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Albano – Discarica di Roncigliano, depositato un esposto in Procura

no inceneritore

vignetta inceneritoredi Maria Lanciotti

“Stamattina 24 luglio abbiamo depositato all’ufficio del PM Alberto Galanti della Procura della Repubblica di Roma (che si occupa del processo Cerroni) una nota informativa a firma di residenti della zona e di aderenti al Coordinamento contro l’Inceneritore di Albano sulle criticità pesanti che da 5 anni avvelenano l’aria e l’acqua del sito e sull’ipotesi di azioni inadeguate degli uffici regionali nelle cui mani sono le relazioni dell’Arpa Lazio che giudicano il sito di Roncigliano inquinato e richiedono bonifica e caratterizzazione idrogeologica. Mai avviate”.

Allegato al comunicato – che ci è giunto via mail nel pomeriggio di venerdì 24 luglio, inviatoci da un noto esponente del Coordinamento No Inc di Albano, tra i firmatari della nota informativa – il testo integrale avente per oggetto “l’Esposto relativo agli atti della Direzione Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti, Area Ciclo Integrato dei Rifiuti, con particolare riferimento al prot. 685933/14 emesso il 2/02/15 e al GR/02/16/213890 del 20/04/15, che si allegano, relativi alla discarica di Roncigliano di Albano Laziale gestita dalla Pontina Ambiente s.r.l.”.

Una corposa documentazione che i firmatari – 7 in totale, tutti residenti nel territorio dei Castelli Romani – sottopongono all’attenzione dell’Ente preposto chiedendo “che sia valutato se gli atti amministrativi in oggetto e le azioni intraprese dalla Direzione regionale T.U.M.R. nell’attività di controllo e contrasto delle anomalie emerse nella gestione della discarica intercomunale di Albano Laziale, località Roncigliano, configurino l’ipotesi di omissione di atti d’ufficio, abuso di potere, favoreggiamento nell’inquinamento delle acque, nel conseguimento di un ingiusto profitto e di qualsiasi altro profilo di reato che il magistrato voglia rilevare”.

Una formale quanto rispettosa richiesta che poggia su una lunga serie di motivazioni, tutte rigorosamente argomentate e dimostrabili. Con una premessa che si rifà al Decreto Legislativo del 3 aprile 2006, n° 152 – Parte IV: Norme in materia di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati, tra cui discariche e inceneritori, e subito ci si imbatte in alcune sigle che danno l’idea di cosa si stia parlando, riferito ai valori di siti potenzialmente contaminati: concentrazione soglia di contaminazione (CSC), Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR).

E si entra nello specifico, agli accertamenti effettuati alla discarica di Roncigliano a partire dal 2010, in particolare da Arpa Lazio, fino agli ultimi prelievi nei pozzi spia eseguiti a gennaio 2015, i cui risultati sono stati inviati il 28 marzo agli enti di competenza. “Per l’ennesima volta – si legge nell’esposto – l’ARPA ha riscontrato presenza eccessiva di inquinanti organici e inorganici, in particolare 1,2-dicloropropano, ferro e alluminio oltre ad arsenico e fluoruri. Nella stessa nota l’Ente rendeva noti alcuni risultati della campagna di monitoraggio delle acque sotterranee condotta dal CNR per conto della Pontina Ambiente dal settembre 2012 a ottobre 2013, dai quali emergevano pesanti conferme del quadro inquinante”.

Un quadro inquinante ben noto alle popolazioni in prossimità del sito, sempre più a corto d’aria, costrette a respirare i miasmi del complesso TMB e degli invasi della Pontina Ambiente, le cui proteste – oltre ad una serie di procedimenti penali a carico degli stessi cittadini – hanno prodotto atti ufficiali della ASL RMH, Dipartimento di Prevenzione, nonché delibere di giunta del Comune di Albano a sostegno di quanto denunciato dalla cittadinanza. Inoltre, i superamenti delle CSC nelle acque sotterranee, certificati dall’ARPA, hanno prodotto nel 2012 una prima diffida emessa dalla Provincia di Roma a carico della Pontina Ambiente, a seguito della quale è stata avviata dal Comune di Albano una Conferenza dei Servizi non ancora conclusa e a tutt’oggi sospesa. In seguito, circa un anno fa, l’ARPA LAZIO ha attivato una campagna di monitoraggio dello stato di applicazione dell’AIA relativa al VII invaso, che si è conclusa con una relazione inviata agli Enti competenti e alla Procura della Repubblica di Velletri. “In questo documento – si legge ancora nell’esposto – sono state enumerate diciannove violazioni delle prescrizioni indicate nell’AIA del 2009, oltre a violazioni normative nella produzione e nell’avvio a recupero di rifiuti potenzialmente pericolosi. A seguito di questa relazione l’ing. Flaminia Tosini per conto della Direzione Territorio, Urbanistica della Regione emetteva, in data 2 febbraio 2015, una diffida (prot.n°685933/14) alla Pontina Ambiente a rientrare entro 30 gg dentro i termini delle prescrizioni autorizzative e al tempo stesso comunicava l’inizio del procedimento di riesame dell’AIA.

Tuttavia nella diffida citata la Regione trascura il grave stato di inquinamento dei pozzi di falda nell’area della discarica, non prende in nessuna considerazione il fatto che a proposito degli sforamenti in falda è ancora aperta la citata Conferenza dei Servizi, non segnala la presenza di laghi stagnanti sulla superficie dell’invaso, non rileva lo stoccaggio in discarica di rifiuti non autorizzati e di sostanze organiche non stabilizzate, quindi in putrefazione e maleodoranti, conseguenze dell’uso difforme e illegale del TMB, sorvola sulle difformità dei volumi di percolato prodotti tra 2013 e il 2014 e altro.

Di fatto trascorsi i 30 giorni  nessun provvedimento è stato adottato dalla Regione a fronte delle violazioni accertate. Il giorno 29 aprile 2015 gli scriventi hanno ottenuto di conferire con la dottoressa Tosini che però, oltre a negare l’accesso ai documenti presentati dalla Pontina Ambiente ribadiva l’opportunità di un riesame dell’AIA, per inserire nella stessa sia gli impianti a biogas della Marco Polo Engineering, sia la mancata gestione post mortem degli invasi esauriti.

Invece di dare seguito alla diffida del 2 febbraio, l’ing. Tosini ha emesso in data 20 aprile una nuova determinazione (prot.n°213890) con la quale rimodula e dilata la tempistica di presentazione della documentazione giustificativa da parte della Pontina Ambiente, ridetermina in 180 gg il completamento della prima fase e fissa nei successivi 150 gg il tempo per predisporre una nuova AIA.

In relazione a quanto sopra riportato le azioni intraprese dalla Direzione regionale T.U.M.R. hanno impedito fino ad ora di accertare – per mancanza dei necessari interventi di caratterizzazione – se il sito è contaminato anche rispetto agli elementi inorganici, secondo quanto richiesto più volte dall’ARPA”.

La ragione per la quale è stata segnalata dai firmatari dell’esposto l’ipotesi di omissione d’atti d’Ufficio a carico della Regione, si evidenzia nel fatto che taluni atti non hanno prodotto – a parere degli scriventi – nessuna delle azioni attese e conseguenti, (veri e propri atti dovuti), in particolare la prima diffida regionale del 2 febbraio che è stata lasciata cadere e sostituita, trascorsi i 30 giorni, non già dall’intimazione di bonifica del pozzo F1B e di messa in sicurezza delle falde, del VII invaso etc., ma semplicemente dalla più innocua revisione dell’AIA, dilatata nei tempi ad aprile 2016, facendo salve le attività del VII invaso e di tutte le altre attività del complesso.

E via dicendo, con approfondimenti ragguardevoli sull’inquinamento dell’aria ed emissioni odorigene, sui fattori potenzialmente inquinanti delle falde acquifere e del terreno e sui fattori d’inquinamento potenziale indiretto. E una sequela di violazioni da far accapponare la pelle.

L’esposto riporta allegati i seguenti documenti:

– documento ARPA LAZIO riassuntivo campagne campionamento 2008/13 prot. 0001828 del 10/01/14.

– Relazione tecnica ARPA LAZIO prot.89152 del 25/11/14 verifica AIA.

– Diffida Regione Lazio del 2/02/15 prot.685933/14.

– Nuovo documento Regione del 20/04/15 prot.213890.

– Comunicazione ARPA LAZIO prot.0026153 del 28/03/15.

–  Diffida Provincia di Roma a Pontina Ambiente prot.7302/12 del 18/01/12.

 

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