e bene.

La pulizia morale, da quando stavamo insieme davanti agli altari, cercando di non sfottere né noi stessi né Dio, né il prossimo, non era stata UNA, ma LA tua  caratteristica.

Perché so che la tua lotta,  tanto più audace quanto più solitaria, a causa della diserzione di massa delle coscienze, è stata da sempre espressione, nel coraggio della verità, d’un’autentica sete di giustizia.

Perché ho sempre sentito un debito di gratitudine per te, che hai, anche a mio nome, incarnato una sfida irriducibile al principio –base dell’inciviltà: “io mi faccio gli affari miei, e tutto il resto vada alla malora”.

Perché, anche se non ho condiviso la tua scelta di qualche bersaglio, o priorità, o altro, so che hai sempre agito in coscienza: la “questione morale” era la più importante per te, decenni prima che si “riscoprisse”.

Perché non ho mai ascoltato a Velletri parole più nobili delle tue, riportate da “La Torre”: “ Sono onorato d’essere processato, se almeno ciò vale a far porre l’attenzione sui problemi della città”.

Luciano, hai condotto le tue lotte su una doppia fiducia: quella nella magistratura , e nella solidarietà alla tua azione da parte di chi, nel tuo partito, ti sosteneva.

Questa fiducia avrà fra pochi giorni la sua prova del fuoco.

Non ho avuto bisogno d’aspettare quella data per attestarti, davanti all’intera città, la mia solidarietà umana, cristiana, civile, e politica nel senso più profondo, e puoi star certo che quel giorno farò l’impossibile per essere in tribunale.

Ricordo come splendeva la tua passione quando nella tua lotta bruciava il desiderio di creare un mondo nel quale il tuo Massimiliano si fosse potuto sentire meno estraneo e smarrito.

E ricordo ancor meglio come, quando tutto sembrò schiantarsi trovasti la vittoria sul tuo dolore nello slancio per gli altri, per noi tutti”.

 

Non ho mai dimenticato la tua esclamazione dal più profondo dell’anima, mentre con la tua auto, in un rosseggiante tramonto estivo del 1965, scendevamo lungo i tornanti della strada di Norma: “Vorrei che ci fosse qui un ateo, per sentire quello che direbbe davanti a questo spettacolo divino”. Voglio aggiungere che l’ultima volta che ti ho visto, in occasione d’una manifestazione per la difesa dell’ospedale, in Piazza Cairoli,  mi sei apparso più vibrante, deciso e tagliente che mai. L’età, la nostra età, la vita,  non ti aveva minimamente allentato, sbiadito, ottuso. Così mi rimarrai dentro, comunicandomi ancora la tua trascinante energia, Luciano.

 

 

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