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Flash – Un gioco senza regole non è una cosa seria

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FLASH

di Maria Lanciotti

Un gioco senza regole non è una cosa seria. E lo sapevano bene i ragazzini di un tempo per cui i giochi di strada e di squadra rappresentavano una palestra di vita tutta da sperimentare a proprie spese. Un tempo limitato e duramente guadagnato – quello dei giochi – in cui convergevano tutte le risorse e le istanze bambinesche, rifacendosi al mondo dei ‘grandi’, ma per reinventarlo. Le regole dei giochi erano precise e severe – a cominciare dalla ‘conta’ in cui non era pensabile poter barare, con il super controllo di tutti i giocatori – e non si poteva sgarrare senza pagare pegno, che era forse la parte più intrigante. “Vengo da Gerusalemme senza ridere e senza piangere, per mia colpa, per mia colpa” era tra le ‘penitenze’ più dure da affrontare dovendo subire una sorta di berlina fra i compagni che facevano a gara per portarti all’esclusione del gioco. E comunque per ogni gioco si sapeva che alla fine c’era il perdente e il vincitore e la sfida rimaneva aperta.

Ma quello era il tempo dei giochi semplici e leali, il gioco intelligente dei bambini senza giocattoli. Nulla a che vedere con i “GRANDI GIOCHI” di potere che si svolgono negli omertosi teatrini di Palazzo, senza regole e mai nessuno che paghi pegno.

 

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