Attualità

Velletri – La DaCru Dance Company sul palco dell’Artemisio con “Kaze Mononoke”

quarta

di Maria Rita Cappucci

L’armonia della danza mescolata alla profondità interpretativa e alla forza scenica del teatro. Una storia fatta di passi, musica, volti e armonie che s’intrecciano. Questo e molto altro portato in scena, al teatro Artemisio dalla DaCru Dance Company, una delle compagnie di danza hip hop italiane più apprezzate per lo spiccato senso di ricerca. Guidati dalla direttrice artistica e tecnica, nonché coreografa Marisa Ragazzo, insieme a Omid Ighanì, ideatore non solo delle coreografie, ma anche delle musiche, i DaCru hanno portato in scena al teatro Artemisio giovedì 6 dicembre, il loro ultimo spettacolo “Kaze Mononoke” reduce da diversi palcoscenici di tutt’ Italia.

 

Sul palco, completamente ricoperto di bianco, fluttuano sei ballerini (Samar Khorwash, Paolo Ricotta, Serena Stefani, Claudia Taloni, Afshin Varjavandi, Tiziano Vecchi) intenti a lasciarsi trasportare dal vento, un vento che cambia, muta il suo viaggio di stagione in stagione, portando con sé leggerezza, malinconia, tristezza, paura e tutte le sfaccettature più profonde dell’esistenza più autentica. Siamo in Giappone a Tokio, dove tra marzo e gli inizi di aprile si celebra una delle più antiche tradizioni del popolo nipponico, l’Hanami, la contemplazione dei Sakura, i ciliegi in fiore. Come i ballerini si lasciano trasportare dal vento, così anche i petali di ciliegio danzano ininterrottamente, guidati a volte da un lieve soffio, altre dalla violenza di una tempesta. 5 cm al secondo, questa è la velocità con cui un petalo rosa cade a terra. La loro bellezza caduca è il simbolo di un’esistenza meravigliosa, che si consuma in un batter d’occhio. Così come la vita degli umani è scandita dal tempo, dalle stagioni dell’esistenza, anche quella dei petali di ciliegio, che si lasciano trasportare dal vento, un destino ineluttabile, leggero e armonioso, ma al contempo dirompente e vendicativo. Lo spettacolo si divide in quattro parti incentrate su quattro momenti diversi della vita dell’essere umano, e ovviamente dei petali di ciliegio. Come qualsiasi viaggio nei meandri della memoria, si parte a ritroso, iniziando dai ricordi dell’inverno, che imbianca luoghi e pensieri, all’autunno, con la sua brezza frizzante e l’atmosfera densa di colori caldi, fino all’estate luminosa e afosa, inondata dal canto delirante delle cicale.

Mescolando con grande talento artistico e tecnico, stili di danza tra i più eterogenei: dall’hip hop theater, al contemporaneo, fino ai più innovativi codici di linguaggio artistico, i danzatori hanno incantato il pubblico dell’Artemisio che ha apprezzato con entusiasmo lo spettacolo, nonostante il suo alto livello di sperimentazione. A raccontare la storia, la voce muta ed essenziale delle immagini sullo sfondo, realizzate e curate da una dei ballerini Samar Khorwash. A trasmettere emozioni non solo i passi, ma il volto, la bocca, dei ballerini, la voce straziata del canto muto che recita le parole di una lirica apparentemente sconosciuta, ma che ognuno infondo riconosce nel cuore. Così come il destino, il vento non può fare altro che soffiare sulle cose, sulle persone e sui petali di ciliegio, un movimento che fa vacillare, ma che è l’essenza stessa della vita, lo scorrere del tempo, il cambiamento a cui nessuno inevitabilmente può sottrarsi. 

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