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Genzano – Don Franco Monterubbianesi in prima linea per l’inclusione scolastica dei disabili

don franco

Dopo la bella e significativa inaugurazione di Casa Anna Maria, fatta ormai quasi un anno fa,  il 6 gennaio 2015 per la precisione, Don Franco Monterubbianesi, storico fondatore della Comunità di Capodarco, associazione religiosa che ha rappresentato una possibilità di riscatto e di una vita dignitosa per tante persone emarginate, continua con coraggio la sua battaglia  d’integrazione dal “durante noi al dopo di noi”. Il sacerdote marchigiano, prosegue infatti la sua opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle problematiche della disabilità e a seguito di un’attenta osservazione delle scuole del territorio come ad esempio l’Istituto “Maffeo Pantaleoni” di Frascati che su 800 alunni 90 sono disabili, Don Franco si sta battendo ora per un’integrazione scolastica che abbia continuità e per avanzare ai giovani un programma di alternanza scuola-lavoro  da portare avanti nel Centro di Formazione in cui coinvolgere con dei progetti ad hoc non solo gli enti locali e le forze economiche del territorio ma anche la Regione e l’Europa.

“Ogni giorno milioni di persone disabili devono affrontare, in Italia, non solo barriere fisiche, ma anche culturali, sociali ed economiche pur di raggiungere l’integrazione scolastica e pari opportunità sul lavoro che sono diritti fondamentali – ha dichiarato il sacerdote – Di loro spesso ci si dimentica e sebbene il nostro Paese può vantare una normativa sulla disabilità tra le più avanzate sotto diversi punti di vista, l’inserimento lavorativo rappresenta  per un giovane ragazzo disabile, un lungo percorso ad ostacoli per quello che deve affrontare”. Gli strumenti legislativi insomma esistono, ma spesso ciò che manca è una reale cultura dell’inclusione sociale e della valorizzazione delle abilità individuali.   “Non c’è ragione che centinaia di giovani debbano fare tirocinio per non essere mai assunti – ha continuato – la legge c’è ma viene elusa e le aziende preferiscono pagare una multa, piuttosto che assumere un ragazzo con disabilità.  Per noi di Capodarco significa andare a fondo nei diritti dei disabili che devono essere serviti nel loro bisogno di vita, dopo l’integrazione scolastica, che funziona, in Italia è stato un modello, ma ha bisogno di continuità. Questo richiede il superamento della paura di ciò che non si conosce e una maggiore attenzione alle capacità piuttosto che alle disabilità”.