La mancanza della vergogna, insieme all’assenza del senso di colpa, conseguente ad una certa azione, fa spesso scaturire una sorta di onnipotenza, evidente soprattutto in chi detiene un certo tipo di potere politico: ecco perchè politici indagati o condannati possono presentarsi tranquillamente davanti ai salotti televisivi senza provare un minimo imbarazzo. A quel punto la vergogna diventa prerogativa degli indifesi, passa cioè a chi non ha né colpe né responsabilità: agli esodati, a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese, ai disoccupati.La spudoratezza è divenuta, nel paradosso più assoluto, prova di sincerità e innocenza. Ciò significa che la “gogna pubblica” è diventata mediatica, televisiva, trasformandosi da punizione in opportunità: si utilizza cioè la messa in berlina come prova della “buona fede”.
Lo stare al centro dell’attenzione è un tragico gioco al rialzo in cui pur di arrivare primi si è disposti persino a mettere a rischio la propria vita e quella degli altri, dando libero sfogo ad atti aggressivi e violenti.
Le esperienze vergognose, se accettate, possono accrescere l’autoconsapevolezza e la possibilità di trasformazione, se invece vengono rinnegate e rimosse, come sembra insegnare il mondo attuale, possono far perdere i propri limiti con tutte quelle drammatiche conseguenze che i Tg quotidianamente ci ricordano.
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