Attualità

‘Riflettiamoci su’ – Quando il lupo sta con gli agnellini

berlusconi agnelli

di Maria Lanciotti

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. O se vogliamo, la volpe cambia il pelo ma non la sua natura. Lupo o volpe, il Cavaliere bene eretto sul suo destriero alato – da battaglia e da torneo – inizia la Settimana Santa con una campagna strepitosa a difesa degli animali in generale e degli agnellini in particolare, in questo periodo pasquale i più  ambiti per la macellazione, adottandone ben cinque capi che si è portato in villa ad Arcore per iniziare con essi un percorso di redenzione e depurazione di fegato che in primavera va sempre bene. Al Cavaliere, con tante macchie e nascoste paure, sempre sono piaciute le creaturelle tenere e morbide, da papparsi con un boccone, cotte o crude, e/o da riserva per banchetti e/o cene di gala improvvisati da allestire magari a notte fonda, per amici e/o affini. Si sa, in certi ambiti non mancano mai le occasioni d’incontro e l’ospitalità del Cavaliere, per singoli e meglio ancora per gruppi misti, si potrebbe dire conventuale se ciò non stridesse per il tenore e il fervore della diversa accoglienza.

Ma insomma, si parlava di agnellini e di questo benedetto uomo che non finisce mai di stupire per la sua larghezza d’idee, se non di cuore, che appoggia la causa persa dei poveri ovini, simbolo della mansuetudine e del sacrificio, destinati a finire sulla tavola di chi può permettersi almeno per Pasqua il cibo della tradizione – e qui siamo tutti d’accordo che certe usanze e certi riti che ci portiamo dietro da millenni andrebbero rivisti, e va rivista la catena alimentare nel suo insieme – e questo uomo non si perita di mostrare tutta la sua benevolenza verso i suoi 5 (cinque) protetti, allattandoli amorevolmente ed elargendo loro carezze e baci (dopo un accurato lavaggio delle bestiole dal manto bianco come neve e sicuramente deodorate alla lavanda) e rendendosi umile sponsor di una scelta alimentare di tutto rispetto, purché non assurga a dogma.

Nel frattempo si stava consumando l’ennesima, orrenda strage degli innocenti nelle chiese copte in Egitto, la domenica delle Palme, che ci riporta alla figura del Cristo quando arriva sul somarello a Gerusalemme per vivere la sua passione fino al Calvario, un itinerario di dolore che si ripete ogni giorno sotto i nostri occhi, incapaci ormai di piangere.

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