La storia di Georgij, il pittore pendolare che lasciò la Croazia negli anni ’80

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di Maria Lanciotti

Lasciò la Croazia negli anni ottanta, si fermò a vivere per qualche tempo in Abruzzo, in Toscana e negli ultimi vent’anni nel Lazio, soprattutto nei Castelli Romani. Da cinque anni risiede agli Altipiani di Arcinazzo, una località  ricca di abetaie e grandi distese di prati adagiata fra il Monte Altuino e il Monte Scalambra, luogo di villeggiatura per tanti romani.

Si chiama Georgij Falsfein e fa l’artista pendolare. Alle cinque di mattina prende il pullman ad Arcinazzo, scende alla stazione di Zagarolo, prende il treno per Ciampino e intorno alle otto si trova a Piazza della Pace, con i suoi strumenti di lavoro. Georgij dipinge. E mantiene sempre fresca l’immagine del Sacro Cuore di Gesù, da tanti anni dipinta sul sagrato, ma non si definisce madonnaro. “Faccio quadri, affreschi, ritratti su commissione; dipingo macchine, motorini, caschi, tutto. Dipingo a olio e a vernice, poco acrilico” dice Georgij, e aggiunge: “Ero negato per la pittura, fin da bambino. Poi intorno alla metà degli anni ottanta, mi trovavo in Spagna, in Andalusia, ho visto tanti artisti dipingere e lì ho cominciato”.

DSCN0268Georgij ha famiglia, moglie e un figlio di undici anni che frequenta la scuola media. Gli chiediamo se pensa di tornare un giorno in Croazia. “In Croazia non posso svolgere questo lavoro, lì non esiste, non ci sono madonnari, non ci sono artisti di strada. Qui giro per le sagre, per le feste patronali, espongo i miei quadri. Mi muovo in provincia, Viterbo e Rieti sono i posti migliori, la gente è generosa, contribuisce”. Perché allora non trasferirsi in una di queste località più proficue? “Gli affitti sono alti”, spiega Georgij. “Io ad Arcinazzo Romano vivo fuori dal paese, in campagna, in una grande casa con tanto spazio, ho pure cani e gatti, e pago duecento euro di affitto al mese”.

La gente passa e saluta Georgij, è una frequentazione quotidiana con gli abitanti del centro che dura ormai da anni. “Il prete vuole che me ne vada da qui”, dice Georgij. “Se vado al bar mi servono il caffè in un bicchiere di carta con un cucchiaino di plastica. Qualcuno dice che i clienti si lamentano quando io entro, ma io non sono malato”. E parla di ipocrisia, ma anche di persone buone e veramente devote quando si recano in chiesa. Ormai li conosce tutti, si riposa solo il sabato pomeriggio e la domenica, quando si riducono le corse dei mezzi pubblici e gli spostamenti diventano più difficili. Il suo lavoro è qui e anche la sua vita. Almeno per ora. 

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