CRONACA

Genzano – In migliaia per l’ultimo saluto a Daniele Rossi. L’omelia, la musica, i palloncini e il monito del papà

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di Daniel Lestiniferetro daniele

Chissà cos’avrà pensato, lo ‘Snello’, come lo chiamavano affettuosamente alcuni dei suoi amici, quando si è visto arrivare li su in Cielo quei palloncini. Quelli bianchi, c’è da crederlo, li avrà accolti a mò di pallone, palleggiandoli e calciandoli più lontani; quelli giallorossi, quelli della sua Roma, la sua squadra del cuore, li avrà raccolti uno ad uno, stringendoli a se.

Chi è rimasto giù a vederli sfilare via verso l’azzurro di un cielo novembrino si è stretto a quel che resta di lui, un corpo ormai senza vita, e ha faticato a guardare in alto, dovendo ancora sbollire la rabbia e l’angoscia di un epilogo così inatteso e  doloroso.

sagratoIn centinaia, se non migliaia hanno assiepato le navate della collegiale parrocchiale della Santissima Trinità, nel centro di una Genzano che si è letteralmente fermata, questo primo pomeriggio, per rendere onore ad un suo figlio che, anche se era nato a Velletri e viveva a Lanuvio (rappresentata dal sindaco Luigi Galieti), era sempre stato un genzanese doc, essendo cresciuto lungo i vicoli della ‘Città dell’Infiorata’.

“E’ questa la vita che volevo…”, la scritta ripresa da un brano di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, quasi un lascito per quel Daniele immortalato in una salita in bicicletta, la cui foto, è stata attaccata su negozi e pali della luce, affinchè tutti potessero rivolgergli almeno un pensiero. Una vita spensierata quella che lo avrebbe visto pedalare verso il futuro, se solo il destino non si fosse frapposto, strappandogli via sogni ed aspirazioni, proprio ora che all’età della gioventù si stava per affiancare quella della maturità più consapevole e ragionata.

dall'altoL’ULTIMO SALUTO –  Palloncini, striscioni e persino magliette nell’ora dell’addio, prima di quel lungo corteo che,  all’insegna delle note di Vasco Rossi, ha accompagnato la salma di Daniele, quasi scortandola,  per non lasciarlo solo quando, ormai al tramonto, la sua bara è stata adagiata in quel freddo loculo dove il destino lo ha tragicamente sospinto.

E da dove ognuno ha cercato di farsi forza per ripartire, magari prendendo spunto proprio da quella frase di Daniele, impressa su tante magliette: “Bisognerebbe prendere la vita con il giusto spirito…sarebbe tutto più semplice. Con un sorriso puoi cambiare la vita di chiunque!”.

 funeraliL’OMELIA – Apprezzata l’omelia di don Pino Continisio, che ha preferito rivolgersi ai tantissimi giovani presenti, presentandosi come “un amico che capisce la difficoltà nel credere nella Chiesa. Voi credete nelle cose pratiche – ha sentenziato -, siete ancorati ai fatti, ai problemi concreti e non alle belle parole che si ascoltano qui. Lo so che la Chiesa vi fa sentire giudicati e non credete più in niente, ma vi invito ad uscire dalla mentalità del ‘mors tua vita mea’, in cui si strumentalizza tutto, persino il dolore. C’è un altro modo di pensare – ha aggiunto Don Pino – ed è quello di Gesù, che ci ha amato tanto da donarci la sua stessa vita. Viviamo in una cultura in cui la persona è in esubero, un di più di cui si può fare a meno, ma è proprio qui che può emergere la vostra voglia di cambiare il mondo, di privarlo delle ingiustizie, degli sfruttamenti  e delle falsità.  La commozione che provate oggi – ha detto ancora – provate a tradurla in un incontro fraterno, leale e sincero. Il mio desiderio – ha concluso – è che il rapporto iniziato  oggi abbia una continuazione e pregherò ancora per voi, perché mi state a cuore, vi voglio bene e vi abbraccio tutti”.

striscione danieleIL MONITO DEL PAPA’ – Commozione corale quando Alessandro Rossi, il papà di Daniele, ha preso il microfono in mano, esortando i tanti amici di suo figlio a fare comunità, a frequentare la Chiesa, a mettere da parte la pigrizia per contribuire a migliorare la società. Un proposito di pace e fratellanza, arrivato proprio da chi appena una settimana fa era stato sentito urlare un “me l’hanno ammazzato” che riecheggia ancora nelle orecchie dei suoi cari. E Daniele era anche questo, un ragazzo gioviale e dal cuore d’oro. Come quel suo papà, che ha scelto di non inveire contro un fato maledetto, preferendo dare la carica a tutti coloro che suo figlio lo hanno amato, conosciuto e stimato, e che alla fine lo hanno applaudito, traendo spunto e carica da quelle sue parole.

pallonciniAnche lui, come Don Pino, ha invitato i presenti all’incontro con Cristo: “Quel ‘ragazzo’ di 33 anni – ha esordito, indicando la croce – è morto per noi, lasciandoci un Vangelo dal quale dover ripartire. Venite qui – ha aggiunto ; fate  gruppo e  volontariato. Chi viene qui poi non va in giro a fare lo scalmanato o a bucarsi. La Chiesa è vostra, frequentatela, siate allegri e felici e vogliatevi bene. Reagite di fronte ad una società che vi canta la ‘Ninna Nanna’ e che vi porta a non pensare e a non farvi fare niente. Riunitevi – ha concluso – e tutti insieme cambierete questa vita e questo mondo”.

corteo funebrePrima del proverbiale “andate in pace”, Don Pino ha affidato “alla misericordia di Dio la breve esistenza terrena di Daniele e a noi che soffriamo per questo distacco non venga mai meno la speranza  che un giorno ci ritroveremo di nuovo insieme, per rivivere quell’amore che ci ha trovato uniti in terra”.

Un amore che Daniele sapeva donare anche con un sorriso o una carezza, come a quei cani che amava andare a trovare nel canile rifugio di Lanuvio, al quale chi lo ha voluto, proprio in sua memoria, ha potuto lasciare un’offerta una volta usciti dalla chiesa, prima che quel lungo corteo, in maniera sommessa, lo conducesse verso l’ultima dimora, in un lento e mesto serpentone che, a una settimana esatta da quel tragico sabato pomeriggio che gli è costato la vita, è sembrato più che mai stridere con la folle corsa di  quell’ambulanza che ha cercato, invano, di strapparlo alla morte. 

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