POLITICA

Velletri trema ancora – Fallita la ‘vecchia’ Volsca: conseguenze a cascata sulla ‘nuova’ e sul Comune? Trivelloni: ‘Un altro dissesto è dietro l’angolo’

nuovi mezzi volsca

di Daniel Lestini

Tanto tuonò che, alla fine, piovve. La frase che la tradizione vorrebbe pronunciata da Socrate alla moglie Santippe, dopo che quest’ultima, dopo averlo platealmente redarguito, gli rovesciò addosso un vaso d’acqua, bagnandolo, calzerebbe a pennello rispetto a quanto avvenuto nelle scorse ore, presso il Tribunale Fallimentare di Roma, luogo in cui sarebbe stata sancita la fine della Volsca Ambiente spa, che da qualche anno ha lasciato il posto alla sua discendente, la Volsca Ambiente e Servizi spa.  Un fallimento che era nell’aria, stante l’enorme quantità di debiti, un’autentica voragine, che la società nata nel 1999, di proprietà dei Comuni di Velletri ed Albano (in quote eque del 46,5% ciascuna), Lariano (6%) ed Anzio (1%), aveva con svariati fornitori, tra professionisti, banche e, ovviamente, il fisco. Una società che aveva cessato ogni attività a fine dicembre del 2009, restando in piedi solo ai fini della liquidazione concordataria, finalizzata ad estinguere il passivo sul suo groppone, così come da Concordato preventivo. 

L’ex presidente della Volsca, Piero Guidaldi

Un epilogo che potrebbe avere gravissime ripercussioni sulla Volsca Ambiente e Servizi spa, che di quasi identico, alla precedente, non ha avuto solo il nome. Non indifferente, infatti, il peso sulla nuova società, su cui gravava una garanzia ipotecaria a favore della massa di creditori, dovendo pagare i debiti nel caso la progenitrice non avesse provveduto ad assolverli. Nel caso tutto questo venisse confermato arriverebbero tempi bui anche per i Comuni coinvolti, soprattutto quello di Velletri, che a fatica si è da poco tirato fuori dalle sabbie mobili del dissesto. 

Nel marasma generale c’è chi, come Lamberto Trivelloni, leader di Patto Popolare Velletri, potrebbe pronunciare il più classico degli “io l’avevo detto“, ma che pure ha preferito, in queste ore, mettere da parte la vanagloria di una ‘lettura’ rivelatasi azzeccata, andando ben oltre.  “Se tutto ciò verrà confermato – ha premesso – è chiaro che i comportamenti scellerati di questi ultimi anni abbiano trascinato la Volsca nel triste epilogo. Mi chiedo chi ne risponderà e che fine farà la nuova società? A me non piace impersonare il ruolo di Cassandra, anche perché l’avevo creata dal nulla con grandi passioni e speranze di un futuro che non ha mai avuto; però lo avevo detto che sarebbe finita così e avevo illustrato puntigliosamente anche i motivi e le responsabilità. Ora, il Tribunale nominerà un curatore e se ne vedranno delle belle, visto che non mi sembra che la legge italiana  consenta di aprire una ‘nuova’ società dando continuità pressocchè totale alla vecchia, nel frattempo posta in concordato preventivo, gabbando in tal modo creditori ed enti previdenziali”.

Lamberto Trivelloni

“E’ chiaro ormai a tutti – ha aggiunto Trivelloni – che il Concordato non si poteva ne chiedere ne ottenere, per tutta una serie di motivi ben circostanziati, a partire dalle raccomandate con ricevuta di ritorno dell’Agenzia delle Entrate dirette al protocollo del Comune e della Volsca proprio in concomitanza col deposito della richiesta di Concordato. Ballavano almeno 3-4 milioni di versamenti non effettuati e se tali lettere fossero davvero state presentate in Tribunale, lo stesso avrebbe cassato la richiesta di Concordato o, al contrario, lo avrebbe concesso lo stesso, ma senza dubbio a condizioni ben diverse.  Invece, con la massima serenità, qualcuno non avrebbe comunicato  nulla – ha ricostruito Trivelloni – e il Tribunale si è visto in dovere di concedere operazioni altrimenti non consentite, come incassare soldi per conti della vecchia società”.

In un contesto del genere non va neppure sottaciuto quanto accaduto nei rapporti con la Banca Popolare del Lazio, che lo scorso dicembre ha chiesto al Tribunale il fallimento della Volsca ‘old style’, non avendo ricevuto il milione e 700mila euro, più interessi, dovutegli, chiedendo altresì alla ‘nuova’ Volsca di assolvere al debito al posto suo, proprio quella ‘nuova’ Volsca “che qualcuno, a mò di pappagallo, continuava a sostenere fosse un’altra cosa rispetto alla precedente”. “La legge – ha ricordato in queste ore Trivelloni – non permette a nessuno, anche agli enti pubblici, di portare in concordato preventivo o stato fallimentare una società, costruendone sulle sue ceneri una nuova. Non si può fare se non siano trascorsi almeno 6 mesi, e non si può avere la stessa sede, gli stessi fornitori e continuare lo stesso lavoro della precedente. Come non si poteva avere lo stesso presidente, lo stesso consiglio d’amministrazione, fare lo stesso lavoro per gli stessi clienti e seguitare ad avere rapporti con gli stessi fornitori. Altresì singolare, ma eloquente, che la prima fattura della Volsca Ambiente e Servizi spa è datata ai primi di gennaio del 2010, quando il Comune di Lariano ha riconosciuto un debito fuori bilancio e la ‘nuova’ Volsca ha preso i soldi per la vecchia”. 

Quasi fisiologico, in un contesto del genere, che la Banca tanto cara ai veliterni andasse ad agire direttamente sulla ‘nuova’ Volsca, che nel frattempo aveva ‘ereditato’ tutti i camion, i cassonetti e, particolare non indifferente, il terreno a Lazzaria, dove qualcuno ancor oggi vorrebbe costruire (ci si chiede con quali soldi o coi soldi di chi?) un mega impianto da decine di milioni di euro (cui prodest?). Ora che la vecchia Volsca, nel frattempo per gran parte svuotata, è fallita, ci si chiede cosa succederà e chi pagherà per quanto accaduto. “Prima di spingersi a questo e prima che qualcuno indaghi e giudichi eventuali illeciti – ha aggiunto Trivelloni – va ricordato che la Volsca Ambiente aveva un credito nei confronti di diversi Comuni e che il debitore più grande e pericoloso era proprio il Comune di Velletri verso il quale aveva un credito certo di 10 milioni e 200mila euro, dimezzati a 5milioni e 100 appena dopo la proclamazione del dissesto da parte del Comune stesso. Ci si chiede chi abbia partorito una decisione del genere, visto che la Vosca, essendo una società a totale capitale pubblico, non poteva essere assoggetta alla riduzione percentuale determinata dal dissesto. Morale della favola il dimezzamento da 10milioni e 200 a 5milioni e 100 non si sarebbe dovuto fare”.

Alla richiesta di cosa accadrà, a suo dire, Trivelloni non s’è certo tirato indietro: “Fallendo la Volsca Ambiente spa, come è fallita questa mattina, verrà nominato un curatore fallimentare, che andrà in giro cercando terreni, camion e crediti. Il guaio è che non troverà quasi più nulla e a quel punto andrà al Comune e chiederà i 5 milioni e rotti e se il Tribunale riconoscerà il credito di 10milioni, e non solo quello di 5 e 100,  peraltro neppure interamente pagati, si andrà dritti dritti verso un nuovo dissesto, visto che il Comune non appare in grado di pagare quegli importi”.

“Ora i consiglieri non assoggettabili a nessuna influenza particolare – ha evidenziato Trivelloni – hanno il dovere di vederci chiaro e sollecitare le responsabilità di chi può averne avute. Ben venga l’iniziativa di Daniele Ognibene e Roberto Leoni, che hanno presentato la mozione per bloccare l’affidamento della progettazione in un terreno che dovrà essere restituito ai fornitori, i quali chiederanno sicuramente venga messo all’asta. Surreale che in una situazione del genere si continuino ad affidare progetti e sperperare denari”. 

Quel che è certo è che il fallimento al Tribunale fallimentare di Roma aprirà la stura ad una serie di conseguenze che creano già fibrillazione nella classe politica e nella cittadinanza veliterna (e non solo). Il rischio, manco a dirlo, è che tutto possa rivelarsi un autentico ‘Vaso di Pandora’, una volta aperto il quale possano uscire tutti i ‘mali del mondo’. Fuor di metafora appare logico, a questo punto, porre in atto tutti gli atti di salvaguardia necessari, partendo proprio nel bloccare la spesa nell’affidamento di un progetto di un impianto che non verrà mai realizzato. “Ne li ne ora” per dirla ancora con le parole di Trivelloni. 

“La paura, a questo punto, è che aumentino ancora di più, in maniera insopportabile, i costi per la gestione dei servizi resi dalla società ai cittadini, sfiorando la vessazione. Lo dico senza peli sulla lingua, e me ne assumo le responsabilità – si è avviato a conclusione l’esponente di Patto Popolare -: ora ci sarà un rincorrersi tra responsabilità e giustificazioni, mentre io sono anni che esorto l’autorità giudiziaria a fare verifiche e ad individuare responsabilità laddove vi siano. Qualcuno poi un giorno mi spiegherà il perchè mentre un privato (la BPL in questo caso) ha allontanato dal proprio Cda una persona che riteneva in qualche modo responsabile o in conflitto d’interessi,  l’ente pubblico lo abbia dapprima confermato e poi nominato in una altra società comunque legata al Comune (la Velletri Servizi)”.

“Mi auguro che su tutto questo ogni consigliere comunale rifletta a fondo – ha concluso Lamberto Trivelloni – e prenda le decisioni che riterrà opportune, perchè quanto accaduto non può essere sottaciuto e chi rappresenta il popolo non può girarsi dall’altra parte”. Nel mirino dell’ex segretario dell’Udc, manco a dirlo, il sindaco Servadio e l’avvocato Guidaldi, in un intreccio tra ‘sapevano’ o ‘non potevano non sapere’ in cui, ballando tanti milioni, appare quantomeno delicato il ruolo recitato da chi ha amministrato le due società e chi il Comune. 

 

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