Attualità

Quella bestia vestita da uomo che semina panico tra i passanti

stupro

 

di Daniel Lestini


Neppure le penombre della sera sembrano più in grado di far calare il sipario sulle luci di giornate che a Velletri saranno ricordate a lungo, come tra le più concitate e drammatiche di questo nuovo millennio. Nuovi episodi di violenza pubblica hanno scosso una comunità già lungamente provata da quanto avvenuto nei giorni precedenti. Una comunità allibita di fronte alle razzie che una bestia ha portato a termine con crudele freddezza.

Rapine, maltrattamenti, violenze, stupri, in un corollario che si è aggiornato di giorno in giorno, nello sconcerto della popolazione e nella ferma determinazione di porvi fine da parte degli organi deputati. Di fronte al panico che è dilagato persino il Primo cittadino, Fausto Servadio, ha scelto di fare il suo, convocando i mezzi di comunicazione allo scopo di provare, invano, a tranquillizzare la popolazione.

Nell’iniziale silenzio delle tv, in altre faccende affaccendate (politica ci cova…), sta andando in onda ogni giorno, tra i vicoli della millenaria città volsca, la rappresentazione contemporanea del terrorismo nostrano. Un terrorismo che, lo dice la parola stessa, mina la stabilità emotiva di una popolazione già provata dalle ansie e frustrazioni della vita quotidiana. Tra la crisi dei valori, la crisi economica, la crisi occupazionale e la crisi degli affetti, come uno tsunami distruttivo si abbattono numerose storie di violenze quotidiane, dove il mostro è sempre dietro l’angolo e si aggira con passo felpato, sino a trasmettere le proprie sembianze a quelle di ogni passante, se non addirittura ad ogni vicino di casa o, peggio ancora, compagno di tetto. 

Identikit più o meno pertinenti fanno il giro della Rete e i faccioni di persone, pur malviventi, finiscono in pasto alla bramosa voglia di giustizia della gente, ferita nell’animo e nell’orgoglio; a dimostrazione che tra il professare una mitezza mediatica e portarla avanti con coerenza ce ne passa, tanto più se non si hanno le capacità per mantenere il senso delle proporzioni e non lasciarsi sopraffare dall’inclinazione a farsi megafono di una politica che anche su queste faccende infila il dito, manco fossero vasetti di nutella.

Il ‘mostro’ non è lui. O forse si, chissà..?! Intanto il suo faccione ‘naviga’ con buona lena, in un Web che si fa oceano infinito. E la sua rotta non ha una meta e neppure un porto dove attraccare, circondato da altre zattere, che hanno i volti di identikit stropicciati, mentre ulteriori volti, di altri identikit, si muovono nelle auto di Poliziotti e Carabinieri, che sperano di averlo ingabbiato, una volta per sempre, ma hanno terribilmente paura che non sia così.  

E’ proprio in questo alone di incertezza e mistero che va in scena la paura dell’ignoto, che condiziona persino una passeggiata in centro e rende difficoltoso anche solo rincasare, dopo una giornata di lavoro. La chiave di tutto, la chiave che può restituire un briciolo di serenità a giorni condizionati dalla paura e dal terrore, è tutta lì, nelle indagini che le forze dell’ordine, anch’esse duramente ed ingiustamente criticate, stanno portando avanti con impegno e determinazione. 

Se il compito di chi indaga è di farlo a 360 gradi, e se quello di scrive è di farlo evitando clamori, l’invito alla popolazione è quello di adottare tutte le preoccupazioni necessarie, senza lasciare che questa bestia dalle sembianze umane abbia la meglio. Un essere che è stato in grado di fare quel che lui ha fatto alle sue vittime non merita neppure di essere messo nelle fauci di una piazza che dovrà guardarsi intorno per non generare nuovi mostri, meritando invece l’oblio di un carcere dove riacquisire barlumi di fattezze umane. Lontano da una comunità che non ha bisogno nè di mostri nè di eroi, ma di gente che sappia rimboccarsi le maniche e riscoprire, ogni giorno di più, il valore di un sorriso e di una stretta di mano. Affinché una dopo l’altra diventino una catena umana, in una sorta di abbraccio collettivo dove non ci sia più spazio per violenze e soprusi. 

 

 

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