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Lo scoramento dei cittadini sulla discarica: “meglio morire d’un colpo…”

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di Maria Lanciotti

Ancora voci raccolte sabato scorso alla manifestazione nei pressi della discarica di Roncigliano, diventata da venerdì 25 la pattumiera di Roma. Mentre si teme che con tale andazzo e libertà di azione (ascrivibile in gran parte all’inerzia di chi ne dovrebbe contrastare l’illecita gestione dei rifiuti) il Cerroni possa partire pure per la costruzione dell’inceneritore, a coronamento di una carriera in continua discesa verso gli inferi.

“Ho figli e nipoti e vorrei sopravvivere. Stiamo ai piedi della discarica, in una casa fatta con tanti sacrifici che adesso non vale niente, con tutti i fossi inquinati, senza acqua potabile, senza niente. Stamattina stiamo qui a prendere aria, fumo e freddo. Ci proviamo. La povera gente può fare solo questo”.  Chi parla è Luciano, del Villaggio Ardeatino, che sabato scorso in mattinata si trovava insieme a tanta gente – fra cui diversi rappresentanti istituzionali del territorio – davanti ai cancelli della discarica di Roncigliano, chiusa per la manifestazione indetta dal No Inc e presidiata dalle forze dell’ordine.

“Tutti a fare i pavoncelli, sembra una festa e invece è un mortorio. Ma si può sapere che hanno fatto fino a adesso i sindaci per non farci arrivare a questo punto?” si chiede Milvia di Genzano. “Senti che bei discorsi a cose fatte, ma non si vergognano? Che  aspettano, che le cose si risolvono da sole? E questi sono quelli che dovrebbero tutelare la salute dei cittadini? Stiamo freschi! Meglio morire subito d’un colpo!” un’altra voce che si aggiunge alzando i toni e viene da Marco, pensionato di Albano.

“I contributi per la raccolta differenziata i comuni se li sono presi, hanno fatto un po’ di propaganda, hanno piazzato un po’ di cassonetti e poi discorso morto, nessuno sa come procede. I meno interessati sono loro, che dovrebbero applicare e far rispettare le regole” dice Giovanni, di Pavona. “Dicono che oggi è un punto di partenza e che la battaglia sarà vinta se siamo uniti.  Discarica chiusa, inceneritore discorso chiuso, insomma tutto a posto.  Magari fosse, intanto però qui ci stiamo a beccare pure la porcheria di Roma e tutto fila liscio, altro che catena umana e blocco dei camion!” sbotta Angela, di Ardea. “Io qui ci sono nata, ho 33 anni, la stessa età della discarica. Che la discarica fosse un problema me ne sono accorta cinque o sei anni fa, quando ho saputo dai media dell’iniziativa di questo movimento contro l’inceneritore di Albano. Non sono ottimista, si troverà un compromesso ma la discarica non chiude. I cittadini si lamentano ma ognuno si deve assumere le proprie responsabilità. È un problema culturale, da lì si deve partire ma ci vuole tempo” dice Isotta, del Villaggio Ardeatino. “Se non ci fosse stata casa mia costruita con una vita di risparmi e adesso buttata qua in mezzo, la discarica poteva arrivare pure fino al mare. Ma guarda come mi hanno conciata!” dice quasi piangendo  Solidea del Villaggio Ardeatino,  proprietaria della seconda abitazione più  prossima alla discarica.

Più in là i Sindaci o loro rappresentanti rilasciano dichiarazioni ponderate e molto ragionevoli, la stampa di adopera come può per documentare il tutto, gli interventi si susseguono ripetendo la litania degli accidenti che perseguitano il territorio dei Castelli Romani, la gente sbatte i denti dal freddo, qualcuno mantiene acceso il fuoco nel bidone e c’è qualche provvista alimentare di aspetto casereccio a disposizione di tutti. Ma stranamente tutto sembra un dèjà vu, un ricordo lontano e insieme una premonizione, tutto rallentato e incerto, anche rabbia e rivendicazioni, paure e speranze. Forse faceva davvero troppo freddo, sabato 26 mattina a Roncigliano, un freddo da far accapponare la pelle, e non solo per le condizioni meteo. Ricorda Peppe all’inizio del suo intervento: “L’ultima volta che ci siamo trovati qui (a fare blocco all’alba per la questione del secondo sub-lotto del settimo invaso della discarica, collaudato in sordina in anticipo sui tempi concordati, ndr) era il 3 febbraio scorso e pioveva”. E si stava preparando la grande nevicata. Tutto si ripete e sempre con qualche aggravante aggiunta. Stavolta davvero inaccettabile.  Qualcuno ha detto: “È una cosa indecente”. Come quando nella Roma papalina si sversava il proprio orinale dalla finestra, sulla testa di chi si trovava a passare.

 

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