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Viaggi – Il ‘tetto d’oro’ delle Alpi: l’incanto del Tirolo

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COMPAGNI DI VIAGGIO 

a cura di Luca Lestini

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A un’ora dal confine, dove nascono grandi campioni dello sci, si affrontano salite impegnative per regalarsi divertimento sulla neve, benessere e cucina superba.

tiroloNarra una leggenda cinese che un giorno, tanto tempo fa, il mondo fu sconvolto da un grande diluvio: i campi si inondarono, il cielo era scuro di nubi nere, gli uomini si intristirono. Poi, però, l’Eccelso dei Sette Cieli (l’equivalente orientale del nostro Dio), si impietosì: prese una stella, la trasformò in un cristallo e la nascose sotto una montagna in riva a un fiume. “Quando questa gemma brillerà”, disse , “tornerà il sole”. Come promessa non era un granché: come può una pietra mandare luce da sotto terra? Ma ecco che tre draghi uscirono dal fiume, presero a ballare sul monte e lo fecero franare. Così il cristallo uscì allo scoperto e poté brillare, il sole riapparve e sulla Terra tornò la felicità.

Innsbruck, capoluogo del Tirolo, non è Pechino, che dista ben 10 mila chilometri di distanza, eppure questa antica leggenda calza a pennello con questi luoghi vicino al Brennero, dove gli elementi del racconto si ritrovano tutti. C’è il fiume: l’Inn, che dà il nome alla città e le acque al Danubio. C’è il monte, anzi ce ne sono moltissimi: il più vicino è l’Hafelekar, un gigante di 2400 metri su cui si arrampica una funivia. E qua e là c’è anche qualche drago: uno, per esempio, è scolpito da 500 anni sulla porta della chiesa di San Giorgio, a Trins, pittoresco paesino della valle Gschnitztal, sotto il ghiacciaio dello Stubai, ai cui piedi si va a sciare con un trenino rosso che pare uscito da un cartone animato di Heidi. Anche il cristallo c’è. Anzi, ce ne sono milioni, visto che un sobborgo di Innsbruck, Wattens che dista 15 chilometri dal capoluogo, è la capitale europea del settore. Infatti, proprio qui ha sede la Swarovski, azienda nata artigianale nel 1895 e diventata con il tempo una grande industria: un colosso capace di dare lavoro a circa 10 mila dipendenti e di sfornare ogni giorno 30 tonnellate fra gioielli, vasi e soprammobili così luminosi da fare invidia al cristallo dell’Eccelso dei Sette Cieli. Grazie a quest’azienda dal nome slavo, Wattens ha ottenuto un posto nel Guinness dei primati, perché possiede il cristallo più grande del mondo, ma anche il più piccolo: il primo, una gemma che pesa 63 chili e ha cento facce; il secondo, composto da 17 faccette per un diametro di 0,8 millimetri. Nel 1995, in occasione del centenario della nascita del gruppo, è stato inaugurato il singolare museo Swarovski Kristallwelten, ideato dall’artista viennese André Heller. E’ qui che vengono custodite le due gemme da “guinness”, un guinness al quale conta di iscriversi presto anche la Red Bull di Sebastian Vettel, di stanza proprio a ridosso del Tirolo.

innsbruckInvasione cinese anche qui in Austria, dunque, come in quasi il resto del mondo? Non esattamente. Appena tornate da Wattens verso il centro di Innsbruck ci si accorge subito che cristalli e dragoni sono finiti qui per caso. L’anima profonda della città tirolese è tutt’altra. E il simbolo non è una gemma da record, ma il Goldenes Dachl, un lezioso balcone del ‘400 con un tetto fatto di circa 2700 tegole di rame dorato.

Proprio il “Tetto d’oro”, voluto dall’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, è l’emblema che sta a Innsbruck come il Colosseo sta a Roma o la Torre Eiffel a Parigi. All’ombra del balcone sfila tutto ciò che conta: dai cortei di Carnevale a quelli di protesta per i troppi camion in arrivo dal Brennero; dai raduni degli Schutzen al pellegrinaggio dei turisti italiani, che salgono qui a fare incetta di speck e strudel  nelle botteghe rionali. A dicembre, sotto il Goldenes Dachl sfilano anche le bancarelle del mercatino di Natale, grondanti di dolci, ninnoli e magica malinconia.

Conti, duchi, imperatori ebbero sempre a cuore la vera “capitale” non solo del Tirolo, ma di tutte le Alpi. E c’è qualcuno che l’associa più ai fasti degli sport invernali, per le sue due Olimpiadi invernali, piuttosto che allo scrigno di tesori d’arte che custodisce. La città, adagiata in un’ampia ansa dell’Inn, a 570 metri di altitudine, non grandissima, ma preziosa, ha lasciato il segno nella storia d’Europa. Vanta il più completo insieme di opere rinascimentali dell’Austria, al quale si aggiungono gli apporti del Barocco e del Rococò. Ma l’aspetto eccezionale è che il tutto si inserisce in un autentico paesaggio alpino, con le montagne della catena del Karwendel che incombono sulla città. La parte più bella è racchiusa nel perimetro centrale dell’Altstadt, anche se gli immediati sobborghi come Wilten, dove si trovano due imponenti architetture sacre, la Basilica papale e l’abbazia, o il castello di Ambras, roccaforte inespugnabile, residenza nobiliare e infine, dopo numerose modificazioni architettoniche, ricchissima pinanoteca e museo colmo di tesori, offrono altre preziose testimonianze artistiche di valore assoluto.

Oltre Innsbruck, in bilico fra passato e presente, una gioiosa nostalgia ci porta nell’altro Tirolo, tra monti selvaggi, città medievali e gente che sa divertirsi. Salendo in funivia verso l’Hafelekarspitze, il Tirolo si apre alla nostra vista in una gloriosa sinfonia paesaggistica: come su una pagina di un atlante illustrato si distinguono i monti, si leggono le pieghe delle valli, si contano i villaggi e gli alpeggi, si sgrana il rosario delle chiese e cappelle solitarie. E dove lo sguardo non arriva, chi lo vuole può intuire comunque l’incanto di luoghi romantici dove la tradizione non ha tempo.

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Kitzbuhel

A noi più familiare, e quindi più facile da “immaginare”, ecco allungarsi a sud la valle del Brennero, il più trafficato accesso dall’Italia. Del resto già dal 1867 era percorsa da una ferrovia, un costosissimo gioiello tecnologico che impiegava 6 ore per collegare Innsbruck a Bolzano passando attraverso ben 23 tunnel. La valle in se stessa è un tormento di automobili pullman e autotreni, ma tutt’intorno è paradiso.

Il pettine delle valli prosegue verso ponente con l’Otztal che il Timmelsjoch mette in comunicazione con Merano, e poi, selvaggia e antica, la Pitztal, con la Pitz-Panoramabahn, la più alta funivia austriaca, che si spinge fino ai 3440 m dell’Hinterer Brunnekogel.

E ancora più a ovest , si incontrano l’Arlberg e Sankt Anton, la madre di tutte le stazioni sciistiche: qui nel 1907 Hannes Schneider, con lo stemm-christiania, inventò lo sci moderno mandando in pensione il telemark degli scandinavi. Non molto più in alto, si raggiunge Sankt Christoph: un lento e tranquillo avamposto di civiltà in una natura spettacolare.

Un poco più oltre ci sono la Germania e la Svizzera. Ma questo è un altro viaggio…

 

peckLo Speck

E’ in Tirolo Orientale che ha origine una specialità considerata “l’alimento dei Germani”, almeno da quando Tacito descrisse le loro abitudini alimentari. La traduzione di speck potrebbe essere: carne di maiale disossata e affumicata. Questo termine ha sostituito quello più antico di bachen (il bacon inglese) solo nel XVIII secolo. Ma “tra il dire e l’assaggiare” c’è una squisita differenza fatta di profumi, di raffinati miscugli di sapori, frutto di millenarie esperienze e di una rigorosa selezione delle materie prime, cioè spalla, coscia e pancetta di maiali macellati tra novembre e dicembre. Per la salamoia, che dura due settimane, ogni contadino ha la sua ricetta: oltre al sale vengono utilizzati pigmento inglese e altre erbe aromatiche tra le quali rosmarino, alloro e ginepro. Poi occorrono tre settimane di affumicatura. Il combustibile può essere legno di abete rosso, di pino, di abete bianco o di faggio, tralci di vite, segatura. Poi è la volta della stagionatura, che dura almeno tre mesi e varia in funzione del clima e dello spessore della carne.

a cura di Luca Lestini

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