Flash di Maria Lanciotti
A Ciampino non tutti gli alberi sono figli dello stesso Comune. Dipende se sono posti su suolo pubblico o territorio privato. A Ciampino c’era la cultura del verde, gli abitanti di quella che all’origine doveva essere una città-giardino facevano a gara a chi ne coltivasse di più e meglio. L’Amministrazione comunale ha ereditato la bella tradizione, e compilato un attentissimo regolamento comunale che prevede tutto in favore della tutela del verde. Anche perché, come recita l’art. 9 della Costituzione della Repubblica – e nel regolamento viene ricordato come primo principio al Capitolo 1 – ‘la vegetazione è una componente fondamentale del paesaggio e rappresenta un elemento insostituibile del tessuto urbano’.
Sta di fatto che il comune cittadino ancora custodisce il suo spazio verde, a proprie spese e fatica, mentre l’Amministrazione Comunale ha le sue belle difficoltà per questione di budget e forse anche di competenza. Tutti sanno che i rami secchi o malati o deperiti nuocciono alla salute dell’albero, e quindi alla sua bellezza, e che c’è un tempo opportuno per intervenire e ridargli vigore, ma il problema è che a un certo punto finiscono i soldi e le potature – che già vengono fatte ogni due o tre anni se va bene – restano incompiute in attesa di altri provvidenziali finanziamenti, come ci è stato brevemente spiegato dal gentile consigliere Colella. E così, dallo stato degli alberi si può riconoscere proprietà pubblica e privata, senza nemmeno verificare la presenza o meno dello stemma comunale. E comunque ci sono le nuove panchine, poste sotto i trascuratissimi alberi, ad attestare quanto l’Amministrazione comunale tenga al decoro urbano. Come affermato al terzo principio del Regolamento, forse passato di mente: ‘L’Amministrazione comunale, riconoscendone il rilievo [della vegetazione] anche negli aspetti culturali e ricreativi, intende salvaguardare con il presente regolamento le aree a verde pubblico e privato’.
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