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Quei corpicini ammassati l’uno accanto all’altro, come stessero dormendo

bimbi

 

Ce li siamo ritrovati lì, in maniera fulminea, come le stelle cadenti d’agosto. Una sorpresa certamente inattesa per chi segue distrattamente quanto avviene oltre i nostri confini. Brevi fotogrammi, incastonati tra uno show televisivo e l’altro, che sembravano quasi buttati lì per ottemperare al principio di cronaca di chi, per dovere o per sadismo, aveva deciso che di tragedie da dare in pasto alla popolazione non ve ne fossero mai abbastanza. Poi li abbiamo ritrovati sui quotidiani, in altre foto stropicciate dal vento, carezzate dalla sabbia del mare o subito ingiallite dai raggi del sole. Sul web, poi, le abbiamo ammirate in tutta la loro crudezza e crudeltà, con tanto di filmati a corredo ed inquadrature sin troppo ravvicinate.

File di corpicini ammassati, l’uno accanto all’altro, come stessero dormendo. Come in quelle notti da centri estivi dove il sonno, quando l’alba non è poi così lontana, prende il sopravvento su risa e sghignazzi. E chissà che magari molti di loro non stessero davvero dormendo, mentre la scure mortale della mano umana ha deciso che per loro, come per tanti loro padri e madri, i respiri fossero ormai abbastanza.

Le braccia sono conserte ed il sonno è davvero un sonno innaturale. La posizione fa sperare che stessero sognando, ma da sperare, ormai, c’è solo che la loro anima vaghi altrove, in un luogo spaziotemporale dove non vi sia una guerra capace di annichilire il sogno di una vita normale per tanti esseri innocenti, distrutti in una notte che non poteva essere come tante; in una notte che sarà ricordata a lungo e che altri bimbi, come loro, un giorno studieranno su qualche libro di testo, in un paragrafo messo lì, tra una piega e l’altra della storia.

Orrore assoluto di fronte all’attacco perpetrato dalle forze governative siriane, che hanno utilizzato le armi chimiche per dare un segnale ai ribelli. Un tentativo estremo, che con le dovute proporzioni ricorda gli effetti delle due bombe atomiche che annichilorono il Giappone e fecero calare il sipario sulla seconda carneficina mondiale. Una guerra civile che ha già mietuto migliaia di vittime, tra la soporifera reazione della comunità internazionale, ancora incerta sul da farsi.

Storie di guerre a colori, per noi che siamo abituati a rivederne in bianco e nero, che suscitano dolore, sconcerto e mestizia. E che si trasformano in pugni al cuore per chi in quegli occhietti chiusi per sempre intravede il fallimento della nostra società, senza perdere la speranza che quanto avvenuto faccia però da monito per il futuro (unica molla per non oscurare la vergogna di questa storia), nonostante tale speranza sia già troppo spesso naufragata nelle brutte pieghe prese da ogni presente che si è fatto già passato. 

da.le.

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