POLITICA

Lanuvio – A Campoleone l’ultimo convegno, con Andreassi e Papalia, sulle ragioni del ‘SI’ e del ‘NO’

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img-20161202-wa0048di Giulia Banfi

Al Centro Polivalente di Campoleone si è svolto uno degli ultimi convegni prima del tanto atteso 4 dicembre, data in cui i cittadini saranno chiamati ad esprimere il consenso o il dissenso verso la Riforma Costituzionale che ha attualmente diviso il paese tra le “Ragioni del Si” e quelle “Ragioni del No”. Partecipazione e curiosità ha suscitato il dibattito moderato dalla Presidente del Consiglio comunale di Lanuvio, Valeria Viglietti, che così ha dato il via al confronto: “Con questo convegno si conclude la campagna referendaria tanto discussa in questi ultimi mesi. È però fondamentale informarsi e confrontarsi su questa tematica così importante che riguarda direttamente la nostra Costituzione”.

Dopo i dovuti ringraziamenti ai relatori presenti, parola subito al primo dei due docenti giunti appositamente nella frazione lanuvina per spiegare da un lato lo schieramento del “No”, dall’altro quello del “Si”: per il No presente lo Storico e Docente di storia del diritto medievale e moderno Mario Ascheri che si è concentrato sugli aspetti futuri in caso di vittoria del Si al Referendum. “Questa riforma, a parer mio, molto problematica e fatta in modo frettoloso è un sintomo di crisi del Paese, poiché ci mostra come un ceto dirigente arrivi a formulare una proposta di riforma costituzionale così pervasiva e che richiederà moltissime leggi applicative. Questa idea che sia una <Grande svolta storica> è tutta da ridimensionare, perché non solo questa svolta non ci sarà, ma c’è la possibilità che le cose si complicano anziché semplificarsi”.

A controbattere  è stato Alessandro Sterpa, Docente di diritto costituzionale presso l’Università della Tuscia, che ha spiegato le ragioni del Si dopo un accenno storico al 1946, anno della formazione dell’attuale Costituzione Italiana: “Bisogna chiedersi se si vogliono rinnovare o meno le istituzioni, partendo da questo ognuno poi esprime la propria preferenza: ad oggi siamo pronti, come tutte le altre democrazie del mondo, a passare ad un parlamento nel quale ci sia una camera che rappresenti la votazione, dove si definisce una maggioranza di governo che riesca poi ad andare avanti e dall’altra si fa un altro lavoro? Bisogna domandarsi questo. Credo che questa riforma sia come le comete che passano raramente, bisogna coglierla perché una volta detto no, poi non sappiamo quando si ripresenta”.

20161202_171222Ad approfondire le rispettive ragioni sono stati Luca Andreassi e Fabio Papalia: il primo del comitato “Basta un Si”; il secondo invece del comitato “No grazie”. Ad iniziare è stato il Vice Segretario Provinciale del PD che ha subito risposto ad un’affermazione del Professor Ascheri: “Non credo che questa sia una riforma frettolosa semplicemente perché è stata in discussione nelle due Camere ben 731 giorni, ha avuto tre letture diverse e sei votazioni, inoltre lo scorso gennaio ha avuto il 61% dei consensi. Come mai dunque tutti i partiti che conoscono la realtà del governo italiano, tranne il Movimento 5 Stelle, ed erano non-contrari, oggi stanno facendo una campagna elettorale contro la riforma sulla quale prima loro stessi erano favorevoli? Questa riforma ha creato un lungo dibattito sul Senato e quindi sul bicameralismo perfetto, ma se andiamo a vedere anche i padri costituenti, che tanto oggi vengono tirati in ballo, credevano che questo schema andava bene allora, ma prima o poi si sarebbe presentata la necessità di cambiarlo. Oggi infatti è la situazione politica che ce lo chiede, è ovvio che così non si può andare avanti”.

 20161202_172351Non meno efficace anche Fabio Papalia in quanto rappresentante del CAL e Membro del Coordinamento Provinciale di Fratelli d’Italia, ha espresso le sue ragioni del “No” per punti: “La Costituzione sicuramente va modificata, come il bicameralismo perfetto, su questo non c’è dubbio e anche noi siamo i primi a dirlo, ma quello che chiediamo è l’abrogazione netta del Senato e dei suoi costi. Non condividiamo il modo come è stata pensata la formazione di questa camera, fatta di Consiglieri Regionali e Sindaci, che già di per se hanno le loro incombenze e sarebbe opportuno si dedicassero a quelle. L’abolizione del CNEL, invece, si poteva proporre attraverso una legge ordinaria e non con una riforma costituzionale. Quello che sicuramente va rivisto è l’iter legislativo che attualmente è lunghissimo, ma un aspetto che non è chiaro è ancora la posizione del Senato, perché è tutto da dimostrare come potrebbe abbreviarsi l’iter e intanto non si interviene nel merito in maniera concreta. Giova sottolineare che in Italia le leggi quando c’è esigenza di approvarle si approvano e anche in poco tempo. È tutto migliorabile, ma questa non è una legge ordinaria, una volta toccata la Costituzione per rendersi conto che la modifica è stata fatta male passeranno anni e l’Italia non può correre il rischio di ritrovarsi in un baratro, con una riforma che sottrae spazi alla democrazia e priva il popolo di un altro spicchio di sovranità, in nome, per giunta, di un risparmio irrisorio”.