di Maria Lanciotti
Chi è nato prima, l’uovo o la gallina? Rompicapo senza soluzione ma un fatto è certo: l’uovo non può esistere senza la gallina e la gallina non può esistere senza l’uovo. Stesso dilemma sembra attanagliare l’aeroporto ‘Giovan Battista Pastine’ e il comune di Ciampino dopo un secolo di convivenza fra alterne vicende e comunque non sempre facile e decisamente infelice come negli ultimi decenni. Un quesito ancora dibattuto fra gli studiosi locali la cui soluzione in ogni caso non muterebbe lo stato di fatto. In via Francesco Baracca, che partendo da piazza della Pace porta dritta al confine con l’aeroporto, il muro di recinzione del ‘Pastine’ è stato abbattuto e sostituito con una barriera di sicurezza con filo spinato che offre la vista del movimento aeroportuale a distanza praticamente nulla, con il frastuono di decolli e atterraggi ininterrotto che ti piomba direttamente addosso con una sferzata di adrenalina da sballo. Parcheggio libero al fondo della strada chiusa, e curiosi che stanno lì a godersi lo spettacolo e il rombo dei motori come quando negli anni ‘50/’60 – prima dell’espansione urbanistica selvaggia e l’avvento dei voli a basso costo – l’aeroporto era un’attrazione e la gente ci veniva da lontano per gustarsi il via vai sulla pista.
Tra i curiosi anche un residente, Massimiliano Pizzuti, che dice di abitare nel palazzo lì accanto e parlando dei lavori in aeroporto e della nuova recinzione afferma: “I lavori che stanno facendo sono per la sicurezza, sempre per la sicurezza. È tutto molto sorvegliato. Se qualcuno provasse a entrare c’è questa rete invalicabile e un continuo controllo anche con le telecamere”. Problemi con i rumori del traffico aereo? “Io qui ci sono nato, nel 1974, e mio padre lavorava in aeroporto. I rumori erano una cosa naturale”. Poi guarda l’ora sul cellulare e quantifica: “In un quarto d’ora sono passati sei aerei a raffica. Non c’è tregua né giorno né notte, per un motivo o per l’altro. Uno ci farà pure l’abitudine ma il sistema nervoso incamera”.
Sempre su via Francesco Baracca, all’incrocio con via Fiume, un’altra prova della coesistenza fra aeroporto e realtà abitativa: un cancelletto verde con i segni degli spezzonamenti che colpirono l’aeroporto e l’area circostante durante l’ultima guerra, quasi unico corpo attraversato dalla stessa ferita.