Attualità

Una Cattedrale gremita per l’ultimo saluto a Don Antonio. Il commovente ricordo di Fabio Ludovisi

Don Antonio durante la Camera ardente nella sua chiesetta
 Don Antonio durante la Camera ardente nella sua chiesetta

Il feretro di Don Antonio durante la Camera ardente nella sua chiesetta

di Daniel Lestini

E’ in una Cattedrale di San Clemente gremita, con le navate che a fatica hanno contenuto i tanti fedeli accorsi, che la città di Velletri ha tributato il suo ultimo saluto a Don Antonio Carughi, prima del suo ritorno verso la sua Como, dove riposerà in pace, accanto alle spoglie dei suoi genitori.

Fosse toccato ancora a lui officiare la Santa Messa, per una volta non avrebbe dovuto interrompere l’omelia per rimproverare con un’occhiataccia il ritardatario di turno, implorandolo di colmare gli spazi vuoti delle prime file. Ingente la fiumana di fedeli, molti dei quali ‘emigrati’ proprio dalla sua parrocchia, che si sono riversati nel cuore della Diocesi per stargli vicino durante l’inizio del viaggio verso la ‘Casa del Padre’.

Don Antonio in un recente battesimo

Don Antonio in un recente battesimo

Per qualche istante, chiudendo gli occhi, è parso quasi di sentire la sua voce, accompagnare quei canti che il coro della parrocchia ha intonato a lungo, quasi a non voler far terminare quella sua ultima funzione religiosa. In suo onore i canti che lui stesso aveva catalogato in quegli album che per anni hanno accompagnato le sue sempre articolate e mai banali celebrazioni. Lo stesso è accaduto nella toccante veglia di preghiera del giorno prima, nella camera ardente allestita all’interno della ‘sua’ chiesetta, dove Don Paolo e Don Dario (che non in pochi vedrebbero come suo degno successore) lo hanno celebrato nell’attesa del rito funebre.

 

funerale don antonioIL VESCOVO – Nell’ora dell’ultimo saluto intorno a Don Antonio si è stretto l’intero clero della Diocesi Velletri-Segni, con in prima fila il Vescovo Vincenzo Apicella, che nella sua omelia ha ricordato come “Don Antonio sia stato pastore nel nome del Signore, mandato per il gregge di questo popolo. Accanto al Gesù che rivendica il potere di custodire tutte le sue pecore – ha aggiunto il Vescovo – Don Antonio è stato lui stesso una pecora del suo gregge, uno che ha ascoltato la sua parola sino in fondo. Nel calvario che Don Antonio ha vissuto in queste ultime settimane il Signore lo ha purificato, preparandolo all’incontro con lui, raffinandolo come si raffina l’oro, tanto che neanche un lamento o una lacrima versata andrà sprecata. Gesù si definisce il pastore affinché le sue pecore abbiano la vita, ed è questo è il compito di pastore costituito ad immagine di Gesù Cristo; all’espletamento di questo compito Don Antonio ha dedicato la propria vita affinchè potesse annunciare il Vangelo e celebrare i Sacramenti. Antonio, che era stato ordinato sacerdote nel ’64, ha dedicato a questa missione 50 anni della sua esistenza. Lo ha fatto inizialmente nel Monastero di Casamari, per poi entrare nel ’78 in Diocesi, nel convento dei Padri Carmelitani di Gavignano. Da 30 anni, infine, era parroco della Parrocchia della Madonna del Rosario e quando due anni fa, al compimento dei 75 anni, sondammo la sua disponibilità a lasciare la parrocchia mi scrisse una lettera di rinuncia alle dimissioni, che oggi sembra quasi un testamento spirituale. Svolgo questo servizio di parroco da 28 anni – vi era scritto – e le posso dire con tutta sincerità che vi ho investito tutto il mio entusiasmo, tutte le mie capacità e risorse umane e spirituali, e, ovviamente, tutti i miei limiti e le mie deficienze””.

La Processione dell'ottobre del 2012

La Processione dell’ottobre del 2012

“Nelle sue parole – ha proseguito il Vescovo – emerge il desiderio di rispondere fino in fondo alla missione intrapresa, nella consapevolezza dei propri limiti ed insufficienze. In lui c’era questa immediatezza, questo desiderio di incidere efficacemente nell’azione pastorale, e lo ha fatto con particolari risultati, visto che nella sua parrocchia, ma anche oltre, erano tante le persone con le quali aveva saputo stabilire un legame potente, anche di amicizia oltrechè pastorale. Nella sua lettera scrisse ‘mi sono buttato dentro questa missione con entusiasmo, mettendoci tutto me stessoe lo si vedeva quando s’incavolava e dava sfogo al suo carattere impulsivo, ma allo stesso tempo riconosceva i suoi limiti di cui chiedeva scusa (“chiedo scusa a lei e ai confratelli, ai sacerdoti e ai fedeli perchè forse non ho sempre saputo dare il buon esempio”). Questo suo riconoscimento dei propri limiti – ha concluso il Vescovo – arricchisce ancor di più la sua figura agli occhi del Signore, perchè chi si innalza sarà umiliato e chi si umilia sarà innalzato. Che il Signore accolga questo suo Servo e abbia misericordia di lui nella Patria del Cielo”.

 

Don Antonio con l'allora Vescovo Andrea Maria Erba

Don Antonio con l’allora Vescovo Andrea Maria Erba

IL RICORDO DI FABIO LUDOVISI – Commoventi e da applausi le parole di Fabio Ludovisi, dai più conosciuto per le sue spiccate doti musicali, che ne fanno un maestro di primo livello, ma per i fedeli della parrocchia riconosciuto da decenni come il braccio destro di Don Antonio. “30 anni di parole, celebrazioni, cene e feste – ha esordito – non si possono condensare in poche righe. Tuttavia – ha aggiunto – mi sento di esprimerti dal profondo del cuore il grazie più immenso per quello che hai rappresentato nella mia vita, prima di ragazzo, poi di sposo ed infine di genitore. Sei stato sempre presente nei grandi momenti della nostra vita, delle nostre scelte e anche dei nostri dubbi; dicevi sempre che io e Miranda rappresentavamo le pupille dei tuoi occhi, quegli occhi che in questi ultimi giorni di agonia ci guardavano impauriti, ma consapevoli che ti stavi preparando al grande salto; quegli stessi occhi che ci hanno benedetto domenica scorsa quando abbiamo cantato e pregato insieme per l’ultima volta. D’altronde ti eri già preparato a quello che poteva essere l’epilogo e non sei voluto arrivare impreparato a quell’appuntamento di cui tante volte avevamo parlato. Convenivamo insieme che il passaggio alla nuova fase non doveva essere improvviso,  e tu mi ricordavi sempre quell’antica giaculatoria che recitadalla morte improvvisa salvaci o Signore’. Anche in questo il Signore ti ha esaudito! Mi rendo conto che è facile parlare di sofferenza quando interessa altri, consolare qualcuno quando è toccato da qualche lutto, parlare di amore e perdono quando non ci coinvolge direttamente. Gesu stesso quando si era reso conto di ciò che lo attendeva sudò sangue, mentre i discepoli dormivano. 

MADONNA-CHIESA

La chiesa di Colle Ionci

Ebbene questo aspetto della vera umanità di Cristo era quello che più ti colpiva e che nelle nostre chiacchierate contribuiva a dare un senso alla sofferenza. Nei giorni della malattia mi ha colpito il fatto che pure in una situazione così complessa non fosse venuto meno il tuo amore per la Chiesa, verso la celebrazione eucaristica e verso la preghiera.  In queste situazioni viene fuori il carattere vero delle persone e questa tua passione anche in quei giorni difficili non è mai venuta meno. Solo la preghiera e i programmi televisivi  di Tv Sat 2000 riuscivano a placare quella tua inquietudine, che col passare dei giorni saliva. Certo il tuo carattere non era facile, molti ti criticavano, qualche volta era davvero difficile capirti e anche tra di noi qualche tempo fa ci fu un periodo nel quale ci prendemmo un tempo reciproco di riflessione, ma tu avevi sempre in mente quell’immagine degli occhi; ci mancavamo reciprocamente e presto ci siamo riavvicinati e rinsaldati ancor di più. In tutto questo tempo ti ha sempre sostenuto quell’ardore verso la liturgia, quell’amore incondizionato verso la Chiesa e per le sue figure più carismatiche. Amavi curare tutto nei particolari, difficilmente ti sfuggiva qualcosa. Una celebrazione con te era impegnativa nella preparazione, ma sempre edificante, mai sciatta ne banale,  con quel tuo amore per le citazioni, i tuoi famosi schemi che tiravi fuori al momento giusto, le tue omelie sempre ben curate e preparate.

 

Don Antonio appone la sua firma su un documento parrocchiale

Don Antonio appone la sua firma su un documento parrocchiale

Ti arrabbiavi con me perché arrivavo o in ritardo o immediatamente prima di iniziare, tu che eri abituato a fare ogni cosa per tempo; scherzavamo spesso su questo e dicevamo che prima o poi tutti questi stress che ti procuravo ti sarebbero stati letali. Ma quando iniziavamo eri come un direttore d’orchestra che esige che i suoi orchestrali lo seguano, che siano in sintonia con lui e che basta uno sguardo per capire cosa vuole. Oggi è un giorno particolare, è il giorno in cui la Chiesa ricorda le apparizioni di Maria a Fatima e non può essere un caso visto che la tua vita è sempre stata molto legata alla figura di Maria, soprattutto per il fatto che fosse la titolare della parrocchia che il Vescovo ti ha affidato. Ogni anno hai voluto che la Madonna, oltre che nell’occasione della tradizionale processione di ottobre in onore della Madonna del Rosario, andasse nelle case dei parrocchiani nel mese di maggio. In quelle occasioni si recitava insieme il Santo Rosario e il giorno successivo in quella stessa casa si concludeva con la celebrazione eucaristica, per poi restare simpaticamente a cena, grazie sempre alla generosità di chi ci ospitava. Tu in questo non ti tiravi mai indietro, sempre pronto a fare festa con noi. Non un caso, quindi, che il tuo Viaggio inizia proprio in questo mese dedicato a Maria. Per finire voglio ringraziare Dio che pur con le preoccupazioni per l’intervento sei voluto venire ad ogni costo a sentire il mio ultimo concerto, che siamo stati insieme a cena nei giorni successivi, immediatamente prima dell’ingresso in ospedale, e che abbiamo festeggiato  insieme, a febbraio, il tuo ultimo compleanno.

In ChiesaAd inizio di quest’anno stavamo progettando di farti una bella festa per il tuo giubileo sacerdotale e per il tuo trentesimo anniversario in parrocchia. Miranda aveva avuto come sempre un’idea originale e avevamo ancora molti progetti da fare insieme. L’ultima volta che ci siamo visti ti avevo detto che il libro non era ancora finito e rimanevano ancora delle pagine da scrivere: il Signore ha voluto finire di scriverlo direttamente con te e se adesso umanamente siamo affranti dalla tua partenza, mentre guardiamo la barca della tua esistenza terrena che sparisce al nostro orizzonte, siamo altrettanto certi che quella barca sta approdando in un altro porto, dove tanti stanno già festeggiando il tuo arrivo. Quel famoso secondo tempo che amavi tanto citare, quella affermazione di Lucio Dalla che rispondeva così a chi gli chiedeva cosa fosse per lui la morte, è arrivato anche per te e sarà un tempo che non avrà mai fine. Ti stupiresti se non concludessi con una citazione del nostro amato Agostino, ed ecco una di quelle che entrambi amavamo di più: “ci hai fatti per te Signore, il nostro cuore non ha pace finchè non riposa in te’. Ciao Antonio, vivi felice nella pace del Signore. Grazie”.

 

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