POLITICA

Velletri – Trivelloni a testa alta dopo un’ora di ‘interrogatorio’

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Ci si può improvvisare politici in diversi modi. Puntando tutto sulla teatralità, sull’apparire ad ogni costo, stringendo mani un tanto al chilo o, al più, sfornando sorrisi degni del migliore spot Colgate. Lo si può fare aggrappandosi a dei desiderata iperbolici, sognando di essere statisti o recitando da novelli Obama, e anche tirandosi sul groppone tutta una serie di incarichi, buoni solo per incrementare lo stipendio, pur sapendo di non poterli assolvere tutti con lo stesso tempo, impegno e capacità.

Al contrario si può esserlo anche senza abbeverarsi alla fonte delle tecniche dell’eloquio, attingendo nella migliore e più qualificata accademia della recitazione, ma preferendo, al contrario, il contatto col popolo, con la gente comune, quella che poi, a Dio piacendo, si finirà per rappresentare e dalla quale, questo mai, ci si vorrebbe scollare.

Capita allora che ci si ritrovi con una telecamera piazzata in viso ed un microfono che per un’ora ti tartassa di domande, cercando quei frangenti in cui poterti cogliere in fallo, magari in una inconsapevole contraddizione buona per montare un servizio di chissà quanti secondi in cui, sfortunato te, ti ritroverai dipinto in maniera certamente difforme rispetto a quel che sei e, soprattutto, a quel che hai dimostrato di essere anche in quell’ora di ‘interrogatorio’.

Capita poi che uno dopo l’altro in molti si sfilino, ma non per abbandonarti, quanto per paura di non essere all’altezza di fronte a domande così incalzanti, così provocatorie e ficcanti. Quasi degne di un Pm che cerchi, in ogni modo, di coglierti in fallo, pronto poi a farti sanzionare da quell’opinione pubblica alimentata ogni giorno a pane e antipolitica, talvolta proprio con la degna e chissà quanto inconsapevole complicità di alcuni mass media.

Lamberto Trivelloni, da Velletri, classe 1966, nella serata di venerdì, nella ‘sua’ sezione di piazza Cairoli, dov’era in riunione col Comitato elettorale e si stava per sottoporre (anche) ad una nostra intervista, ha inconsapevolmente fatto sfoggio di tutta la sua maturità umana e politica quando la telecamera di una nota emittente nazionale (La 7) gli si è posta innanzi per un’intervista fiume, tutt’altro che accomodante.

Messo di fronte al fuoco di tiro di domande congegnate per metterne a nudo il nervo scoperto ha stupito ed inorgoglito tutti i presenti, confermando di avere di fronte un uomo sul quale la città di Velletri potrà effettivamente puntare in quel valzer della rappresentatività di cui, volenti o nolenti, gli uomini hanno bisogno, nell’esigenza di trovare chi medi tra l’apparato sovrastrutturale e il soddisfacimento dei loro bisogni e desideri.

In tanti, di fronte alla telecamera che ti punta con fare impietoso e alle domande che si fanno via via più incalzanti, avrebbero perso il filo o finito per innervosirsi, prestando così il fianco all’interlocutore. Lui, al contrario, ha tenuto botta, rispondendo alla raffica di interrogativi, con la semplicità e spontaneità che tutti – almeno i suoi ‘aficionados’ – gli riconoscono.

Solo chi non fosse stato certo dei suoi convincimenti avrebbe arrancato, estraendo dal proprio vocabolario frasi degne del miglior politichese di facciata. Lui ha tirato dritto, con orgoglio e semplicità d’animo, pure quando, andando avanti, nella sua testa è ronzato il sospetto, immotivato, che quel tipo di servizio giornalistico fosse stato ‘commissionato’ da qualche suo avversario politico che inizia fortemente a temerlo, e magari neppure troppo lontano dal suo schieramento (spettri, solo spettri e nulla più, da campagna elettorale…).

Eppure l’esponente dell’Udc ha saputo reagire con serenità e piglio, anche quando si è tirata fuori dal cilindro la vicenda giudiziaria che lo ha riguardato negli anni scorsi e che, lo ha ripetuto più volte, si è sgonfiata sino ad un presunto reato di abuso d’ufficio ancora tutto da dimostrare e che, senza che a lui faccia piacere, è destinato a sicura prescrizione. Un reato, dal protagonista non ritenuto tale, collegato ad un comportamento che a suo dire, essendo sicuro di non aver fatto nulla di male, sarebbe pronto a ripetere almeno altre 100 volte, confermando, a detta dei fedelissimi, la sua propensione a fare ciò che ritene giusto e non quello che si pensa più utile. 

Eppure, con l’ironia del giornalista che fa il suo, punzecchiando ad oltranza, ed incarnando le sembianze del popolo accusatore, l’impressione che ne resta è che, neppure troppo tra le righe, si cercassero indizi che dessero il via libera al messaggio del politico corrotto. Proprio in quel frangente qualcuno è venuto in soccorso al Lambertone veliterno, ricordando, tra il serio e il faceto, come per un amministratore ritrovarsi sul gruppone una denuncia per abuso d’ufficio non è poi così dissimile dall’inevitabile sfilza di querele che popolano il curriculum di ogni buon giornalista (e chissà che l’intervistatore, arguto e professionale, non sfugga a questa categoria di inevitabili collezionatori di querele…).

Dopo quasi un’ora in trincea la serata è terminata tra sorrisi e strette di mano. Un fuori onda in cui lasciarsi andare a pacche sulle spalle e a considerazioni goliardiche su una politica che, almeno in provincia, sembra non aver del tutto perso la sua purezza e veracità… 

 

Federica Tetti

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