POLITICA

Genzano – L’intervista a Emiliano Bernoni (PCI), dall’impegno nelle politiche sociali alle critiche ai 5 Stelle: ‘Parlare di comunismo nel 2017 è più che mai necessario’

intervista bernoni

 

Emiliano Bernoni durante l’intervista nella nostra redazione

di Daniel Lestini

Un’occhiata al passato, con lo sguardo proteso al futuro. Così Emiliano Bernoni, da dicembre segretario cittadino del Partito Comunista Italiano, si colloca nel presente senza esimersi da una disamina finalizzata a ripercorrere quanto accaduto nei mesi passati, col chiaro intento di riservare all’avvenire le pagine migliori del suo impegno politico. Cinque anni da assessore ai servizi sociali all’interno della Giunta Gabbarini e tanta voglia di non mollare la presa per il bene della sua comunità. Questo e tanto altro emerge nella lunga intervista rilasciata nella nostra redazione di vicolo Palmarini, durante la quale è emerso un Bernoni che non ha mancato di criticare gli attuali amministratori, pur senza scadere mai nel qualunquismo esasperato. 

Bernoni, ci faccia una fotografia del presente. Rientra anche lei tra coloro che criticano i primi 9 mesi della Giunta Lorenzon e o preferisce confinarsi nell’alveo di chi ritiene ancora prematuro stilare un giudizio?

“E’ francamente difficile essere soddisfatti di come vanno le cose da qualche mese a questa parte. Sulla gran parte dei provvedimenti intrapresi non siamo stati d’accordo, sia per le scelte effettuate che per la loro modalità”. 

Un esempio?

“E’ sufficiente partire dalle prime settimane, quando di fronte ad un fatto di reale pericolo per la salute pubblica, qual è stato l’incendio a Roncigliano, chiedemmo conto all’Amministrazione di come si stesse adoperando a tutela della popolazione. E la risposta, limitata ad una comunicazione sul web, non fu sufficiente, a nostro parere, a dimostrare la giusta attenzione rispetto alla gravità dell’accaduto.  Il Sindaco, che è il primo tutore della salute pubblica, sarebbe dovuto intervenire subito con le autorità competenti, a partire dall’Arpa, utilizzando anche apposite centraline e analizzando anche a distanza di tempo lo stato delle colture. Invece dopo mesi non sappiamo nulla degli effetti di quanto accaduto e tutto è finito nel dimenticatoio, in una sorta di ‘buco’ nero in cui non si sa quali danni possa aver provocato quell’incendio a Genzano e nei Castelli”.

Emiliano Bernoni alla manifestazione di domenica scorsa

C’è dell’altro?
“Restando alle emergenze non può essere sottaciuto l’approccio nel post terremoto; non è stato degno di una pubblica amministrazione l’aver delegato a dei volontari lo studio della sicurezza dei fabbricati e delle scuole. Capisco che va di moda il coinvolgimento dei cittadini, che sotto certi aspetti non è neppure da condannare, ma su alcuni casi, come quello relativo ai possibili danni causati dal sisma, l’approccio deve essere necessariamente diverso. Lo stesso sarebbe stato auspicabile in altri settori, come quello delle scuole…”.

Qualcosa ci dice che andrà a parare sulla chiusura dell’istituto dei Landi…

“Esattamente. L’apertura in vista del Referendum del 4 dicembre con i seggi elettorali costituiti regolarmente per 2500 cittadini chiamati alle urne e per le forze dell’ordine che vi soggiornavano, a scuola chiusa già da un pezzo, cozza certamente con l’ordinanza di chiusura nella quale si accennava anche a problematiche rilevanti di natura edilizia. Aver trasferito gli alunni e il personale in un plesso situato a diversi chilometri, peraltro chiuso da anni ed oggetto di una sommaria pulizia, effettuata senza neppure la sanificazione di un’apposita ditta di pulizie, è parso davvero criticabile, tenuto conto che i problemi dell’istituto dei Landi sarebbero stati facilmente risolti con un minimo di manutenzione estiva”. 

Con Virgilio Seu, segretario generale del Pci, durante un’intervista nella recente manifestazione di Roma

Par di capire che il suo giudizio sull’Amministrazione Lorenzon sia tutt’altro che positivo.
“Non potrebbe essere altrimenti. Riteniamo questa maggioranza totalmente inadeguata ad amministrare la città: ha poche idee e quelle poche ci paiono veramente molto confuse. Vogliamo parlare dell’Istituzione?”.

Nessun freno…

“Beh, la cancellazione dell’Istituzione noi Comunisti non l’abbiamo certamente vista di buon occhio. Era  un organo che si occupava degli eventi, e lo faceva in maniera proficua, altro che poltronificio! Non va dimenticato che il presidente e i consiglieri non prendevano neppure un centesimo”.

Lei non l’avrebbe soppressa?
“L’Istituzione andava semmai potenziata, non certo cancellata. Mi auguro almeno che ciò non crei danni all’evento più importante per Genzano, l’Infiorata!”.

Ha questo sentore?

“Purtroppo si, anche se mi auguro chiaramente di sbagliarmi. Io credo che si dovrebbe lavorare tutto l’anno per l’Infiorata, facendone un evento a 360 gradi, capace di far da volano all’intera economia genzanese, con degli eventi diluiti nei diversi mesi, di modo che l’Infiorata sia l’ultimo grande tassello del mosaico”. 

Ha seguito le lamentele di questi giorni di alcuni maestri infioratori?

Genzano è riconosciuta universalmente in tutto il mondo per la sua Infiorata e aver messo persone esterne all’interno della commissione è stato un autentico sgarbo nei confronti di maestri infioratori genzanesi, che hanno girato tutto il mondo per insegnare ad altri le tecniche di questa vera e propria arte. Ciò ci ha lasciati perplessi ed interdetti. Una cosa ci tengo comunque a dirla: l’Infiorata è per Genzano un bene primario e per il bene della comunità tutta mi auguro che le cose vadano nel miglior modo possibile e che tale scelta non ricada sulla qualità organizzativa e sull’ottima riuscita dell’evento. Ciononostante se le cose non dovessero andare come auspicato sarebbe necessario un passo indietro rispetto ad una decisione che tanti genzanesi faticano a capire. Il cambiamento sfrenato non sempre porta a risultati positivi e certamente Genzano non è la realtà che loro hanno dipinto”.

Anche lei è rimasto toccato da certe accuse?
Genzano non è da buttare al macero. Aver utilizzato i termini ‘macerie’ e ‘buffi’ non rende onore alla storia di questa città, e non ha fatto del male a chi ha governato prima,  ma all’intera comunità genzanese. Un modo becero di semplificare le cose, senza rendere giustizia al reale stato delle cose. Tengo a ricordare che in Consiglio c’è sempre stata una forma di rispetto consolidato, all’insegna del garbo istituzionale, da parte di maggioranza ed opposizione, senza acredine ed astio verbale.  C’era la critica politica, sacrosanta e doverosa, ma senza l’utilizzo di una terminologia irrispettosa ed irriguardosa. In campagna elettorale non dimenticherò mai e non perdonerò mai che Genzano sia stata fatta passare come una città vittima di infiltrazioni mafiose”.

Che Genzano sente avete lasciato ai vostri successori?

“Abbiamo operato in un periodo storico particolare, durante anni difficilissimi, contraddistinti da continui tagli, come dimostrato dal dimezzamento dei fondi sugli asili. Nonostante ciò, pur mancando le finanze, la bravura è stata quella di ottimizzare le poche risorse che avevamo, senza tagli, mantenendo uno stato dei servizi elevato, grazie alle nostre scelte e anche all’impegno di tanti dipendenti comunali fortemente legati alla città di Genzano”. 

Un tema a voi comunisti da sempre molto caro…

Quella dei servizi sociali è stata la seconda voce nella quale l’Amministrazione Gabbarini ha investito più soldi, dopo i lavori pubblici. Un dato certamente eloquente”.

Di cosa va più orgoglioso?

Onestamente ci sono molte cose. C’erano circa 60 persone che aiutavamo attraverso le borse lavoro e i contributi per le famiglie indigenti, garantivamo assistenza specialistica nelle scuole, con esoneri dal pagamento della mensa per aiutare le famiglie più in difficoltà e avevamo attivato dei progetti di alternanza scuola-lavoro riservati agli studenti disabili, per consentire loro una migliore integrazione nella società. Pur non disponendo di tanti soldi abbiamo  fatto di tutto per non intaccare lo stato sociale, ed anzi innalzarne il livello, per il bene dei ceti più deboli. Un tema cui ho sempre tenuto particolarmente, avendo ereditato una delega sul solco di una tradizione nei confronti dei servizi sociali sempre protesa alla massima attenzione”. 

Visto da fuori cosa rimane delle politiche approntate dal suo assessorato?

“Mi rammarica non poco il fatto che le borse lavoro siano state sospese, così come i progetti per i ragazzi disabili. Non si può certo dire che ciò sia avvenuto per mancanza di soldi, visto che si potevano destinare delle risorse magari evitando, la butto lì, di esternalizzare il servizio della riscossione dei tributi”. 

Magari può essere la chiave per arrivare al Reddito Cittadinanza, un cavallo di battaglia dei 5 Stelle.

“Senza l’intervento dello Stato o di altri enti sovracomunali è impossibile raggiungere quell’obiettivo. Se ci riuscissero sarei il primo ad applaudirli, ma al di là degli slogan elettorali è quasi impossibile”.

Le va di dare un voto alla Giunta che ha spezzato la decennale continuità amministrativa della sinistra genzanese?

“Al di là dei numeri il giudizio è totalmente negativo e diversi aspetti ci hanno lasciati interdetti e perplessi. Essere Sindaco non significa badare all’ordinario. Purtroppo manca anche l’attenzione per ricorrenze tutt’altro che secondarie e ci si è dimenticati persino di celebrare la Giornata della Memoria, mentre per l’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine non è stato preparato alcun manifesto e le scuole non sono state coinvolte.  Le negatività, tuttavia, son tante altre: come ad esempio la chiusura del Giudice di Pace, dovuta innanzitutto all’assenza dell’Amministrazione comunale o, comunque, all’incapacità di fare battaglia e di presenziare ad un tavolo con una presa di posizione forte; abbiamo lasciato la raccolta differenziata porta a porta al 67% e ora non sappiamo più su che dati siamo, anche se serpeggia la sensazione che vi sia stato addirittura un decremento; restando sempre sui temi ambientali, notiamo poi con profondo disappunto che non vengono più pubblicati sul sito istituzionale nemmeno i dati sulla qualità delle acque, né le analisi dell’acqua dei pozzi, né quelle effettuate sulle fontanelle pubbliche né, soprattutto, quelle effettuate all’interno delle scuole. La situazione, anche qui, ci pare quindi assolutamente fuori controllo“.

Un terreno di scontro sembra poter esserci anche in merito alle sorti dell’Ospedale, conferma?
Un Sindaco deve essere fortemente presente e far sentire la sua voce anche nelle sedi extraistituzionali e penso alla conferenza dei sindaci sulla sanità. Nel 2012-2013 stavano chiudendo il Consultorio Giovanile e una volta andati dal Direttore di Distretto siamo riusciti a scongiurare la chiusura e il Consultorio è ancora li, vivo e vegeto. Sull’Ospedale ci siamo tanto battuti e in 5 anni abbiamo evitato tante volte l’ulteriore depauperamento delle risorse, fermando l’emorragia del personale. È vero che di questi aspetti se ne occupano le Regioni, ma noi avevamo l’ambizione di tenerlo in vita, pur superando la politica del campanile, per riservarlo alla specializzazione materno infantile, poi naufragata per le diverse scelte della Asl. Nel 2012 presentai personalmente nel corso di una conferenza stampa in Regione Lazio la proposta di trasformazione del nostro ospedale in una casa della mamma e del bambino, un ospedale rosa con un punto nascite, la terapia intensiva neonatale, la pediatria e un reparto dedicato alla diagnostica e alle indagini in tema di fertilità. Il tutto accompagnato dai servizi post-nascita offerti dal Consultorio. La stessa proposta è ancora agli atti del Comune perché votammo in Consiglio comunale un ordine del giorno che andava proprio in quella direzione. Purtroppo oggi abbiamo la sensazione che si sia mollata la presa anche su questo tema e, anziché battersi per dare ai Castelli Romani questa grande opportunità, ci sia stia dando per vinti. E non è questo l’atteggiamento giusto”. 

Usciamo dal Palazzo: qual è il rapporto tra i partiti che compongono il Centrosinistra genzanese? Avete ricucito gli attriti del passato?

“Al momento ognuno è impegnato nelle proprie vicende partitiche. Noi del Partito Comunista, ad esempio, abbiamo rimesso in piedi con l’assemblea costituente di Bologna un Pci che si rifà ai valori di Gramsci e Berlinguer. Da li un diktat forte per un partito che deve essere alternativo al Pd”.

Non teme sia anacronistico tornare a certe denominazioni?

“Parlare di comunismo nel 2017 è più che mai necessario. Oggi non c’è una forza politica che stia davvero dalla parte dei lavoratori. Il Pd, a livello nazionale, lo vediamo distante dalla gente comune, più incline ad assecondare il legame coi poteri forti e le lobby. In un contesto del genere il M5S preferisce parlare alla pancia dei cittadini, ma al di là delle battaglie sulle retribuzioni ai parlamentari non hanno mai avuto una presa di posizione forte nei confronti di atti come  il Jobs Act o l’abolizione dell’articolo 18. Manca in sostanza un partito che si interessi alle condizioni dei lavoratori e a quelli che sono stati i diritti acquisti nel tempo”.

Un suo giudizio, da segretario del Partito Comunista, di quanto accade nel modo del lavoro.

“Tocchiamo un tasto dolente, visto che abbiamo raggiunto livelli di schiavismo sulle forme lavorative, con contratti persino giornalieri, alcuni pagati con voucher. Non è pensabile ci siano forme di lavoro precario come quelle che cui stiamo assistendo, senza alcuna certezza per il futuro. Criticabile anche il ricorso a cooperative che non sono di aiuto, ma risultano spesso dannose, con retribuzioni ai limiti della decenza. Gli italiani si stanno trasformando in un popolo di Partita Iva, un tempo confinata agli imprenditori. Si assiste quotidianamente ad una privazione dei diritti, pienamente condannabile”.

Quale il vostro obiettivo?

“Preservare la tenuta dello Stato sociale, salvaguardando quanto di buono permane. Viviamo con livelli di disoccupazione ed indigenza enormi, di fronte alle quali c’è da togliere il ‘Jobs Act’, rimettere l’Articolo 18, togliere la ‘Buona Scuola’, salvaguardare la sanità pubblica e revisionare la Riforma Fornero, all’interno della quale non vengono neppure considerati i lavori usuranti. Tornando alla sanità il nostro è potenzialmente uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, visto che garantisce a tutti il diritto alla salute. Il sistema è certamente da migliorare, ma anche da difendere, orientandolo verso un sistema pubblico vero, finalizzato all’abbattimento dei ticket e delle liste d’attesa, che non si accorciano certo ricorrendo al privato”. 

In un contesto del genere quale può essere il ruolo del Partito Comunista?

“Serve un PCI forte perché la prospettiva di benessere è andata scemando. Vogliamo rimettere l’uomo al centro del mondo e non il profitto, ed è questa la sfida più importante da raggiungere. Un altro tema a noi particolarmente caro resta quello dell’Ambiente, tenendo conto che lo sfruttamento non è più pensabile e tollerabile”. 

Quale, invece, il suo obiettivo su scala cittadina?

“Premetto che mi sento fortunato di essere diventato segretario di una sezione che è sempre stata viva e particolarmente vivace, nella quale si trova terreno fertile per certi temi. L’obiettivo primario resta comunque quello di consegnare alle generazioni future una città più vivibile, in cui il cittadino abbia una centralità e una dignità salvaguardate”.

Per concludere, quali sono gli impegni in agenda?
Abbiamo in calendario una serie di eventi, finalizzati a divulgare proposte avanzate a livello nazionale e anche la scorsa settimana, per esempio, abbiamo partecipato numerosi alla manifestazione nazionale Eurostop a Roma. Sappiamo benissimo che il compito non è facile, tanto più in virtù dell’oscurantismo mediatico cui siamo costretti. Quel che posso dichiarare è che partiremo dal basso, partendo proprio dai Comuni e dalle piazze, passando di persona in persona. Sicuramente a  Genzano avrò un compito più agevolato, avendo la fortuna di stare in una comunità in cui certi valori sono ben presenti, e vanno solo ritirati fuori dal cuore di una popolazione talvolta delusa da una certa politica del passato”.