POLITICA

Clima infuocato a Velletri: per Nardini (Pdl) al Centrosinistra spetterebbe un consigliere in meno

minis

 

Ad oltre 10 giorni dallo spoglio elettorale e a poco meno di una settimana dalla prima riunione consiliare (fissata per il pomeriggio di giovedì 13 giugno) la tensione, a Velletri, continua a tagliarsi a fette. Uno stato d’animo che alberga soprattutto in tutti coloro che, piuttosto che rassegnarsi alla sconfitta, provano a giocarsi la carta di una diversa interpretazione delle norme, calando ricorsi e denunce a colpi di carte bollate che, per dovere di cronaca, esterniamo ai nostri lettori, augurandoci al contempo che questo clima di tensione possa presto lasciare spazio ad una corretta contrapposizione tra le forze in campo.

Dopo l’errata interpretazione dei metodi di spartizione dei seggi, che aveva indotto il candidato sindaco di CasaPound, Paolo Felci, a sperare in un colpo di reni ai danni di Gianni Cerini, ad agitare lo spettro dell’errore è ora il geometra Francesco Nardini, candidato nelle fila del Popolo della Libertà. Per l’esponente pidiellino vi sarebbe stato un macroscopico errore nella ripartizione dei seggi, che andrebbero per lui suddivisi in maniera difforme. Da qui il suo ricorso al Tar del Lazio, rifacendosi agli articoli 5 e 6 della Legge Regionale del 3 marzo del ‘95. “A Velletri – dichiara con impeto Nardini – non si è rispettato il parametro che impone di attenersi ad una proporzione dei seggi pari al 60% per la maggioranza e al 40% per l’opposizione. Attribuendo 15 consiglieri alla maggioranza si è arrivati a quota 62,5%, sforando la soglia fissata per legge. Per questo – continua – la nostra decisione di far ricorso, tenuto conto che sono stati assegnati due premi di maggioranza alla coalizione vincente, quando tale possibilità era prevista solo nel caso che detta coalizione avesse varcato quota 55%, cosa mai avvenuta”.

Una denuncia non propriamente disinteressata quella di Nardini, che coi suoi 304 voti all’attivo è convinto di poter essere proprio lui il ripescato, ai danni, secondo la sua interpretazione, del giovane Stefano Pennacchi, di Sinistra per Velletri. “La norma è chiara – ribadisce il noto geometra veliterno – e non capisco come possa essere sfuggita a chi ha fatto la ripartizione. Sarà comunque il Tar a pronunciarsi ma sono quasi sicuro che la spunteremo”.

In attesa di saperne di più, può essere utile fare capolino negli affari di casa di un Comune limitrofo, che pur con leggeri distinguo, sta vivendo una situazione simile. Anche ad Aprilia, infatti, è in atto una vera e propria guerra intestina per il riconteggio delle liste, ma nel frattempo è giunta una circolare del Dipartimento per gli Affari Interni dell’apposito Ministero, che ha definito la querelle sulla ripartizione dei consiglieri tra maggioranza ed opposizione. Anche Aprilia, come Velletri del resto, è stata fatta oggetto della riforma che ha ridotto del 20% il numero di consiglieri ed assessori, ora ridotti a, rispettivamente, 24 e 7 unità. Col premio di maggioranza non si arriva più a quota 18 consiglieri, mentre ora, in virtù del taglio del 20%, la quota si assesta al 14,4. Una cifra che, a detta del Ministero, andrebbe arrotondata all’unità superiore, tale che almeno ad Aprilia si è dato il via libera ai 15 consiglieri di maggioranza, sui quali il Sindaco Terra potrà d’ora innanzi contare. Un Sindaco eletto però col 55,35% dei consensi, oltre una soglia che, a detta di Nardini, farebbe scattare un premio aggiuntivo; premio che, al di sotto del 55%, a suo dire, non verrebbe assegnato.

In attesa che qualcuno si pronunci ufficialmente sulla vicenda ci pare che però la circolare che ha posto fine al ‘Caso Aprilia’ possa valere anche per Velletri, sebbene il ‘fattaccio’ si sia ripetuto già tante volte nel corso degli ultimi due anni, creando continue dispute in decine di Comuni. L’art. 73 del Testo Unico, del resto, al comma 10, riporta quanto segue: …qualora un candidato alla carica di sindaco sia proclamato eletto al primo turno, alla lista o al gruppo di liste a lui collegate che non abbia già conseguito, ai sensi del com­ma 8, almeno il 60 per cento dei seggi del consiglio, ma abbia ottenuto almeno il 40 per cento dei voti validi, viene assegnato il 60 per cento dei seggi, sempreché nes­suna altra lista o altro gruppo di liste collegate abbia superato il 50 per cento dei voti validi…”.

Mentre  in un comma precedente, per stabilire il numeri di candidati di ogni lista, si fa  espressa menzione dell’arrotondamento  (“…le liste per l’elezione del consiglio comunale devono comprendere un numero di candi­dati non superiore al numero dei consiglieri da eleggere e non inferiore ai due terzi, con arrotondamento all’unità superiore qualora il numero dei consiglieri da comprendere nella lista contenga una cifra decimale superiore a cinquanta centesimi”…), nel comma 10, da noi preso in considerazione per cercare di saperne di più, tutto ciò non è previsto e non si fa menzione di alcun arrotondamento.  Quel che è certo, allora, è l’esigenza di una normativa più chiara, che eviti una confusione che di certo non contribuisce a rasserenare gli animi in vista dell’avvio dei lavori consiliari.

E che gli animi siano tesi, specie all’interno dell’entourage del centrodestra, lo dimostra anche un esposto che secondo voci di corridoio il Pdl veliterno avrebbe presentato alla Procura della Repubblica, adducendo la verifica di alcuni aspetti che, anche a detta del candidato sindaco Salvatore Ladaga, vizierebbero il risultato elettorale. Risultato che anche Fabio Taddei, escluso eccellente dall’aula consiliare, starebbe provando a disconoscere, segnatamente alle posizioni di due neoeletti, che, a suo dire – in qualità di membro non ancora decaduto della Commissione elettorale – meriterebbero un’opportuna verifica in relazione ai loro requisiti di eleggibilità, avendo continuato a lavorare alle dipendenze del Comune o di enti ad esso collegato (in tal senso saremo più precisi ad ore, non appena avremo in mano il documento che certifica l’avvenuta denuncia, ndr).

Tutto ciò non fa che confermare, una volta di più, come il clima si stia facendo sempre più infuocato, complice anche i risvolti di una sconfitta che per alcune forze politiche cittadine è stata bruciante e, come tale, davvero difficile da metabolizzare. 

 

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