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Velletri – Le feste si chiudono tra la ‘Pasquella’ e la ‘Discesa della Befana’

velletri befana

foto: Università del Carnevale

A Velletri, come da tradizione, sarà una due giorni intensa e ricca di programmi. Il culmine, come ogni anno, lo si avrà nella tradizionale Discesa della Befana, che farà bella mostra di se in Piazza Cairoli, tenendo col viso all’insu migliaia di bambini, pronti a raccoglierne i regali. L’appuntamento, che vivrà di numerose iniziative collaterali e della presenza degli ‘Sbandieratori e Musici di Velletri’ è previsto per le ore 10 di domenica 6 gennaio. 

Come ogni prima domenica del mese, da non perdere il Mercatino dell’Artigianato e delle Curiosità, che si svolgerà come di consueto lungo Viale Roma, lo storico Ponte Rosso.

Nella programmazione natalizia concertata dal Centro Naturale Commerciale, Confesercenti, Vell. Art e Pro Loco Velitrae, con la collaborazione dell’assessorato allo Sport e al Turismo del Comune di Velletri rientra lo spettacolo “Musical di Biancaneve e festa della Befana”, che si terrà presso il Teatro “Il Pigneto” in via di Cori, 18 alle ore 17 del 6 gennaio (info e prenotazioni: 380.189.2008). 

Assolutamente da vedere anche la Mostra Fotografica “Attimi di Vita veliterna” e l’Illuminazione caratteristica di vicolo Bellonzi.

 

Come ogni anno nella sezione di San Martino, che da qualche settimana ospita la nuova aggregazione politica ‘Fratelli D’Italia’, costola del Pdl, si procederà alla ‘Befana Tricolore’: appuntamento fissato a sabato 5 gennaio alle ore 16 Via del Corso Della Repubblica 253…Quanto alle iniziative partitiche anche Futuro e Libertà, di concerto col ‘Progetto Città di Velletri’, ha ideato due appuntamenti: nel primo, alle 11 del 6 gennaio, una Befana consegnerà delle calze ai bambini ricoverati in Ospedale, prima che alle 16 dello stesso giorno si proceda ad un eguale consegna in Piazza Cairoli. ‘Befana Tricolore’ anche per ‘La Destra’, che procederà alla consegna delle calze a partire dalle ore 16, presso la sezione di piazza Garibaldi, alla presenza, tra gli altri, di Francesco Storace, candidato alla presidenza della Regione Lazio.

 

Tra i pasquellari dello scorso anno anche il Sindaco di Velletri Fausto Servadio (al centro, con la sciarpa rossa)

LA PASQUELLA – L’attesa della città è però rivolta anche all’attesissima ‘Pasquella’ una tradizione che Velletri rinverdisce con orgoglio ogni anno, condividendola gelosamente con Lariano.  Quanto le luci del giorno di sabato 5 gennaio avranno lasciato spazio al buio della notte crescerà l’attesa e la trepidazione per l’arrivo dei Re Magi, che sanciranno, nel giorno dell’Epifania, la fine delle festività natalizie. Se in tantissimi attendono anche la visita della Befana c’è chi, a Velletri e Lariano, questa notte resterà infatti sveglio nell’attesa dell’arrivo dei pasquellari, che già sono entrati in azioni nelle campagne e nelle zone pedementonane, dopo essersi già esibiti nel pomeriggio lungo le vie cittadine.

Attesissimo l’appuntamento presso il Bargello, in viale Oberdan, dove dalle 21 si esibiranno diverse ‘cavette’, che saranno poi giudicate da un’apposita giuria che avrà il compito di decretare la vincitrice.

Con l’ausilio de ‘Le Tradizioni Velletrane’ di Roberto Zaccagnini, andiamo a scoprire qualcosa di più della Pasquella. “Si tratta di un canto augurale che si conclude con la richiesta di doni e cibarie. Con riti e nomi diversi, tra i quali quello di Pasquella, la tradizione appartiene a varie regioni d’Italia, anche se per molti l’origine è abruzzese. Sarebbe stata portata nelle nostre contrade dai pastori che d’inverno scendevano per la transumanza nella campagna romana. Sono solitamente quattro i pasquellari che compongono una squadra, detta “cavetta”. “Gavétta” era antico termine marinaresco per intendere il gruppo di soldati che mangiavano nella stessa gavetta, e poi drappello di soldati di scorta al Papa; oggi è usato per definire qualsiasi gruppo di persone addetto a un certo lavoro o operazione. Essi sono muniti di strumenti che, ovviamente, sono quelli tradizionali del luogo. Oltre al cantore che porta anche il cesto per raccogliere i doni, uno ritma col tamburello, uno suona la fisarmonica (o il vecchio organetto a due alti e due bassi, in Abruzzo detto “du’ bbòtt”), e l’altro accompagna con la “caccavèlla”. La notte della Befana, i pasquellari si pongono nei pressi di una casa e iniziano a suonare la Pasquella. Di regola non dovrebbero esserci luci accese all’esterno, e chi è in casa non dovrebbe curiosare fuori. Alla fine del canto, se il padrone di casa è disposto ad accettare i pasquellari, apre leggermente la finestra o la porta. E’ il segnale che la squadra può entrare in casa. Con l’installazione della rete elettrica nelle zone rurali pure l’accensione di una luce esterna può essere il segnale, ma non c’è subito l’incontro con la famiglia: nell’ingresso vengono preparate bevande e cibarie e i doni da portar via. Solo dopo aver consumato, può esserci l’incontro con i padroni di casa, e i pasquellari possono, a richiesta, continuare a cantare e suonare in casa.

Della Pasquella esistono diverse versioni, pur nascendo tutte evidentemente da uno stesso canovaccio e riconducendosi tutte allo stesso spirito. Alla fine ogni gruppo di Pasquellari, avendo tramandato a voce i testi, riesce ad apportare le proprie personali modifiche. Due sono invece le diverse, principali intonazioni del canto, caratteristiche delle due contrade montane dove la tradizione è più viva”.

  

Trascriviamo un testo mediato tra quelli più accreditati

tratto da “Le tradizioni velletrane” di Roberto Zaccagnini

Ti saluto padron di casa, (2 volte) prima a te, poi la tua sposa, (2 volte)

la famiglia in compagnia: Viva Pasqua Befanìa.

Siamo quattro, non siam più otto/ tutti e quattro co’ lo fagotto.

Sotto l’ombra delle rose / si sentivan cantar gli uccelli.

Usignoli e cardarelli / fanno i cori arillegrare.

Dalle grotte di Bettalèmme / ci ha mandato Gesù e Maria.

Ci ha mandato Gesù e Maria: / Viva Pasqua Befanìa.

Dall’oriente siamo partiti, / per portarvi questa novella.

Per portarvi questa novella, / l’anno novo e la Pasquella.

Benedico questa casa, / chi c’è dentro e chi ce riposa.

Il marito co’ la sua sposa, / la famiglia in compagnia.

O pe’ fossi o pe’ scatafossi / dove passiamo noi stanotte: co’ le mano e co’ li piedi, / troveremo ‘na stradella.

Per portarvi questa novella / l’anno novo e la Pasquella.

E s’accosta mezzanotte, / padrone caro apri le porte.

E dal cielo casca la brina, / fa venire la tremarella.

E se noi abbassiamo l’occhi / non vediamo più la terra, ma vediamo un manto bianco. /

Arrivederci a quest’artr’anno. (veloce; ritmo del saltarello)

Arzete padrone, piano piano, (1 volta) e piglia ‘na cannatella co’ lo vino. (2 volte)

 

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