Attualità

Flash – Il torrone al profumo di naftalina, per quei Natali trascorsi e mai passati

torrone

FLASH
di Maria Lanciotti

I tempi cambiano, tutto cambia, ma il Natale mantiene un sentore di tradizione inattaccabile, che per me ha l’aroma del torrone.
Il torrone più buono che abbia mai mangiato si associa all’odore di naftalina. Si parla del dopoguerra. Dopo il pranzo di Natale che durò per ore, fra tante portate e chiacchiere allegre, mia madre tirò fuori una stecca di torrone lunga mezzo metro.
Ne spezzettò una parte e l’altra la mise via per Capodanno.
Il gusto del torrone di una volta era speciale. Forse per la genuinità degli ingredienti, forse per com’era atteso per tutto l’anno, quello del torrone era il sapore stesso della festa più bella dell’anno.
Il torrone rimasto sembrava sparito. torroneLo cercai per tutta casa senza trascurare ogni possibile nascondiglio, e lo trovai infine nella stanza da letto dei miei genitori, nascosto sotto una pila di panni. Detti un bel morso al torrone e rimisi tutto a posto. Mia madre non si accorse di nulla ed io ci riprovai ogni giorno.
Capodanno si avvicinava e il torrone diminuiva, ma io non me ne accorgevo. Era una grossa stecca e pensavo che i miei morsetti nemmeno si sarebbero notati.
Arrivò Capodanno e mamma dopo il cenone tirò fuori il torrone, ma ben poco ne era rimasto. Chissà perché guardò subito me. Ed io finsi di raccogliere qualcosa che era caduto sotto il tavolo, scomparendo alla vista di tutti.
Mamma mi prese per la collottola e mi fece tornare a sedere. Tagliò il torrone residuo in tanti pezzetti, li dispose in un piattino che mi mise tra le mani dicendo: “Fallo bastare per tutti, e tu serviti per ultima”.
Così feci, girando attorno alla tavola in punta di piedi, e tornai a sedere al mio posto con il piattino vuoto. Avrei preferito una scarica di legnate a quel silenzio carico di rimprovero. Promisi al Bambinello appena nato che mai più avrei toccato uno spillo di quello che era di tutta la famiglia, e che mia madre riusciva magicamente a moltiplicare, dividendolo equamente. Stavo ad occhi bassi aspettando di sentir crocchiare il torrone sotto i denti dei miei fratelli, dei miei genitori, ma nessun rumore rompeva il silenzio. Allora sbottai: “Ne prendevo solo un pezzetto ogni tanto, un pezzetto piccolo, il torrone era lungo lungo, mi dispiace, non lo faccio più”.
L’allegria tornò nella cucina calda, e tornò la mia porzione di torrone – alla quale avevo volontariamente rinunciato – nel piattino che avevo davanti, messa insieme dall’offerta dei miei familiari. E trovai che il sapore del torrone è buono anche mentre si ha voglia di piangere, e infatti piansi quando mio padre mi mise in bocca il suo ultimo pezzetto di torrone, tirando via la mano fingendo che gliela volessi mordere, e a quel punto ci fu una bella risata. Ecco perché il torrone conserva per me il profumo di naftalina e di tanti Natali trascorsi e mai passati.