POLITICA

Clamoroso a Genzano: Cesaroni si fa da parte. Resta solo Lommi contro la corazzata di D’Annibale

genzano

 

di Daniel Lestini

 

Clamoroso dietrofront a Genzano, dove la quiete della notte o, forse meglio, il tè di metà pomeriggio, hanno portato consiglio; e che consiglio! D’un colpo, in un battito di ciglia, tutti i dissidi, le lotte intestine e la guerra psicologica combattute a colpi di sms e telefonate, con tanto di guerriglia mediatica e post al vetriolo sui social network, si sono disciolti come neve al sole.
Lo scioglimento dei ghiacci, repentino ed inatteso, comporterà il riemergere di una florida distesa erbosa, dove in tanti già si candidano a pascolare, non temendo alcun pericolo valanga, sebbene qualche sentinella verrà mobilitata per uno sguardo fugace, pronta a scovare improbabili slavine.
Quanto accaduto, fuor di metafora, ha nomi e cognomi ben precisi. Nomi e cognomi che, tra assunzioni di responsabilità e più o meno dolorose rinunce, contribuiranno a fare la storia politica (e non) di una città che negli ultimi anni non è stata affatto avara in termini di colpi di scena.
Nel giorno della presentazione delle candidature per la segreteria del Partito Democratico, quando già si annunciava un’aspra contesa tra il candidato di lunga data (Agostino Cesaroni), e la ‘new entry’ delle ultime ore (Tonino D’Annibale), qualcosa è intervenuto, sparigliando completamente il mazzo. L’asso pigliatutto rischia di essere proprio l’ex consigliere regionale, già segretario ai tempi del Pc e dei Ds, la cui discesa in campo, confortata dall’appoggio dei capisaldi dell’Amministrazione Gabbarini (con in testa Città Futura e Genzano Democratica), è riuscita nell’intento di amalgamare un composto vischioso e sfuggente qual è l’insieme di atomi che costituiscono la materia di liste e movimenti che gravitano attorno ad un Pd presentatosi all’appuntamento congressuale più litigioso ed incerto che mai.
L’appello all’unità, levatosi anche dagli scranni più autorevoli della Giunta Gabbarini, svariati dei quali occupati da dissidenti piddini costretti a ritagliarsi una rivincita fuori dalla ‘casa madre’, sembra aver quindi sortito gli effetti auspicati, provocando il clamoroso dietrofront di Agostino Cesaroni, che aveva covato a lungo propositi di vendetta. Propositi acuiti sin da quando venne beffato sul filo di lana da Giacomo Tortorici, al termine di una contesa interna, la precedente, in cui si ritrovò con un pugno di mosche di fronte ad un candidato il cui nome venne ‘baciato’ dai vertici amministrativi.
Un Agostino Cesaroni che le cronache di questi ultimi giorni dipingevano ancor più furente e determinato che mai nel proposito di portare a termine il proprio piano, desideroso di rappresentare al meglio propositi ed istanze di una larga frangia del Pd cittadino restia ad abboccare a qualsiasi proposito di pacificazione coi ‘reprobi’ del biennio 2010-2011.
Eppure, nonostante tutto questo, nonostante il fuoco di tiro di chi ha inondato i profili facebook per vomitare il proprio sdegno di fronte ad una candidatura definita inappropriata e fuori luogo, è arrivata la clamorosa marcia indietro, col candidato designato che ha rinunciato ad una manciata di minuti dal gong della presentazione delle liste. Una manciata di minuti che per poco non lasciavano senza rappresentanza quella parte del Pd rimasto orfano di un candidato e costretto a doversi reinventare, in un men che non si dica, una quadratura del cerchio che appariva a quel punto maledettamente in salita.
Cronache di questo pomeriggio, un pomeriggio in cui Luca Lommi si è ritrovato, suo malgrado, a dover momentaneamente svestire i panni di consigliere comunale, per indossare quelli di candidato. Un’assunzione di responsabilità ritagliata senza neppure il tempo di meditarci su, col solo scopo di non tradire i propositi maturati in questi anni e mai scemati neppure negli ultimi giorni, dove la ‘campagna elettorale’ è stata incessante e palpitante.

Sarà quindi Lommi l’alfiere di una corrente del Pd vicina, tra gli altri, all’ex sindaco Enzo Ercolani, difficilmente affine a smussare gli attriti che lo hanno portato a divergere dalle posizioni del suo successore. Proprio Lommi, a questo punto, l’unica variabile di una partita che ad un certo punto ha rischiato di non disputarsi, per assenza di sfidanti.

Cosa sia davvero cambiato nelle ultime ore non è ancora dato saperlo e sarà difficile ricostruirlo, essendo materia più adusa alle cronache di gossip politico che ad elementi basati su fatti e contenuti concreti. Cosa sia cambiato per far si che una personalità politica del calibro di D’Annibale, apprezzata ben oltre i confini di Genzano, sia stata prima bistrattata e poi, d’improvviso, accolta come si confà ad un ‘redentore’ della scena politica, lo potranno svelare solo i diretti interessati, che è prevedibile rimarranno però con le bocche ben cucite, abbottonandosi a riccio dietro le ricostruzioni ufficiali.
Di fronte a tutto questo bailamme di colpi di scena, resta un retroscena in cui i cittadini saranno chiamati a dire la loro, partecipando attivamente ad un congresso che si annuncia meno combattuto ed incerto di quanto non sembrava sino a pochissime ore fa; anche le correnti che facevano capo alla renziana Maria Teresa Petrucci e Carlo Valle, difatti, sarebbero rinsavite, anche loro folgorate sulla via di Damasco.
Di fronte allo sparuto gruppetto di chi è rimasto a commentare quanto accaduto con epiteti impronunciabili, accusando a destra e manca gli autori di questo idilliaco quadretto, c’è anche chi gongola sorridente, brindando ad una giornata che sa tanto di preludio ad una rinnovata unità che, in caso di suggello dal voto di giovedì 31 ottobre, sancirà l’inizio di una nuova fase politica. Una fase politica in cui, salvo nuove clamorose fratture, poter ambire a far di nuovo garrire i vessilli di quella che non a torto fu definita a lungo la ‘piccola Mosca’ dei Castelli. In tal caso i vincitori di questo scampolo di fine ottobre saranno in due: Tonino D’Annibale, ovvio, ma anche Flavio Gabbarini, la cui strada verso un nuovo quinquennio alla guida della Città dell’Infiorata sarebbe sicuramente meno impervia di quanto poteva diventare in caso di perdurante frattura all’interno della coalizione. 

Sempre che, di fronte alle alchimie chimiche della politica, non se ne avvantaggi anche la frangia dell’antipolitica o di quella politica che vive sui partiti di rottura, come quel Movimento 5 Stelle che alle Politiche, anche nei confini genzanesi, calamitò percentuali davvero elevate.

 

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