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Lo sdegno della moglie di Davide Cervia contro il Sindaco di Velletri: “da lei solo indifferenza…”

rapimento

Alzate di spalle, risatine, scotimenti di capo. Illazioni, voci buttate lì, alcune alla rinfusa, altre scientificamente congegnate e diffuse ad arte. Un vociare che è durato a lungo, proprio mentre qualcuno continuava a colpire, portando a compimento un delitto perfetto, con un mandante e degli esecutori solo parzialmente oscuri. E’ iniziato e proseguito così il ‘caso Cervia’, che a 23 anni di distanza fa ancora discutere e che pure in quelle prime settimane e mesi fu seguito dalla comunità veliterna con fare sonnacchioso e quasi col distacco di chi, ben imbeccato da quelli di cui sopra, aveva già scartato ed assaporato una verità preconfezionata, buona per tutte le stagioni; un cocktail perfetto pure  a tenere a bada la propria coscienza… 

Un distacco che è partito dalle istituzioni per arrivare a tanti cittadini, che vedevano e hanno ‘sentito’ con lontananza una storia che riguardava un ex uomo di mare, lontano dal potersi fregiare del distintivo di velletrano doc, caratteristica che lo accomunava anche alla famiglia della donna avuta in moglie. Molto più facile, allora, generare ed alimentare illazioni che allontanassero la Velletri d’inizio anni ’90 dalla penombra della cronaca nera, montando piste legate più affini alla cronaca rosa e alle riviste scandalistiche che non, come poi è stato confermato, ad un ‘noir’, che più s’addice a quello che è poi stato faticosamente ribattezzato come un ‘rapimento’ (e chissà se pure omicidio) di Stato.

 

L’esplosione dello scorso anno

Se per la famiglia l’incubo è durato a lungo e dura tuttora in una maniera che nel pure il tempo potrà addolcire per alcuni veliterni la faccenda è scivolata via, salvo qualche riproposizione qua e là durante gli anniversari del rapimento. Stupisce e fa comunque rumore il silenzio delle varie Amministrazioni comunali, non ultime quelle guidate dall’attuale sindaco Fausto Servadio, che sulla vicenda è parso sempre piuttosto distaccato, quasi rientrasse pure lui nel clan dei perplessi della prima ora, di quelli che ancora vanno in giro credendo di poter disporre del lume della verità. Come non ricordare la promessa, mai mantenuta, di adoperarsi per trovare un lavoro ai figli dell’uomo privato della sua libertà e della sua vita. Una promessa finita nel calderone delle tante fatte nel teatrino della politica, dove sovente riscuotono più attenzioni progetti ed appalti che non i diritti violati degli esseri umani.

A distanza di qualche anno, tuttavia, è la stessa Marisa Gentile, moglie del povero Davide, a chiedere pubblicamente quanto sinora aveva meditato nel proprio intimo, sperando di sbagliarsi e confidando che qualcosa sarebbe presto o tardi cambiato. Invano.

“Caro Sindaco Servadio – si legge oggi nella missiva che la vedova Cervia (ricordiamo che di Davide è stata certificata la morte presunta) ha fatto recapitare al Primo Cittadino di Velletri –  ho pensato e ripensato, pensato e ripensato, pensato e ripensato ma non ho trovato alcuna ragione che possa giustificare il suo atteggiamento rispetto al Caso Cervia. Più volte avremmo voluto averla al nostro fianco o semplicemente ricevere una parola di solidarietà o ancora più semplicemente un piccolo interessamento a quello che ci accadeva. Mi riferisco ad esempio all’esplosione avvenuta circa un anno fa presso la nostra abitazione. Si è trattato di un episodio violento che solo per puro miracolo non ha coinvolto qualcuno della mia famiglia. Io non so quale attenzione, quali domande abbia suscitato in lei l’evento che abbiamo subito, ma una cosa è certa: soprattutto un rappresentante pubblico non dovrebbe costruirsi opinioni su tesi precostituite o per sentito dire, ma avrebbe il dovere di informarsi, conoscere e valutare per poi svolgere il suo ruolo di rappresentanza verso quegli stessi cittadini rispetto ai quali ha sottoscritto l’impegno di amministrarli, tutelarli e sostenerli. Anche noi, signor Sindaco, siamo cittadini di Velletri, paghiamo onestamente tutte le tasse, rispettiamo con diligenza tutte le regole che l’Amministrazione Comunale delibera ma in cambio cosa abbiamo ricevuto durante questi 23 anni? NULLA! Se non fosse per l’impegno dimostrato da un suo predecessore (Valerio Ciafrei al quale continua ancora oggi a rivolgersi il nostro ringraziamento e gratitudine) in un determinato periodo, sembrerebbe che noi della famiglia Cervia siamo “orfani” di rappresentanti istituzionali. Non credo di poter essere smentita se dico che le varie Amministrazioni Comunali che si sono succedute (tranne quella guidata da Valerio Ciafrei come ho detto prima) hanno fatto finta che la nostra vicenda, intessuta purtroppo in torbidi ambiti internazionali, non esistesse. Eppure, egregio signor Sindaco, non mi sembra che le nostre battaglie e rimostranze si siano rivelate in questi lunghissimi anni prive di fondamento. Non mi sembra che durante tutti questi anni qualcuno abbia potuto smentire ciò che denunciavamo. Anzi la informo che abbiamo vinto, o meglio, hanno perso coloro che hanno provato a querelarci perchè offesi da quello che denunciavamo, circa dieci procedimenti tra penali e civili: lo chieda per esempio a Massimo Rosatelli (ex direttore dell’allora settimanale La Torre), lo chieda all’ex Capitano dei Carabinieri Giancarlo Barbonetti o al Maresciallo Arzillo, lo chieda all’ispettore della Digos di Roma Sandro Nervalli, ecc. ecc. Mi dispiace tanto, signor Sindaco, constatare che la nostra vicenda non abbia suscitato in lei nessuna emozione, nessun interessamento, nessuna riflessione. Anche in occasione del sit in organizzato in memoria del 23° anniversario del rapimento di Davide, davanti alla Procura della Repubblica di Velletri, Lei era stato invitato a partecipare per sostenere la famiglia ed il Comitato nella richiesta di verità e giustizia in riferimento al violento attentato subito circa un anno prima e passato completamente sotto la più totale indifferenza. Ma lei si è soffermato anche solo per alcuni secondi a pensare che cosa avrebbe provato la SUA famiglia se avesse subito una violenza del genere? Ha pensato a cosa avrebbe provato la SUA famiglia trovandosi di fronte alla più totale indifferenza? Non credo che Lei lo abbia fatto altrimenti avrebbe avuto un sussulto di dignità ricordandosi di esseri umani completamente abbandonati al loro destino e in qualche modo avrebbe tentato di sostenerli. Ringrazio comunque i “pochi” Assessori e Consiglieri Comunali presenti al nostro sit in, ma il vuoto più incolmabile è stato sicuramente generato dalla Sua assenza. Ah, dimenticavo che Lei probabilmente non ha potuto portare una sua parola di solidarietà e sostegno alla famiglia Cervia in quanto impegnato alla presentazione della Festa dell’Uva, evento che sicuramente merita molta più attenzione e partecipazione rispetto ad una manifestazione volta alla difesa dei diritti fondamentali di esseri umani. Comunque Signor Sindaco, scusandomi per il tono forse poco morbido con il quale Le ho rivolto il mio pensiero, resto in attesa di conoscere Sue eventuali considerazioni e, perchè no, curiosità alle quali con immenso piacere provvederò a rispondere. Cordiali saluti, Marisa Gentile”.

dl

 

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