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NEL RICORDO DELL’85, IN ARRIVO NEVICATE D’ALTRI TEMPI?

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Le premesse c’erano tutte: un improvviso riscaldamento della stratosfera e la rottura del vortice polare, che provocò un inaudito ricongiungimento dell’anticiclone delle Azzorre col Polo Nord. In un quadro del genere fu quasi un gioco da ragazzi per l’aria artica marittima invadere il Mediterraneo, entrando dalla porta principale della Valle del Rodano. Fu una notte come tante, una notte in cui i pasquellari dovettero alzare il gomito pur di scaldarsi e proteggersi dal freddo. In pochi, a quei tempi, potevano immaginare cosa sarebbe accaduto al mattino seguente, che colse milioni di persone nello stupore generale di un risveglio imbiancato. Un evento eccezionale, quello del 6 gennaio 1985, per un periodo di freddo e gelo che per l’Italia e, caso certamente più raro, anche per Roma, fece scomodare paragoni illustri, a partire dalle nevicate del ’29 e del ’56.

Una configurazione meteorologica che si dispose in modo da agevolare l’entrata del freddo e la formazione di ripetuti minimi di bassa pressione: le nevicate ci furono e furono tante, con la neve che ai Castelli rimase al suolo per più di 10 giorni. Da allora, eccezion fatta per l’anno seguente, non si sono più avuti eventi nevosi di tale intensità, facendo in modo che persino la nevicata del febbraio 2012, ampiamente preannunciata,  potesse mandare in tilt la Capitale (interessata maggiormente dalle precipitazione nevose, almeno in una fase iniziale, rispetto a diverse realtà dei Castelli).

Se le temperature di questi giorni, con un periodo natalizio sostanzialmente mite, rendono lontano un paragone con quanto avvenne quei giorni, all’orizzonte, neppure troppo lontano, sembrano profilarsi condizioni atmosferiche simili a quello di 28 anni fa. Nei siti specializzati si va avanti già con qualche settimana nel prevedere ‘bombe nevose’ in arrivo per una zona, come la nostra, solitamente avara in termini di precipitazioni bianche. Nelle ultime ore i modelli sembrano però convergere, spinti da una smodata voglia dell’Orso Siberiano di spingersi verso le nostre latitudini. In un quadro del genere, nonostante si parli ancora di previsioni a 7 giorni, non sarebbe utopico pensare ad un clima rigido capace di protrarsi almeno sino agli inizi di febbraio.  

Decisivo, come nell’85, potrebbe rivelarsi proprio l’imponente riscaldamento stratosferico (quello che gli esperti chiamano il Major Stratwarming), capace di produrre risvolti anche a livello troposferico, mutando le condizioni del Vortice Polare, che viene sospinto ad una discesa verso latitudini solitamente inesplorate. E’ proprio a partire da domenica 13 gennaio che sull’Italia (da capire ancora come e quanto Roma potrebbe essere coinvolta) assisteremo a nuovi imponenti nevicate. Ma per gli amanti della neve, arrivati a quel punto, il meglio potrebbe ancora arrivare, visto che una struttura anticiclonica potrebbe disporsi a lungo tra la Penisola iberica e il Regno Unito, facendo da baluardo ad incursioni di aria mite dall’Atlantico e agevolando cosi l’arrivo di aria gelida (che nella cartina qui pubblicata, che si riferisce a previsioni per l’inizio della prossima settimana, sembrerebbe profilarsi in maniera davvero clamorosa).

Gli ingredienti per un inverno d’altri tempi ci sono tutti e sarà un bene, essendoci tutto il tempo per agire, che questa volta le istituzioni non si facciano trovare impreparate, potendo improntare con largo anticipo un piano che riduca al minimo ogni disagio. Per i consigli ai cittadini c’è ancora tempo, visto che non sarebbe neppure trascendentale una ritrattazione dei modelli e un ritorno a prospettive si fredde ma non gelide come quelle che sembrerebbero invece profilarsi…  

da.le. 

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