Il Pensiero – Se tornasse in auge l’Ostracismo Berlusconi non sarebbe più italiano

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ostIL PENSIERO

del prof. Pier Luigi Starace

Era un’istituzione contenuta nella costituzione ateniese di Clistene, la più democratica della storia antica. L’ostracismo permetteva ai cittadini di riunirsi per scrivere su un coccio il nome d’una persona da essi ritenuta politicamente  pericolosa per il regime democratico vigente. Se il numero di questi “voti negativi” ( idea intelligentemente riesumata dai grillini) superava i 6000, l’interessato era obbligato ad uscire dalle mura della polis, e restarci per dieci anni, senza perdere i beni e d altri diritti civili: insomma, a tempo determinato,  doveva piantarla di fare politica.

Oggi la tecnologia ci permette di superare il coccio, ma rende del tutto inutile la misura dell’esclusione dal perimetro urbano: ma a questo si può ovviare finchè avremo magistratura e forze dell’ordine in grado di far rispettare una legge. L’ostracismo m’appare in questo preciso momento storico un passaggio equilibrato per evitare due estremi.

Il primo è la soffocante ed  ammorbante sopportazione d’un’impunità per i responsabili in prima persona di tanta parte della condizione meglio caratterizzante oggi il nostro paese, quella  d’un ospedale da campo durante una battaglia.

Se, solo formalmente, una condanna giudiziaria pesa sul sequestratore ventennale, a fini personali,  dell’istituzione legislativa ed esecutiva, e tentato sequestratore di quella giudiziaria, del compratore di magistrati, parlamentari, guardie di finanza, dello sdoganatore del falso in bilancio, dell’anticipatore dei termini di prescrizione  dei procedimenti giudiziari, dell’attentatore all’obbligatorietà dell’azione penale, del riempitore di scranni parlamentari in forza della propria scelta personale, sovente come retribuzione d’un favore illecito, sulla stragrande maggioranza di costoro  nulla pesa. Ma il Grande Impostore non ha fatto tutto da solo. 

Cerielli, Schifani, Alfano, denominatori dei lodi vergognosi, potrebbero addirittura passare con lode alla storia, magari esibendo come salvacondotto l’aver lasciato il caimano ferito a dibattersi senza di loro. Quest’oscena  impunità pesa sulla nostra terra devastata come un colossale monumento al berlusconismo, al quale guardano con abietto opportunismo tutti gli imbroglioni degli altri partiti che hanno grane giudiziarie.

Il secondo estremo sono i “tribunali del popolo”  evocati da Grillo. Dalla rivoluzione francese alle BR questi tribunali non solo non hanno mai conosciuto mezze misure, ed hanno lasciato una scia di sangue che non possiamo dimenticare. Proprio Victor Hugo, il più profondo ed infaticabile animatore alla distruzione del regime di Napoleone III, fin dal primo momento esortò, in caso d’ottenimento di quel fine, alla rinuncia alle vendette. E questo mi pare assolutamente da raccogliere, direi più che per motivi morali per non trasformare taluni in martiri.

L’ostracismo da un lato impedirebbe ai personaggi di cui sopra di continuare a fare danni, e, possibilmente, con apposita misura aggiuntiva d’esclusione dai media, di continuare a rendere intollerabilmente vuoti, falsati, ridicoli tutti i dibattiti politici, anche se gli attuali conduttori, dopo l’”epurazione” di Gad Lerner,  fanno loro da ottima sponda; dall’altro eviterebbe lo scatenarsi di violenze incontrollabili, delle quali tutti, e, come sempre, i più deboli, potrebbero essere vittime.

Come propedeutica ad un’operazione ostracistica propongo allora che Berlusconi sia privato della cittadinanza italiana, per tagliare alla radice ogni rischio di sua ricomparsa in scena, e che questa misura, in riconoscimento d’una sua  responsabilità maggiore di qualunque altro, abbia vigore senza altra formalità. Per tutti i parlamentari nazionali – per il momento- delle varie sigle berlusconiche del ventennio, l’iscrizione in una lista di “candidati” all’ostracismo, su ognuno dei quali provocare il giudizio popolare. Dopo di che chi non raggiunge la cifra da stabilire  di “voti negativi” può continuare a fare politica, e chi la raggiunge, no.

Fatta, con priorità assoluta,questa  grande pulizia, si potrà mettere a regime il sistema, estendendolo ai parlamentari degli altri partiti. Un modo permettere al cittadino l’esercizio del contenuto dell’espressione “giudizio politico”, pronunciata mille volte con una misteriosa aria d’importanza dai conduttori di programmi “politici”.

Il cittadino elettore, col semplice voto, può sì dire chi stima di più, ma non chi stima di meno. In questo modo può farlo, aumentando il proprio controllo sulle istituzioni.  

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