Cultura

MUSICA – Daniela Di Renzo e quel pentagramma di emozioni che si fanno melodie

daniela di renzo

di Daniel Lestini

Ci sono certi suoni che toccano le corde del cuore e le fanno vibrare, sprigionando sensazioni che restano indelebili, in un pentagramma fatto di melodie che non smetteresti mai di ascoltare, in uno spartito di inenarrabili emozioni.

Ci sono certe voci, poi, che accarezzano i timpani prima di scorrere nelle vene e aprire le porte per l’incanto, accompagnandosi proprio a quei suoni, che sanno divampare all’unisono ed espandersi nell’aria, in un incendio di brani capaci di condensare musica e poesia, così che l’una completi l’altra, e nell’udirle appaia sempre più nitido il fatto che siano nate insieme, come una scintilla capace di sprigionare un canto che non smetteresti mai di riascoltare.

Sono un pò le sensazioni che si condensano nell’ascoltare le dolci melodie di Daniela Di Renzo, il cui timbro caldo della sua voce trova sollievo nello sposarsi ad una musica ad essa congeniale, trovando vigore e forza in brani dai testi così ricercati. Un disco, il suo ‘Non esco mai senza il mio cuore addosso’, con diversi spaccati autobiografici, in cui coabitano diverse anime, tutte in completa armonia tra loro, capaci di svelare nuove sfaccettature, ad ogni nuovo ascolto. Spaccati di vita vissuta, dall’alba al tramonto, tasselli di un puzzle che sembra prendere forma in un album in cui ogni brano sembra incastonarsi agli altri, prendendo forma, in un unicum di sentimento e passione, di sogni e disillusioni, di amori e mistificazioni. 

Un album la cui genesi si sprigiona dalla volontà di sintetizzare gli appunti e spunti del suo lavoro di psicoterapeuta, che sgorgano grazie ad un incantevole voce, delicata a sinuosa, vibrante e penetrante, che ben si sposa con l’estrema cura dei testi, mai scontati né banali, come pure la musica che li accompagna e valorizza. Tutta farina del suo sacco, un sacco che promette di saper generare ancora tanto, non potendo tanto talento essere circoscritto e imbavagliato. 

“Un album – è lei stessa a sintetizzarlo, in una chiacchierata in cui parla dei suoi brani come fossero creature da cullare e coccolare – che nasce dalla mia esperienza di psicoterapeuta, che ha ormai superato i quindici anni, tanto che i testi sono spesso la sintesi degli spunti scaturiti dal mio lavoro”.

Un amore, quello per la musica, che ha radici lontane, “sin da quando, da ragazzina, mi sono buttata nello stile blues”. Fabrizio De Andrè il suo modello e il cantautorato italiano il suo riferimento e punto d’approdo quando, spaziando dal blues, ha iniziato a scrivere i suoi testi. “Ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno stimolato ed incoraggiato dal punto di vista della creazione. Non avevo mai pubblicato nulla prima d’ora – ammette senza remore – e a questa età non è stato facile. Il disco è autoprodotto, anche e soprattutto per scelta, così da poter andare a ruota libera”, quasi senza laccioli, che possano porre un freno o soffocare la creatività. Decisivo, nel tradurre tutto questo in atto pratico, “l’incontro con dei grandissimi musicisti”, a partire da Emiliano Begni, pianista, che ha arrangiato tutti i brani (“le linee melodiche sono mie ma la costruzione della struttura musicale è tutta sua”). Pochi segreti per la fase dell’ideazione, quella in cui il foglio non resta immacolato e il silenzio lascia spazio al suono. “Prima quando mi parlavano di ispirazione non capivo, ma adesso si. D’un tratto vedi qualcosa, e in un processo quasi irrazionale sgorgano parole e musica, che spesso viaggiano insieme”. 

Ad impreziosire la qualità musicale Ermanno Dodaro e Francesco Consaga, anche loro, come Begni, musicisti con Rossana Casale, e Stefano Ciuffi, chitarrista.

“Ho avuto l’onore di avere nel disco anche Antonello Salis, come pure Gionata Costa, violinista dei Quintorigo”. 

Diversi i live che si sono succeduti in questi mesi, all’interno dei quali, oltre ai brani del disco, vengono inseriti omaggi ai cantautori, da De Andrè a Gaber, passando per Pasolini, Modugno e Fossati. “Non nego che un paio di brani siano spudoratamente ispirati proprio a De Andrè, mentre in uno c’è una chiara citazione a Pasolini”. Ogni concerto uno spettacolo nello spettacolo, ispirato al teatro musicale, con tanto di letture incastonate ed un omaggio ad Alda Merini.  

‘D’amore e di psiche’, il brano che chiude l’album, uno di quelli cui si dice più affezionata, un condensato di riflessioni sull’aspetto psicologico del rapporto tra madre e figlia. Nell’album anche un brano che tratta della relazione madre figlia, mentre ‘La tela di Penelope’ parla del bisogno di evitare la miseria delle relazioni, perchè “quando ci si accanisce, non ci si regala più nulla e ci si impoverisce”. E’ legato all’omonimo Casale lanuvino, congeniato dallo chef artista Giuseppe Verri, il brano ‘L’Acro delle Donne’, che apre le danze. “C’è un mio brano in inglese – racconta Daniela – che viene dalla tradizione folk, che ascoltavo molto da ragazzina, ed è ‘There was guy'”. Non lascia indifferenti il testo di ‘Buonanotte etica’, “scritto quasi per esorcizzare la parte umana del mio lavoro”, a conferma di quanto il progetto sia “anti-ipocrita” per eccellenza. 

Tra coloro che più hanno apprezzato il suo album vi sono anche i suoi pazienti, che riceve nello storico studio nei pressi di piazza Re di Roma, nella Capitale, e in quello di Corso Garibaldi, ad Ariccia. “Un paio di pazienti mi hanno detto di aver capito molte cose ascoltando il disco o vedendo i live”. Se i cd vengono distribuiti nei concerti, per tutti c’è la possibilità di acquistare l’album anche su ITunes. Non un mistero che stia già scrivendo altro, “anche se ho capito adesso – parole sue – cosa significhi la difficoltà scrivere”.

“Vorrei che questo fosse il mio secondo lavoro, non lo nego”, come non nega neppure la volontà di calarsi sempre di più nell’ottica del teatro canzone. Nelle sue musiche riecheggiano melodie celtiche, atmosfere nordiche e reminescenze del blues e del jazz, tra violoncelli, sax, flauto traverso e fisarmonica, che non fanno avvertire l’assenza di percussioni, anche perché è il pianoforte il vero cardine di tutto, sebbene il proscenio spetti tutto alla calda voce di Daniela Di Renzo, capace di effondere emozioni, in un tumulto e in un turbinio in cui resta la sensazione che, chiudendo gli occhi ed aprendo il cuore, la sua voce e i suoi testi non abbiano davvero nulla da invidiare ad artisti affermati. Dopo i numerosi concerti a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno il prossimo si terrà proprio nella sua Nemi, presso la locanda “Lo Specchio di Diana”, in Corso Vittorio Emanuele, alle 18.30 del 5 marzo, in “Ed eravamo gli occhi troppo belli”, un elogio, manco a dirlo, per Fabrizio De Andrè.  

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FOCUS (www.danieladirenzo.com) – “Non esco mai senza il mio cuore addosso” è un lavoro dove il cuore, appunto, è cucito su ogni pagina scritta e in ogni nota suonata. Nato dall’esigenza dell’autrice, Daniela Di Renzo, di raccogliere in un progetto unico le idee sparse tra gli appunti del suo lavoro di psicoterapeuta e gli accordi sul suo amato pianoforte. I brani fanno riferimento al legame, all’amore, alla relazione e non tralasciano mai di sottolineare contraddizioni, conflitti e incoerenze tipiche dell’incontro con l’altro. I testi raccontano talvolta l’epilogo di rappresentazioni relazionali, altre volte si snodano attraverso l’analisi e l’elaborazione di vicende osservate, ascoltate ed empaticamente condivise nel setting terapeutico; sono lettere scritte a persone ma indirizzate al vento, frutto della consapevolezza che ogni esperienza relazionale genera in sé il seme della finitudine. 

Il progetto ha trovato sviluppo nella collaborazione con il pianista Emiliano Begni che ne ha curato la preproduzione e la direzione musicale in fase di registrazione collaborando, inoltre, alla stesura musicale di due brani. Il pianoforte è senza dubbio lo strumento principale attraverso cui si declinano tutti i sentimenti del disco, dalla passione del tempo alla nostalgia di un’aria dal sapore celtico, passando da sfumature jazz a reminescenze faberiane. L’apporto creativo degli altri strumenti ha poi completato la gamma sonora nelle quali la voce della cantautrice si muove con sinuosità, decisione e delicatezza. La scelta dei timbri che circondano la voce (sax soprano, flauto traverso, violoncello e fisarmonica) e l’assenza di strumenti percussivi, regalano ai brani un carattere emotivo tutto giocato sulla punta delle dita e delle corde, in una tela mai scontata di colori e sfumature.

Progetto realizzato da

Daniela Di Renzo: voce, testi e musiche

Emiliano Begni: arrangiamenti, pianoforte, cori, musiche

Collaborazioni

Stefano Ciuffi: chitarra 

Francesco Consaga: sax soprano, flauto traverso

Luca Consalvi: cori

Gionata Costa: violoncello

Ermanno Dodaro: contrabbasso

Antonello Salis: fisarmonica

Gianluca Siscaro: editing, mix, spazzole su foglio, shake

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