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VIDEO – Massimo D’Alema a Genzano: ‘Con l’Mdp ricostruiamo il centrosinistra, andando oltre il Partito di Renzi’

Massimo D'Alema a Genzano

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Diana Park Hotel gremito, nella serata di ieri, venerdì 30 marzo, per il ritorno ai Castelli di Massimo D’Alema, il due volte presidente del Consiglio dei Ministri, approdato nella splendida location incastonata nelle pendici del Lago di Nemi, proprio ai confini tra il territorio nemorense e quello di Genzano. Nobile la causa, finalizzata a presentare ai presenti, ben oltre le 200 unità, ciò che lo ha spinto, come loro, a fuoriuscire dal Partito Democratico, per fondare “Articolo Uno – Movimento Democratico Progressista’. Tanti gli esponenti politici e gli amministratori giunti da tutti i Castelli, per quella che è stata, di fatto, una sorta di prima uscita, in cui guardarsi in faccia, confrontarsi e, perchè no, magari contarsi, sperando di far ulteriori proseliti nei mesi a venire. 

A fare gli onori di casa, e ad aprire il dibattito, è stato Bruno Romagnoli, amico d’antan del 68enne politico romano. Al suo fianco, in fase di presentazione, la sua delfina, Maura Pisciarelli, che ha preso posto nel tavolo dei relatori, con la parola che è andata poi al deputato Filiberto Zaratti e al consigliere regionale Riccardo Agostini, entrambe confluiti nell’Mdp. Accanto a loro anche il deputato Alfredo D’Attorre e il coordinatore nazionale Piero Latino. Da tutti i Castelli coloro che hanno gremito i tavoli, con folte rappresentanze, tra gli altri, da Velletri e Rocca di Papa, dove esponenti di spicco hanno lasciato il Pd per confluire nel nuovo soggetto politico. 

Mezz’ora di orologio per “il militante Massimo D’Alema”, così come è stato presentato da Romagnoli, prima che lui stesso aggiungesse, “militante e studioso”. 

Nel suo intervento D’Alema ha esordito rassicurando tutti sul carattere deludente dei sondaggi: “State tranquilli, la tendenza è positiva, visto che il 70% degli italiani neppure sa che esistiamo. Spetta a noi, progressivamente, crescere e manifestarci per la nostra identità e per le nostre proposte. Credo che c’è un grande spazio dinanzi a noi – ha aggiunto – e questo movimento è nato proprio in virtù di un vuoto che doveva essere riempito. Il vuoto di una forza autenticamente espressione del centrosinistra, che si ispiri ai valori della democrazia, del lavoro e dell’uguaglianza e cerchi di tradurli in una forza politica conseguente. I progetti, in fondo, per cui era nato il Partito Democratico, che sta progressivamente trasformandosi nel partito di Renzi, tradendo il senso per cui noi decidemmo di costituirlo”.

Da lì è partito il lungo affondo contro l’ex Premier fiorentino, reo di aver fatto del Pd la brutta copia dei partiti berlusconiani: “In questi giorni abbiamo aperto il processo costituente e ne sono protagonisti anche compagni che vengono da altre esperienze, come quella di Sinistra Italiana, oltre a tantissimi che si era allontanati e che non hanno più votato per il Pd. Gente che non avrebbe votato mai per il partito di Renzi e che sarebbe rimasti a casa o avrebbe votato i 5 Stelle. Noi – ha aggiunto D’Alema – non indeboliamo il centrosinistra, lo stiamo ricostituendo. Noi stiamo rafforzando l’argine contro il centrodestra e il populismo, riportando a casa i tanti che col partito di Renzi non sarebbero rimasti in campo”.

D’Alema ha poi ripercorso le tappe di quello che ha definito un fallimento e una delusione. “Io me ne sono andato dal Parlamento prima dell’arrivo di Renzi, ritenendo giusto raccogliere l’appello a lasciare spazio ad una generazione di giovani. Di tutte le decisioni, giuste o sbagliate, che ho preso nella mia vita, è una di quelle di cui sono stato più entusiasta, perché avrei vissuto l’esperienza parlamentare con un imbarazzo terribile. Pensavo che il riformismo fosse stato scoperto tanti anni fa e invece ci hanno fatto credere che in Italia fosse stato inventato da Renzi, con un Parlamento paralizzato per 8 mesi per una grande riforma della Costituzione che ha tradito persino quanto scritto nella Carta dei Valori del Pd, in cui ci si impegnava a non cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza. Se invece di perdere tempo si fosse pensato ai giovani disoccupati forse sarebbe stato meglio…Stesso dicasi per la legge elettorale, passata con ben 3 voti di fiducia: il Parlamento paralizzato per una legge sulla quale sin dall’inizio qualcuno mise in guardia circa la sua incostituzionalità e infatti fu poi cancellata dalla Corte Costituzionale.

La terza tappa del riformismo renziano – ha aggiunto l’ex esponente del Partito Comunista Italiano – è stato il ‘Jobs Act’, ovvero la libertà di licenziamento e l’introduzione di voucher, diventati una nuova forma deresponsabilizzante del lavoro e di precariato, in cui il dipendente non ha più alcun diritto e il datore di lavoro alcun dovere.  Non parliamo poi della “Buona Scuola”, che se usi questo termine dinanzi ad un insegnante rischi che ti cava gli occhi. Un riformismo, quindi, che in gran parte è evaporato ed è stato cancellato dal popolo e dalla Corte Costituzionale. Ciò che ne è rimasto è andato contro le forze sociali, il mondo del lavoro, gli insegnanti, gli studenti, tutti quelli che costituiscono il nerbo di una forza di centrosinistra. Alle speranze, quelle che si erano manifestate nel voto europeo, sono subentrate quindi diverse delusioni, e a queste si sono accompagnate le sconfitte, con una condotta politica arrogante, risultata ben evidente nella gestione della vicenda di Roma, col Sindaco Marino che è stato cacciato senza neppure l’onore di un dibattito in Consiglio, come neppure un ladro di galline”. 

“Ho sempre detto che non avrei promosso scissioni – ha aggiunto tra gli applausi – ma ho anche detto che se una generazione più giovane avesse preso questa decisione io li avrei aiutati e così ho fatto”

“Noi non abbiamo una vocazione minoritaria – ha dichiarato l’esponente politico romano – perchè il Paese ha bisogno di una grande forza di centrosinistra, che abbia un’ispirazione di governo. Non è una sfida semplice, ma è in atto un grande processo costituente e difenderemo le nostre ragioni, con spirito inclusivo ed intenti ricostruttivi, creando un luogo dove le persone ritrovino passione politica e una ragione d’impegno”. 

“Non un partito ma un movimento, perchè un partito dava l’idea di una cosa chiusa, mentre un movimento è qualcosa di aperto in cui ognuno possa sentirsi protagonista. Questa è la nostra speranza, unita al fatto che possa tornare ad esserci un nuovo grande partito di centrosinistra nel Paese. 

“Il renzismo – ha reiterato il concetto Massimo D’Alema – ha dato forza alla destra e ai 5 Stelle e ciò ha tolto credibilità e forza al centrosinistra, rafforzando il voto di protesta. Quando il capo della più grande forza di centrosinistra dice che è meglio Marchionne dei sindacati, quando dice e ci riesce di togliere le tasse alle case dei ricchi e di costruire il Ponte sullo Stretto, oltre a cancellare l’Articolo 18 significa che qualcosa non quadra più, tanto che se Berlusconi si presentava alla Siae avrebbe potuto chiedere i diritti d’autore per tutto questo. In fondo quando assumi il programma degli altri, li rilegittimi, li rilanci. Se tu fai il verso a Grillo la gente alla fine sceglie l’originale. In un contesto del genere bisogna battersi per la buona politica e contro la corruzione”. 

“Rifarsi all’Articolo 1 della Costituzione non è una banalità” ha evidenziato l’ex Presidente del Consiglio. “Dire che l’Italia è una Repubblica democratica non è certo banale, come neppure dire che è fondata sul lavoro, specie in un Paese che ha il 38% di giovani disoccupati, una delle percentuali più alte d’Europa. Il lavoro non è soltanto prestazione d’opera ma la forma con cui si partecipa al bene del Paese”. 
“La politica deve tornare ad essere luogo di idealità e non un mestiere, perché altrimenti si degrada e si corrompe, piegandosi alla logica del mercato e cedendo al dominio dell’economia.  Così facendo si impoverisce drammaticamente e diventa odiosa alla maggioranza dei cittadini, diventando mestiere subalterno all’economia e alla ricchezza.  Noi, al contrario, invece che demonizzarla vogliamo restituirgli nobiltà. La nostra speranza – ha concluso tra gli applausi Massimo D’Alema – è che i giovani possano portare in questo progetto la loro vitalità, assicurando un futuro a questo movimento, alle sue idee e all’ambizioso progetto che ha, quello di far ritornare ad essere il centrosinistra protagonista della vita del Paese”.

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