CRONACA

Rifiuti, pioggia di arresti. In manette anche il ‘Re della Monnezza’. E ad Albano dell’Inceneritore non c’è più traccia

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cerroniPer qualcuno può trattarsi di tutto, fuorchè di una sorpresa, fatto sta che sul fronte rifiuti questa mattina sono stati portati a termine arresti eccellenti ad opera dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (Noe), che su richiesta del Pm Alberto Galanti, al termine di 5 anni in indagini e migliaia di intercettazioni telefoniche, pedinamenti e perizie contabili, hanno tratto in arresto 7 persone, tra cui il ‘Re della Monnezza romana’, l’87enne Manlio Cerroni da Pisoniano, per 30 anni padrone incontrastato del settore.

Le accuse sono pesanti, si va dall’associazione per delinquere alla truffa, passando per il traffico illecito di rifiuti. L’inchiesta, partita nel 2009, aveva subito un primo stop col Gip di Velletri, che si era dichiarato non competente dopo che il Pm Giuseppe Travaglini, dalla Procura veliterna, aveva firmato la prima richiesta di arresto, giunta nel 2011. Le indagini sono poi riprese nel 2012 e hanno portato alla svolta odierna. In manette anche Bruno Landi, due volte Governatore della Regione Lazio (nel triennio 83/85 e nel biennio 89/90), oggi amministratore delegato di Ecoambiente, che gestisce la discarica di Latina, e ad di Viterbo Ambiente e Latinambiente.  Ai domiciliari anche personaggi di spicco del gruppo che ha guidato la discarica di Malagrotta; stessa sorte per due dirigenti della Regione Lazio (è il caso di Luca Fegatelli, che Nicola Zingaretti ha voluto Presidente dell’Agenzia per i beni confiscati alla mafia, e di Raniero De Filippis, direttore del settore ‘Infrastrutture, ambiente e politiche abitative’).

“Al centro dell’indagine avviata nel 2009 dal pm Travaglini  – si legge dall’espresso.repubblica.it – e poi sviluppata dalla procura di Roma c’è l’impianto di Albano Laziale, che serve i comuni dei Castelli romani. Oltre alla discarica – otto invasi cresciuti negli anni a dismisura – qui funziona dal 2006 un sistema di trattamento dei rifiuti, che produce il Cdr – combustibile derivato dai sacchetti dell’immondizia – destinato all’inceneritore di Colleferro. La tariffa pagata dalle amministrazioni si basa su una quantità presunta di Cdr prodotto che – secondo le indagini – non corrisponderebbe alla realtà. In sostanza per almeno cinque anni – annotano i carabinieri del Noe nelle informative inviate alla Procura di Velletri nel 2011 – «la Pontina Ambiente (società di Cerroni che gestisce gli impianti) non ha mai rispettato le percentuali minime» di trattamento. I contratti prevedevano una produzione minima del 29% di Cdr rispetto alla quantità di rifiuti trattati. Dai controlli effettuati sono invece risultate cifre ben inferiori: dal 7,9% del 2007, al 14,4% del 2010. La differenza corrisponderebbe alla cifra di ben nove milioni di euro, ottenuta «incrementando la tariffa per la termodistruzione – anche sul quantitativo di cdr mai prodotto o comunque mai combusto – nel periodo 2006-2010». Un «disegno criminoso» per per gli inquirenti, realizzato «con artifici e raggiri, che inducevano in errore i comuni di Albano Laziale, Ardea, Ariccia, Castel Gandolfo, Genzano, Lanuvio, Marino, Nemi, Pomezia e Rocca di Papa» in modo da procurare alle società di Cerroni un «ingiusto vantaggio patrimoniale con danno di grave entità economica per le pubbliche amministrazioni». Risultati di indagine che portarono già nel 2011 alla contestazione al Re di Malagrotta e ad alcuni suoi manager (tra loro c’è anche il suo braccio destro Francesco Rando) del concorso in frode e truffa ai danni dello Stato, con una prima richiesta di arresto”.

Chiaro come tutto questo si basasse sulla compiacenza di parte della struttura regionale, e se nel Preliminare del prossimo Piano dei Rifiuti regionale dell’inceneritore di Albano non c’è più menzione, per coloro che per anni hanno lottato contro il cancrovalorizzatore dei Castelli, a vantaggio della salute dei cittadini e contro il profitto indiscriminato di pochi, è una giornata di quelle che segnano un punto di svolta. 

DELL’INCENERITORE NON C’E’ PIU’ TRACCIA

incEd è sicuramente casuale, ma per questo ancor più soddisfacente, che proprio in queste ore, poco prima degli eccellenti arresti portati a termine in mattinata, che il Coordinamento contro l’Inceneritore aveva diramato una nota con la quale annunciare che “dopo 7 anni dell’Inceneritore di Albano non vi è più traccia”. 

“Nel Convegno tenuto il 13 dicembre alla Presidenza della Regione Lazio dalla padronale Confservizi, con l’intervento di Zingaretti e Civita – si legge nella nota del Coordinamento –  è stato presentato il preliminare del prossimo Piano dei Rifiuti. Si tratta di un documento che ricalca in larga massima i precedenti di Marrazzo e Polverini.  Vengono annunciate nuove discariche per 2 milioni di metricubi; confermato l’uso degli inceneritori esistenti e l’ampliamento di quelli di S.Vittore e Malagrotta; introdotti impianti a biomasse-biogas per 400mila tonnellate, e questo sarebbe un fatto nuovo, ma con conseguenze pesanti su inquinamento e salute e viceversa lauti incentivi pubblici ai gestori.

A fronte di una produzione di rifiuti prevista stabile per i prossimi quattro anni, pari a 3 milioni e 200mila tonnellate, di un aumento tendenziale, quanto ridicolo, di circa il 5% annuo per la raccolta differenziata, l’inceneritore di Albano non viene più nemmeno menzionato.

Una nostra grande vittoria come non accade a Torino o a Parma e in nessun’altra parte di Italia? E’ presto per dirlo.
Aspettiamo che l’A.I.A. del 13 /08/09 venga revocata, che il GSE non rinnovi la convenzione per l’accesso ai CIP 6 di Cerroni e soci e poi ne saremo certi.
È pur vero che dopo quanto affermato dai vertici regionali due settimane fa un’eventuale marcia indietro sarebbe fatto unico e clamoroso.

Cominciamo perciò a dire che i tredici cortei territoriali, le mobilitazioni romane alla Regione, al GSE, al MISE, al TAR; le centinaia di assemblee e presidi, la decina di ricorsi al TAR, le azioni presso le procure, la Corte dei Conti, i Tribunali civili e quelli Europei; l’aver costretto giornali e TV a parlare di noi, la capacità di piegare partiti e amministrazioni a fare marcia indietro rispetto alle loro condotte nazionali, hanno rappresentato bene cosa voglia dire CONTROPOTERE POPOLARE.

Questa vertenza insegna una cosa semplice: per cambiare qualcosa non bisogna guardare al Palazzo e/o ai Palazzi, ma impegnarci là dove viviamo per decidere ed impedire che altri decidano per conto nostro.  È SOLO L’INIZIO.

 Rimane intanto l’assurda questione del settimo invaso e di tutto il sito di Roncigliano. I miasmi non si sono fermati con la fine dell’estate; anche questa buca sta per esaurirsi, mentre si vìola palesemente anche il decreto Clini (monnezza romana).

A nessuno va consentito di continuare ad interrare rifiuti né a convertire gli impianti esistenti in nuove occasioni di profitto e nocività.

LA MOBILITAZIONE CONTINUA….

13 gennaio CONFERENZA SERVIZI – PALAZZO SAVELLI ALBANO ORE 11.30

17 gennaio ASSEMBLEA CITTADINA PALAZZO SAVELLI ALBANO ORE 17.00

23 gennaio ASSEMBLEA POPOLARE – OK CLUB V.PANTANELLE CANCELLIERA ORE 21.00

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