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L’Aspal e il Comitato Falde Monte Artemisio tornano sulla Caccia e sul Rifugio Forestale di Velletri

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aspalL’Aspal (Associazione Produttori Agricoli Laziali) e il Comitato Falde Monte Artemisio, si sono ritrovati nei pressi del consiglio regionale del Lazio, per ribadire le proprie posizioni in merito a quanto avviene nel Parco dei Castelli Romani, con particolare riferimento alla caccia e alla situazione del Rifugio Forestale, senza dimenticare di toccare un tema che si perde negli anni, quello dei confini del parco stesso. 

“Da quanto è emerso sulla stampa locale e nazionale – si legge nel comunicato congiunto diffuso dai due movimenti –  in riferimento all’annoso problema riguardante i confini del Parco dei Castelli Romani corre l’obbligo di fare delle precisazioni importanti, fra i cacciatori corretti e i bracconieri. I cacciatori corretti, in merito alla situazione del Parco dei castelli, sono i primi a difendere l’istituzione del Parco, affinchè sia un parco che funzioni, con tabellatura certa e con un piano di assetto votato, deliberato ed approvato dal consiglio regionale. I bracconieri sono altra cosa ed esistono non solo nel Parco regionale dei Castelli Romani, ma in ogni angolo d’Italia. Si rimane allibiti per quanto pubblicato sui giornali menzionati, riferito ai cacciatori, e non si dà atto nelle operazioni di controllo su tutto il territorio del Parco dei castelli, agli abusi di ogni genere, compreso l’abuso per eccellenza riguardante il rifugio forestale del Monte Artemisio.  Ad oggi il rifugio forestale risulta dissequestrato, ma saremo molto attenti affinchè si applichi il regolamento stilato per il comodato d’ uso, il quale all’articolo 8 dell’atto stipulato tra il Comune di Velletri e il Parco dei castelli, cita testualmente che per eventuali abusi riguardanti la normativa urbanistica, il rifugio automaticamente ritorna al Comune di Velletri. Ci chiediamo ed interroghiamo le autorità preposte (sindaco, assessore patrimonio boschivo e dirigente del comune di Velletri) cosa fanno e cosa intendono fare), perchè se dovesse passare il concetto di sanatoria in quella zona vincolata, varrebbe anche per altri centinaia di abusi alle falde del Monte Artemisio sempre in zone soggette a vincoli.  L’ Aspal e il comitato falde monte artemisio, in riferimento al Parco, rivendicano allora i confini dettati dalla legge istitutiva del 1984.  Quanto avvenuto negli anni a seguire, riguardante siti comunitari e zone protette, nonchè altro piano di ampliamento, non è stato mai votato e approvato dagli organi regionali, ma è servito a spendere centinaia di migliaia di euro per consulenze ed altro.  Si precisa inoltre che le associazioni, unitamente all’ex assessore all’agricoltura e patrimonio forestale del Comune di Velletri, hanno condotto una battaglia a tutela dei boschi di castagno, per l’aggressione tutt’ora in atto del cinipide, prima con una manifestazione alla Pisana il 29 febbraio 2012 e, successivamente, con delle riunioni sia in Regione che presso la Cantina sperimentale di Velletri, dove attraverso un lavoro di sinergia fra l’assessorato regionale e comunale si è arrivati all’ apertura di un centro di riproduzione del tourymus (insetto antagonista del cinipide). In tutte queste riunioni non si è mai avuta la presenza delle autorità del Parco dei castelli romani, benchè siano state sempre invitate dall’assessorato comunale.   I boschi, ad oggi, sembrano attraversati da un bombardamento causa calamità, in quanto eccetto la ripulitura della strada principale e di alcuni sentieri primari, grazie alla collaborazione nostra e dell’ ex Assessore all’agricoltura di Velletri, sono abbandonati a se stessi, con seri pericoli non solo per gli incendi, ma anche per il  pericolo di dissesto idrogeologico, visto il cambiamento climatico in atto.  L’ Aspal ed il Comitato Falde Monte Artemisio oltre al rientro in possesso del rifugio forestale da parte del comune di Velletri si augurano una sensibilità maggiore da parte delle istituzioni preposte verso la nostra montagna, anche nel rispetto delle vecchie e nuove generazioni, non dimenticandosi della nostra storia, cultura e tradizione”.

 

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