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Carabella si è buttato ancora. Un tuffo per dire “si alla Vita”

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Lo ha fatto ancora, come ormai da qualche anno a questa parte. Simone Carabella, nella mattinata del 1° gennaio, mentre magari qualcuno, dopo una nottata di bagordi, stava per chiudere gli occhi per un sonno ristoratore, ha scelto di tornare su un ponte del Tevere, seminudo, per buttarsi giù, verso le fauci del fiume. 

Lo ha fatto per una nuova causa, se possibile ancor più nobile di quella comunque importante che lo smosse negli anni passati, quando cercò di sensibilizzare l’opinione pubblica contro lo scempio del possibile Inceneritore di Roncigliano.

Questa volta il tuffo da Ponte Cavour, il quarto consecutivo, è stato finalizzato a non abbassare i riflettori sul metodo Stamina. “Un tuffo per dire si alla vita” ha allora sintetizzato Carabella dopo la nuova ‘impresa’. Un’impresa che anni fa fu inaugurata da ‘Mister Ok’, che come Simone si è nuovamente tuffato verso le acque torpide del fiume romano. 

tuffo2Il volo verso l’acqua è stato preceduto dal lancio in cielo dei palloncini colorati sorretti da alcuni pazienti in attesa di potersi curare col metodo Stamina. “Curarmi non è reato” e “Non ho più voglia di morire” gli slogan apposti sulle loro maglie, nella speranza che la comunità non abbassi la guardia sulla possibilità di adottare il Metodo Vannoni, al momento senza il via libera del Ministero della Salute. 

 

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