POLITICA

Nasce il movimento Democratici e Progressisti – Da Velletri a Genzano, passando per Rocca di Papa, ecco come cambiano gli schieramenti dopo la fuoriuscita dal Pd

speranza

“Articolo 1 – Movimento democratici e progressisti”. Si chiameranno probabilmente così i fuoriusciti del Partito Democratico, che anche ai Castelli Romani sono in numero piuttosto nutrito, con un speso specifico che, in alcuni Comuni, come Velletri e Rocca di Papa, va ben oltre la semplice conta, che pure in tanti stanno facendo. Anche a Genzano, dove i dissapori si sono palesati in maniera nitida in un incontro nella sezione di via Garibaldi dai toni piuttosto accesi, la spaccatura promette di lasciare diversi strascichi, più o meno indolori, a partire dalle modifiche alla composizione del gruppo consiliare del PD, costretto a dover nominare un nuovo capogruppo, in virtù dell’adesione di Luca Lommi al movimento che fa capo a Roberto Speranza (l’ipotesi più probabile è che a succedergli possa essere Martina Ortolani, anche se non si esclude che il testimone possa passare all’ex sindaco Flavio Gabbarini). “A noi interessa un centrosinistra grande, plurale e veramente democratico” è stato il leit motiv di chi ha partecipato all’incontro di qualche settimana fa al Teatro Tognazzi di Velletri, dove proprio Speranza ha indottrinato i presenti sule ragioni dello strappo dalle politiche di Renzi. Se allora i margini per ricucire c’erano ancora, quanto accaduto nei giorni successivi ha reso inevitabile lo strappo, cui ha certamente influito anche il rinvio a data da destinarsi dei Congressi che, ai Castelli, si sarebbero tenuti proprio a Genzano e Rocca di Papa, e ai quali, pallottoliere alla mano, i favoriti sarebbero stati proprio due fautori di una visione più ortodossa di un Pd che per i dissidenti “si è troppo spostato a destra, e avrebbe avuto bisogno di ritrovare i valori della sinistra” (Gianluca Ercolani a Genzano e Maurizio Querini a Rocca di Papa). 

In attesa di carpire l’ufficialità dei cambiamenti che avverranno all’interno dei gruppi consiliari e nei componenti delle varie giunte comunali, si sa per certo che vi aderiranno, oltre all’ormai ex capogruppo del Pd genzanese (che sarà in buona compagnia) anche il presidente del consiglio comunale di Velletri, Daniele Ognibene, che potrebbe non essere il solo, visto che oltre a Roberto Leoni e all’ex assessore alla cultura, Ilaria Usai, anche l’assessore Giulia Ciafrei e il capogruppo Giorgio Fiocco non hanno fatto mistero della propria simpatia per le idee dell’associazione ‘Noi Domani’, sebbene resti da capire se cambierà qualcosa ora che lo strappo si è consumato e la lotta non è più interna ad un partito, quello Democratico, in cui tutti loro avevano creduto fortemente. Quanto a Rocca di Papa, tra i componenti del consiglio comunale a lasciare il Pd sono l’ex sindaco Pasquale Boccia insieme alla neo consigliera Elisa Pucci, in aggiunta a molti altri iscritti, mentre a restare è la candidata a sindaco Silvia Marika Sciamplicotti (CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIU’). Di tutto questo se ne sta parlando proprio ora, ad Albano, a Villa Altieri, dove sono convenuti tutti i simpatizzanti del nuovo movimento. 

Di seguito, per chi ne voglia sapere di più, pubblichiamo l’Articolo 1 del manifesto dell’appena fondato Movimento democratico e progressista. Un nuovo soggetto politico formato dai fuoriusciti dal Pd e che si colloca a sinistra del partito guidato da Renzi. 

“Siamo donne e uomini che si impegnano in un movimento democratico e progressista con l’obiettivo di dare all’Italia un governo che corrisponda ai bisogni e gli interessi del nostro Paese.
Un progetto di governo che si avvalga dell’esperienza delle donne per realizzare una società più equilibrata, accogliente, meno individualista, che si batta per sviluppare una coscienza dei diritti e delle libertà fondamentali.

Pensiamo che l’Italia abbia urgente necessità di questo impegno per contrastare il populismo e l’avanzata delle forze antisistema e della destra isolazionista e reazionaria.

Per questo serve costruire e radicare in tutte le comunità un campo di esperienze democratiche e progressiste legate alle culture socialiste, liberali, cattoliche democratiche e ambientaliste, al mondo civico dell’associazionismo e del volontariato, alla grande mobilitazione popolare manifestatasi nel recente referendum costituzionale.

Per questo ci rivolgiamo a tutte e tutti quelli che hanno a cuore la cosa pubblica e il desiderio di cambiare l’Italia.

Questo processo costituente si propone di ricostruire un centrosinistra plurale, non soffocato da ambizioni leaderistiche e da pretese di arrogante autosufficienza che inevitabilmente porteranno alla vittoria dei nostri avversari, né dalla rassegnazione alla progressiva impotenza delle istituzioni democratiche, ma che sappia trarre nuova linfa vitale dai valori costituzionali dell’antifascismo e dalla storia repubblicana migliore, a partire dall’esperienza dell’Ulivo.

Un progetto all’altezza dei tempi che propone una sfida in Italia e in Europa per rilanciare una politica vissuta come efficace da chi è emarginato, escluso e sconfitto dalla globalizzazione neoliberista e dal saccheggio delle risorse della Terra.

Della nostra Costituzione assumiamo come principio guida l’articolo 1: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Il lavoro stabile e giustamente remunerato è la prima garanzia per un’equilibrata costruzione del sé e per un progetto di vita pienamente agito e realizzato. Per questo ci accorgiamo della sua importanza soprattutto quando non c’è. E il declino economico che ne consegue alimenta inevitabilmente anche un declino civile.

L’uguaglianza è la nostra bussola e una maggiore equità fiscale il nostro obiettivo. Combattere le disuguaglianze non è soltanto una richiesta di ordine morale che vuole affermare un elementare bisogno di giustizia, ma ha anche una sua natura e logica economica: se si allarga la forbice sociale si minano le condizioni stesse della crescita e quindi la possibilità di un’equa ridistribuzione dei profitti tra i cittadini.

Nessuno si salva da solo e nessuno può stare davvero bene se gli altri stanno male: la dignità della persona e il rispetto della libertà di ogni singolo individuo sono dunque un principio basilare sia in campo morale e civile, sia in quello economico e sociale. Bisogna anzitutto attivare politiche attive del lavoro incentrate sulla sua qualità. Nell’immediato significa arrestare l’uso indiscriminato dei voucher e di altre forme lavorative che costano poco. Anche per questa ragione è necessario fissare immediatamente una data per lo svolgimento dei referendum sul lavoro promossi dalla Cgil e sottoscritti da oltre tre milioni di cittadini.

Riconosciamo la libera iniziativa economica che può portare al dinamismo e alla crescita del Paese nel rispetto delle regole condivise e del principio di legalità. Siamo però convinti che l’istruzione, la sanità, la sicurezza e l’ambiente debbano avere un valore universalistico, senza distinzioni tra ricchi e poveri, perché sono beni comuni che definiscono il grado di civiltà e di democrazia di un Paese. La difesa dei beni comuni è la risposta che la politica deve dare a un bisogno di comunità e di partecipazione che è tornato a manifestarsi tra noi. Dobbiamo investire su misure universali di sostegno al reddito a contrasto dell’esclusione sociale, su politiche per il diritto alla casa, di promozione del diritto alla parità di genere, di supporto alle famiglie per le cure parentali, che potenzino l’offerta pubblica dei Comuni e delle Regioni.

La grande sfida dei democratici e dei progressisti è guidare il rilancio di un processo di integrazione europea ancorato alla Carta Costituzionale. Meno retorica europeista e più politiche su scala continentale per ridurre la forbice che si è aperta tra democrazia e sovranità in ambiti fondamentali come la difesa, le politiche fiscali, la sicurezza, la lotta alla povertà e l’aumento del bilancio Ue.

L’articolo 1 della Costituzione contiene un altro valore per noi fondamentale, quello di popolo. L’unico modo per arginare l’onda populista è quello di tornare a essere popolari. Ciò significa recuperare il rapporto con le periferie, quelle politiche, sociali, culturali e antropologiche, che oggi compaiono soltanto nella parola spirituale di papa Francesco. In queste periferie avanza una nuova destra, aggressiva, identitaria che sfrutta il disagio sociale per vendere false risposte ai vecchi e nuovi problemi sollevati oggi dai cittadini.

Ora tocca a noi dare risposte chiare, inclusive che riportino la sicurezza sociale nella vita quotidiana di ognuno di noi e rispondano a un’esigenza di protezione declinata secondo i valori della sinistra e di un nuovo centrosinistra di governo.

Vogliamo costituire un movimento aperto, non un partito, che sia anche la costituente di un rinnovato centrosinistra, perché non rinunciamo al progetto di una grande forza unitaria del centrosinistra e vogliamo essere da stimolo affinché il Partito democratico riprenda questo cammino arrestando la sua deriva neocentrista.

Da oggi il nostro lavoro è questo e lo vogliamo fare con tutte e tutti voi”.