POLITICA

Pavona dice addio ad Eraldo Chiarucci, storico partigiano e figura di spicco del locale Pci

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Eraldo Chiarucci

Nelle scorse ore è venuto a mancare Eraldo Chiarucci, storico partigiano e figura di spicco del Partito Comunista di Pavona. I funerali si terranno nella giornata di lunedì 9 gennaio, alle ore 14,30 nella chiesa Sant’Eugenio di Pavona. Per ricordare il compagno Eraldo i Comunisti dei Castelli Romani ci hanno inviato la sua ultima intervista sulla Resistenza, che di seguito integralmente pubblichiamo, proprio in sua memoria.

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STORIE E IMMAGINI DEL PARTITO COMUNISTA DI PAVONA
Le vite impegnate dei pavonensi
STORIA DI ERALDO E BRUNETTA
L’impegno di Eraldo come partigiano dal 1943 al 1946. Brunetta ricorda i furti, le violenze e gli orrori della guerra. La liberazione delle città e dei paesi. Quei falò con le camicie nere, le tessere e i documenti del partito fascista come grandi momenti di liberazione per una popolazione stremata dalla guerra.
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Una sera davanti al caminetto Eraldo e Brunetta mi hanno raccontato la loro storia di comunisti parlando degli anni delle Resistenza.
Che esperienza importante deve essere stata la Resistenza, per essere ricordata in modo così nitido da un compagno di novantadue anni.
Nel rievocare quei momenti c’è qualcosa di magico.
Eraldo diventò partigiano nel 1943 a 19 anni e ricorda molto bene le fasi della Resistenza nelle Marche, a Cagli, e poi in Umbria, in Toscana e in Emilia Romagna.
I momenti più belli sono legati alla liberazione delle città e dei paesi.
I partigiani arrivavano prima dei soldati americani e chiedevano alla popolazione di consegnare e bruciare tutti i simboli, gli indumenti, i materiali e le carte del regime fascista.
Quei falò con le camicie nere, le tessere e i documenti del partito fascista erano grandi momenti di liberazione per una popolazione stremata dalla guerra.
Molti cittadini firmavano anche dei fogli con le dimissioni dal partito fascista.
Gli altri sono racconti di combattimenti, azioni e scontri anche pesanti.
“Molti compagni sono diventati partigiani prima della fine della guerra. Il comando dei partigiani era sopra la Pergola. Noi eravamo volontari con gli americani. La popolazione era dalla nostra parte”.
“Quando ci fu l’avanzata degli americani, i soldati tedeschi erano andati via tutti e per rallentare l’avanzata avevano lasciato dei cecchini lungo le strade principali. Uno di qua, uno di là. Noi partigiani dovevamo verificare che le strade erano libere dai tedeschi. Lungo la strada tra Bellice e la Pergola su una curva c’era un soldato tedesco che, da dietro un palazzo alto, sparava a tutte le persone che passavano. Numerosi civili furono colpiti e uccisi. La mia squadra di partigiani intervenne per arrestarlo. Io presi una scala alta e sono salito sul tetto e piano piano ho scoperto le tegole e gli ho ordinato: «Alza le mani». Il cecchino si arrese e disse «Io tedesco. Molto amore». Io gli dissi «Si vede. Guarda quanta gente hai ammazzato in strada». Quando siamo scesi in strada, il cecchino è stato linciato dalla folla inferocita dei parenti e degli amici delle vittime”.
“Nell’ultimo periodo della guerra ci sono stati numerosi episodi di furti e di violenza da parte dei tedeschi e dei fascisti. Ricordo quando in casale isolato i tedeschi e i fascisti rubarono tutte le vacche e uccisero il padrone e sua moglie. Con la figlia organizzammo un’azione per difendere il casale, bloccando la stradina di accesso al casale con dei massi ed aprendo uno scontro a fuoco con quei ladri. Purtroppo anche quella ragazza rimase gravemente ferita. Io le dissi «Dai andiamo via, andiamo al comando partigiano». Ma lei mi disse «No lasciami qui. Qui è morto babbo. Qui è morta mamma». E poco dopo è morta anche lei”.
Brunetta sottolinea fiera: “Eraldo è stato un guerriero. Io mi ricordo poco della guerra perché ero piccola. Mi ricordo che una volta sono arrivati i tedeschi a Cantù e volevano il vino, i prosciutti e le lonze. In quattro tedeschi sono andati a perquisire la grande cantina di mio zio. Ma mio zio aveva sotterrato nell’orto tutti i prosciutti e le lonze. Una sera arrivarono i tedeschi in casa mia. Mi madre mi mandò in camera. Volevano da mangiare. Aprirono la mattra e rubarono tutto il pane e i formaggetti. Un’altra volta i tedeschi arrivarono per cercare Panichi, uno dei partigiani della zona, che poi fu ucciso in uno scontro con i tedeschi e i fascisti”.
Eraldo aggiunge: “Bisognava stare molto attenti ai tedeschi e ai fascisti”.
Brunetta ricorda tutta la violenza della guerra, in particolare quella dei miliziani marocchini, i cosiddetti goumier inquadrati nel corpo di spedizione francese in Italia, che violentarono numerose donne nei piccoli paesi delle Marche.
Eraldo ricorda che a Acquapendente in Toscana i marocchini fecero un macello e anche alcuni uomini furono oggetto di violenze sessuali.
Fino alle porte di Perugia c’erano i marocchini, ma alla fine il comando americano decise di farli reimbarcare.
L’impegno di Eraldo come partigiano durò 4 anni, dal 1943 al 1946.

Articolo scritto da Danilo Ballanti (25 aprile 2016)

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