‘Il Verbo della Domenica – Beati i poveri in spirito…Beati i miti…Beati i puri di cuore…

beatitudini

IL VERBO DELLA DOMENICA – a cura di don Gaetano Zaralli

Dal Vangelo secondo Matteo (cap. 5,1-12)

( IV Domenica (T.O. – A)

 

beatitudiniTESTO

Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.”

 

COMMENTO

 “…Si mise a parlare e insegnava loro dicendo…”

Se un qualche dotto Fariseo avesse chiesto ad uno dei dodici di fare una breve ma compiuta esposizione della dottrina di Gesù, sarebbe risultata probabilmente una scarsa informazione da parte degli apostoli circa il pensiero del Maestro. Lo avevano visto operare miracoli per fare del bene agli afflitti,  lo avevano udito predicare come uno che ha autorità ed affermare principi di giustizia e di bontà, si sentivano da lui attratti e verso di lui nutrivano sentimenti di affetto sincero: ecco tutto, altro non sarebbero stati in grado di dire. Era necessario, perciò, che Gesù facesse delle comunicazioni a parte, circa i suoi insegnamenti e intendimenti.

Anche i popolani che occasionalmente udivano predicare Gesù avevano bisogno di maggiore chiarezza sulla dottrina che veniva loro proposta, se non altro per dare risposte adeguate agli Scribi e ai Farisei che sempre più si dimostravano ostili a tutto ciò che il Maestro diceva e faceva. Di qui l’opportunità di una dichiarazione di programma, che l’evangelista sintetizza egregiamente nel famoso “Discorso della Montagna”. 

Le generazioni cristiane presenti oggi nel globo, dopo venti secoli di vangelo predicato, dovrebbero conoscere a memoria l’intero Nuovo Testamento, e, la vita di chi cristiano si dichiara, dovrebbe essere oggi intrisa fino al midollo delle ossa di Buona Novella. Pare che non sia così e il compito di distribuire le responsabilità di tanta ignoranza tra le folle battezzate, purtroppo, se lo arroga ancora una volta chi in realtà è complice in tanta negligenza. E i cattolici sono più ignoranti dei protestanti, e i preti sono meno entusiasti dei fedeli nel vivere la Parola. 

Insegnare non significa imprigionare i testi della Bibbia nello schema forzato del rito della messa, spalmando nel ciclo di qualche anno gran parte del Testo Sacro con la vana speranza di raggiungere in questo modo chissà quanti fedeli; né può tranquillizzare le coscienze degli operatori di pastorale l’iniziativa di porgere l’insegnamento a gruppi ristretti di cattolici impegnati, sempre gli stessi, sempre più inquadrati, senza pensare contemporaneamente di andare oltre i confini di una chiesa ghettizzata. 

 

Beati i poveri in spirito… Beati i miti… Beati i puri di cuore… 

Gesù lancia lo sguardo alle folle, dove si nascondono i “poveri”, cioè coloro che, rinunciando all’autoaffermazione, aderiscono al progetto di Dio;  dove i “miti”, che sono i prediletti del popolo, costituiscono la parte più debole; dove  i “cuori”, puri perché di carne, sono anche  viventi e palpitanti … Costoro i discepoli debbono raggiungere perchè possano finalmente  emergere quelle ricchezze.

La predicazione che bada alle forme e non all’approccio diretto con la gente, pur con la volontà di salvaguardare  la “dignità” di un’azione liturgica, rende superbi i poveri, pieni di rancore  i miti e lascia che i cuori induriscano, vittime come sono di incomprensione. 

DON GAETANO ZARALLI

Più informazioni
commenta